Quando ho cercato
non ho trovato me stesso,
non mi conoscevo.
Ho cercato quello che sono,
ho trovato quello che non sono.
Ho cercato quello che gli altri pensano che io sia,
ho trovato quello che non sono mai stato.
Ho cercato quello che avrei voluto essere,
ho trovato quello che non sarò mai.
Ho detto “non sono io” molte volte,
e ogni volta ho perso un pezzo di me.
Si formò una montagna di macerie,
e di fronte, un abisso profondo.
Ho guardato questo vuoto imperfetto molte volte,
con stupore, disagio e persino amarezza.
Ho chiesto se c’era qualche vera essenza di me,
oltre al superficiale, al condizionato, al banale.
Ma ho capito
– un giorno –
che cercando l’Essere ho trovato il Non Essere,
perfetto nella sua vaghezza, amorfo nella sua perfezione.
Ho capito questo spazio buio, silenzioso e vuoto,
e l’ho abbracciato senza paura né emozione.
Nella sua profonda oscurità potrò
– un giorno –
vedere lo scintillio della Luce Imperitura.
E nell’assoluta assenza di suono potrò udire
– un giorno –
la Voce del Silenzio.
In quel momento, grandioso e bello,
conoscerò la mia vera essenza.
Perché, separato dal Tutto,
non sono mai stato, non sono e non sarò mai.