E il giorno aveva
Il colore dell’estate, della primavera.
Migliaia di aerei
sbrindellavano il cielo, ma noi non avevamo…
paura di niente!
(Canzone francese: “Porte Z”, del gruppo Feu ! Chatterton)
Mentre in questi tempi agitati molte stelle si incarnano, cadono nei corpi di uomini e donne per venire al mondo più o meno “naturalmente”, più o meno lontano dagli ospedali. E l’umanità si gonfia in un’onda gigantesca, un’onda oscura dove viaggiano scintille di luce, disperse… e, continuamente, l’onda si alza per morire sulla curva spiaggia del tempo.
Sapendo che le stelle sono sulla Terra, in mezzo a noi, e che forse ne portiamo una anche noi, cosa fa una stella arenata sulla spiaggia del nostro tempo? Cosa può fare con una vita così breve, con una luce stroboscopica? Per sua natura, la stella brilla, perforando l’oscurità con il suo splendore e trasformando l’oscurità della notte in un oceano di chiarezza, un orizzonte ordinato di gioielli luminosi. Ma quaggiù ci sono le nuvole e l’aria sembra sempre più pesante…
“What to do?” (“Cosa fare?” in inglese nel testo originale, è una citazione da una canzone)
In quest’epoca in cui siamo così tanti, cerchiamo i Mozart, i Da Vinci, i Socrate… Cerchiamo ciò che potrebbe dare all’uomo un’immagine diversa da quella del più efficiente parassita del creato. Stiamo cercando… Gli esseri umani hanno questa facoltà, così singolare in natura, di distruggere il loro ambiente, le specie viventi vicine, persino la loro stessa specie, per il proprio benessere e piacere. Questo è un fatto ovvio che viene ripetuto troppo spesso, e noi non faremo una critica inutile e debole.
Prima di essere una smart card… prima di essere una risorsa economica… prima di essere un animale astuto e affamato… c’è la luce della coscienza, la Stella originaria, fonte di vita, amore e intelligenza. Prima di essere un inutile tappeto davanti a Netflix, il corpo dell’uomo è un santuario, portatore di un elemento sacro: il fuoco della coscienza. L’uomo è un crocevia, un incrocio tra il peggio e il meglio, il bene e il male, l’orrore e la bellezza, l’ordine e il disordine. Cerchiamo…. Cerchiamo una soluzione, una porta per un mondo migliore, ma è proprio credendo di poter perfezionare la natura che il mondo ha finito per diventare questo caos in cui i pazzi si travestono da chirurghi.
Come possiamo trovare una strada dignitosa quando ci rendiamo conto che, anche quando vogliamo fare la cosa giusta, spesso peggioriamo le cose? La Terra non ha bisogno di essere salvata: ha tutte le risorse. Tecnocrati come Elon Musk vogliono trionfare sulla morte. Spendono milioni per raggiungere l’immortalità fisica. Perché non spendono miliardi per trionfare sulla stupidità morbosa che travolge gli esseri umani, sulla paura dell’ignoto che li blocca? Sono imbroglioni nel nobile gioco della vita.
Allora, cosa fare per la stella persa nell’alluvione umana che muore sulla spiaggia, onda dopo onda, generazione dopo generazione? La società impone il suo ritmo. Il blues elettrico, poi il rock’n’roll, le radici del pop moderno sono nate nelle fabbriche di Chicago e Detroit. Le macchine hanno viaggiato in tutto il mondo con questa musica e oggi tutti scattano al proprio ritmo. Tutti partecipano allo strano metronomo che agita l’umanità. Credendo di essere arrivata da qualche parte, gestisce il “click”, non più giorno, non più notte, non più stagione, gestisce la vita… scientificamente.
