È la storia di un uomo che si è perso sulla strada dal Getsemani al Calvario. Non si tratta di qualcuno in particolare, ma dell’uomo in generale, come rappresentante degli esseri che un tempo lasciarono la Casa sicura del Padre per trovare la perla, donata dal Padre insieme alla vita nell’atto della creazione.
Quest’uomo è sceso nel mondo della materia. E poi dimenticò la propria origine divina, la perla nascosta nel profondo del suo essere che, se trovata, potrebbe riconnetterlo al Padre, liberandolo dai suoi errori e dalle sue sofferenze.
L’uomo, in quanto essere creato, non poteva comprendere il Padre, non poteva cogliere il peso, la potenza e la complessità della creazione. Per acquisire questa consapevolezza, ha dovuto sperimentare tutti gli aspetti del Piano. Perciò si allontanò per sperimentare e comprendere e… poi si innamorò delle forme effimere del mondo della materia. Invece di cercare dentro di sé, si è immerso nella contemplazione della bellezza fugace e della conoscenza apparente delle cose finite e temporali. Ammirando le singole forme, ha dimenticato la magnificenza, la forza, l’armonia e la pienezza del mondo dell’unità, dove il collante è l’Amore, che fluisce da ogni parte verso tutto e tutti, annullando così le divisioni, le limitazioni e ogni impossibilità.
Osserviamo il dipinto, realizzato all’inizio del XX secolo dal pittore inglese John William Waterhouse, che illustra il mito greco di Narciso ed Eco.
In esso possiamo vedere la situazione dell’uomo, rappresentato da Narciso. Un uomo che ha perso la sua strada perché è stato fermato dal culto del corpo materiale, delle cose limitate dalla forma e dall’impermanenza. Quest’uomo non vede la ninfa Eco, allegoria dell’Amore divino, in attesa del suo sguardo e pronta a sacrificarsi per liberarlo dai suoi limiti e dall’oblio.
Sebbene conosciamo il triste epilogo della mitica storia, in cui Narciso, accecato dalla sua follia, cade in acqua e annega, ci rimane comunque la speranza. Questa speranza la vediamo nella figura della ninfa immortale che offre aiuto, in attesa che l’uomo-narcisista distolga lo sguardo dalle cose materiali verso l’alto, per vedere il mondo vero, eterno, il Mondo dello Spirito.
È così che l’Amore, che ha poco a che fare con l’amore terreno limitato, è sceso con l’uomo all’inizio. Attende pazientemente che si risvegli dalla sua cecità e comprenda da dove viene e perché è qui.
Quindi è anche la storia di un Amore senza limiti, perfetto, che è ovunque e in ogni cosa. Questo Amore è una forza che trascende i confini, anche e forse soprattutto, i confini del mondo della morte.
Il mondo dell’esistenza di un essere che ha detto addio all’eternità, in cambio della realtà delle apparenze e delle illusioni. A causa degli impulsi che scaturiscono dalla perla nascosta nel cuore – il prericordo dal mondo dello Spirito, perfetto e illimitato nella sua essenza – egli non percepisce, o non vuole percepire, i limiti della sua esistenza. Pertanto, l’uomo vive come se fosse immortale, come se potesse fare qualsiasi cosa, e il più delle volte si risveglia dalla sua cecità poco prima della sua fine, quando ormai è troppo tardi per cambiare.
E l’Amore che attende si offre però attivamente, ed è per questo che il destino sembra così crudele. Ecco perché ci sono le malattie e le guerre. Tutto ciò fa sì che l’uomo si risvegli in tempo per rendersi conto di aver dimenticato la sua vera casa, e non deve accettare più le ombre come fossero reali, come se fossero eternamente permanenti. Non deve confondere più l’esistenza temporanea con la vita eterna nella Luce dell’Amore, in unità con tutto.
Per fare in modo che l’uomo apra gli occhi e veda i suoi limiti, l’Amore è presente e risveglia. Bussa alle porte della nostra mente. Mostra! Dà segni di sé! Vuole tornare indietro…
Ma l’umanità dorme cullata dall’illusoria speranza di felicità, non vuole faticare. Vuole la bontà, la giustizia, la bellezza e la pace ottenute senza sforzo. Vuole dormire nel piacere, nel divertimento e solo se non fosse per questa materia imperfetta… O forse potrebbe essere trasformata, aggiustata, liberata dalla morte…
Allora il mondo della caducità, creato attraverso la nostra trasgressione dell’Amore eterno, diventa un muro invalicabile. L’uomo è colpito dalla sventura, dalla malattia, dalla perdita, dal dolore e dalla sofferenza, che gli danno l’opportunità di risvegliarsi finalmente dal suo oblio, di riconoscere la vera natura del mondo materiale.
Perché il risveglio richiede, allo stesso tempo, un indebolimento estremo del nostro “ego”. Ego che continua a creare immagini illusorie e irreali – come riflesse in uno specchio d’acqua – che oscurano la vera natura del mondo della materia, la cui segnatura è la disintegrazione nel tempo. Solo quando l’ego si è sufficientemente indebolito, in modo da non creare più apparenze e illusioni, può ricordare e persino sperimentare il tocco di un’altra vita. Una vita illimitata da qualsiasi cosa, e quindi impercettibile. Si può finalmente comprendere che la vera vita nasce dal fuoco eternamente ardente, dallo Spirito, e non dalla materia temporale e decadente di questo mondo.
In questo modo, la sofferenza diventa una benedizione. Strappando l’uomo dalle illusioni in cui si è rinchiuso per amore del mortale, lo riconduce al suo luogo di origine. “Spazio”, dove non ci sono limitazioni, ma solo libera crescita nella Luce.
La sofferenza ha quindi un posto importante nel piano di salvezza dell’uomo; è la porta che conduce alla libertà e alla realizzazione del mondo dell’anima spirituale. Paradossalmente, non sono il piacere e la felicità a portare al risveglio, ma la sofferenza interiore, la sofferenza dell’anima.
Paradossalmente, da questo punto di vista, le iniziative umanitarie possono fare più male che bene. Perché gli effetti di tali attività sono, senza eccezioni, impermanenti e allo stesso tempo possono privare una persona della possibilità di risvegliarsi e svilupparsi, cioè di entrare in una spirale di coscienza superiore.
In fondo, è la storia di come l’Amore divino trionfi sempre, perché il Bene si serve sempre del Male per i propri fini. Come osserva Mefistofele nel Faust di Goethe (Parte I): “Sono parte di quella forza che, desiderando eternamente il male, fa eternamente il bene”.
Senza la sofferenza causata da tutto ciò che comunemente conosciamo come male nella vita, non saremmo in grado di riconoscere il Bene. Comprendere che il Bene è la vita, o la dimora eterna, e che il nostro stato di benessere dipende dal benessere di ogni essere vivente. Perché a questo livello invisibile, spirituale, tutto è interconnesso.
Tuttavia, essendo umani, è difficile accettare il male. Finché, come Narciso, vediamo solo noi stessi in tutte le forme materiali, finché vogliamo che esse ci rendano felici, in modo che siamo noi individualmente a beneficiarne, non possiamo accettare tutto ciò che il destino porta nella sua dualità di bene e di male
L’aiuto viene sempre dall’Amore Divino; l’uomo deve solo esaurire il suo “desiderio” e attaccamento al mondo materiale. La coscienza deve ritornare all’Unità, deve iniziare a vedere nella felicità di tutti e di ogni cosa il proprio benessere. La coscienza deve diventare come l’acqua che non ha confini, in cui tutto scorre senza ostacoli. Come l’acqua che non può essere dissolta, perché scorre intorno a tutto e nulla può fermarla permanentemente. Perché l’eternità è la Vita dell’energia dell’Onniscienza, dell’Amore e dell’Unità che fluiscono ininterrottamente.
Infine, consideriamo un’altra difficoltà: come si fa a raggiungere l’unità con un essere disprezzato e condannato? È possibile accettare incondizionatamente la mostruosità del male? Possiamo farlo perdonando. Ma come perdonare?
Ciò è reso possibile dalla consapevolezza che nessuno di noi è veramente il padrone del proprio destino. Che non siamo esseri liberi, ma condizionati dal karma accumulato. Qualcuno vorrebbe diventare un emarginato disprezzato se potesse scegliere? Aiuta a conoscere veramente la propria natura. Trovare dentro di sé anche le inclinazioni condannate che, per nostra fortuna, possono essere soppresse senza conseguenze. E infine la comprensione che senza questa sofferenza causata dal carnefice, non si sarebbe risvegliato il ricordo di un’altra vita, di un altro mondo perfetto.
In definitiva, tutto ciò che rimane è il potere del Vero Amore. Un Amore che abbraccia tutto, anche ciò che è debole e imperfetto. Se, per questa Forza potente, voltiamo le spalle a ciò che è transitorio e duale, diventiamo parte di questa Forza potente dell’Amore, che ci aspetta ancora, aprendosi, per acconsentire a una trasformazione totale.
Narciso, vedi Eco e vivrai per sempre.
L’uomo prenderà finalmente la strada giusta dal Getsemani al Golgota per fondersi con lo Spirito.