Per la stella lucida, quella che ha occhi per vedere e orecchie per sentire, la vita di un corpo che scatta non è sufficiente, né lo è il sogno di trasferire la propria coscienza in un programma informatico per i secoli. Se si soffre per la mancanza di significato della vita umana, è perché si ha memoria della verità. La società dei miliardari timorosi è una grande impresa per mascherare l’eterno canto della stella che ognuno porta dentro di sé. Non si tratta di qualcosa che è accaduto ieri o nel secolo scorso. Risale al tempo in cui le stelle lasciarono il regno dell’Unità eterna… per cadere “vive” da sole. C’è l’oceano eterno e noi abbiamo voluto essere i capitani di una misera zattera che non regge alla prova del tempo, tagliati fuori dall’unità cosmica. Lasciamo che i miliardari lottino per diventare King For A Day, come cantava Jamiroquaï, e torniamo alla base.
In questa strana epoca ricca di intrattenimento, ci dispiace che l’ordine Jedi o il popolo degli Elfi di Tolkien siano solo immagini di fantascienza. In un’epoca in cui le lobby della menzogna sono la legge e stanno entrando nel profondo del nostro DNA, ci dispiace non vedere apparire, come un faro nella notte, uno stendardo templare. La Terra non è destinata a ridursi a un supermercato di elettro-bulimici. Tuttavia, questo è più o meno ciò che viene insegnato alle giovani generazioni, con una bella patina di educazione civica per ricordare loro di non gettare la carta per terra, di essere gentili gli uni con gli altri, di stare attenti a non prendere il raffreddore nel reparto frigo e, soprattutto, di rimanere connessi per approfittare dei nostri nuovi PRODOTTI in tempo reale! Meglio essere presi per matti e scappare dal supermercato. Meglio cercare di tornare nella foresta, dove vivono gli Elfi, dove si nascondono gli ultimi Jedi, dove camminano i grandi viaggiatori. Sergio Leone ci ha insegnato che il mondo si divide in due categorie: quelli che hanno una pistola carica e quelli che scavano. Ci sono infatti i gestori del supermercato e quelli che scavano per comprare i dolci. Ma c’è una terza categoria: quella dei viaggiatori, quelli che pongono la Terra nella sua realtà di “scuola cosmica”, dove l’esistenza è la montagna sacra che la coscienza umana deve sforzarsi di scalare. La vita è una campagna militare, un’Odissea nell’oceano degli eventi, con l’obiettivo di tornare a Itaca, la patria originaria dove ci aspetta l’amore di una famiglia.
Allora, cosa dobbiamo fare?
Rivolgerci alla foresta interiore, lo spazio misterioso dove brilla la stella che portiamo con noi, quella che ci rende Elfi, cavalieri Jedi, moschettieri di quel Re “che non è di questo mondo”. Se c’è un regno, c’è un re e i suoi sudditi. E a ciascuno viene affidato un compito che corrisponde alle sue capacità. Cosa fare della propria vita? Non certo dimenarci per essere un cliente d’oro o l’amministratore delegato del negozio di alimentari conforme! Quando si sa di avere un’amnesia, come nei film, si va alla ricerca di recuperare la memoria e l’identità. Esiste qualcosa di più amnesico della coscienza umana incarnata sulla Terra? Chi sono io? Da dove vengo? Dove sto andando? Ignorante, è per avanzare verso questi grandi misteri che il nostro corpo ci contiene! È camminando verso la Conoscenza che siamo veramente Uomini! Il mondo è in un tale caos che qualsiasi iniziativa personale o collettiva che si radichi nella foresta interiore, nel regno del cuore dove regna la Stella, qualsiasi iniziativa illuminata da questa coscienza magica sarà davvero un faro nella notte. È sulla base di questa consapevolezza che può emergere l’Unità, la Forza che ci permette di unirci per costruire opere e istituzioni che non siano prigioni ma trampolini di lancio verso l’eternità.
Già mi sento lì
Già mi sento lontano
Già mi sento altrove
Ora torno indietro.
(Canzone francese “Libre”, del gruppo Feu ! Chatterton)