Insegnare a distinguere ciò che è realtà da ciò che è illusione è uno dei compiti più caratteristici di ogni cammino spirituale. In un certo senso, molti esseri umani che si avvicinano a un percorso spirituale credono di vivere una vita illusoria e cercano di scoprire la verità seguendo gli insegnamenti di grandi maestri del passato e del presente. Quando questo cammino viene preso sul serio, tali persone possono avere conferma dei loro sospetti sulla natura illusoria delle loro vite passate e sperimentare nelle loro nuove vite come cercatori della verità la piena soddisfazione di essere sulla strada giusta. Di conseguenza, l’amarezza del passato lascia il posto alla gioia e tutti i dubbi che potevano avere sul grande scopo che Dio ha stabilito per il mondo e per i suoi abitanti si dissolvono, sostituiti da un incrollabile ottimismo di fronte alle sfide che il mondo e la vita possono riservare.
Questo entusiasmo è il risultato diretto del contatto con il “pane della vita”, il soffio spirituale che anima e “nutre” il cercatore nel suo viaggio. Funziona come una sorta di collegamento provvisorio tra l’essere umano e lo Spirito, un collegamento necessario per spingerlo all’inizio del percorso, ma ancora troppo superficiale per generare costanza, perché è un aiuto esterno, e solo un collegamento diretto con la sorgente interiore è in grado di fornire la necessaria autonomia per una vera trasformazione.
La connessione con il principio divino interiore deve passare attraverso le strutture del sé, destabilizzando così l’intera personalità. Quando questo comincia ad accadere, al cercatore è come se gli fosse stato tolto il “pane della vita”, e si sente come se fosse stato abbandonato a se stesso. Nelle varie tradizioni spirituali questa fase è rappresentata come l’attraversamento del deserto, ed è parte integrante del processo spirituale: non è possibile aggirare il deserto, è necessario attraversarlo.
In questo attraversamento, il cercatore si confronta con la realtà del proprio essere, stabilendo così una disarmonia tra la vecchia natura e il nuovo essere che vuole manifestarsi. Il sé rifiuta di guardarsi e cerca a tutti i costi di tornare alla condizione di benessere in cui è sempre stato. La coscienza del cercatore è sommersa di dubbi di ogni tipo e guarda con nostalgia al passato:
Se fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine (Es 16: 3).
Questo e altri passaggi biblici hanno come “scenario” il deserto e rivelano la situazione archetipica del cercatore quando affronta le difficoltà di scoprire se stesso. L’io si ribella contro la sua guida, lo Spirito, e si rammarica di aver lasciato le proprie comodità. Ecco perché le scuole spirituali avvertono sempre il cercatore che la vera connessione con lo Spirito non lascia mai l’io in una posizione comoda. Mentre il vecchio io langue nell’attraversare il deserto, il nuovo essere occupa sempre più spazio nella coscienza del cercatore. Questa mutevole coscienza, pur rimanendo tra il vecchio e il nuovo, è ripetutamente tentata di rendere accettabile ciò che è inaccettabile. Perché perseguire una trasformazione così radicale? Perché non conciliare il vecchio con il nuovo, approfittando di ciò che è già “buono”? Se il nuovo essere è così speciale, perché non trasformare la realtà esteriore invece di cercare di trasformare se stesso? “Se tu sei il Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. (Luca 4: 3).
La bussola che sostiene il cercatore in queste prove è il desiderio fondamentale, che gli fa accettare niente di meno che la verità. Dopo aver suggellato un impegno con lo Spirito, ha accettato di essere condotto su sentieri a lui sconosciuti e persino contrari a ciò che lui stesso immaginava. Dopo aver lottato a lungo contro il processo di trasformazione della coscienza, stanco e disarmato, il cercatore può finalmente contemplare il suo essere più profondo senza distogliere lo sguardo, senza artifici e senza tentativi di fuga. Tutti i suoi difetti e limiti, che ha sempre tenuto all’ombra del suo essere, possono ora reclamare il loro posto. Tutte le illusioni su se stesso e sul mondo si dissolvono e gli lasciano spazio per vedere le cose come sono.
È solo allora che l’amore nella sua vera concezione può risvegliarsi nel suo cuore. Non c’è altro amore possibile se non quello che può abbracciare tutti gli esseri umani, con le loro “qualità” e “difetti”, con i loro “errori” e “successi”, così come con tutta la vita esistente nella natura manifestata sulla terra. Possono sorgere conflitti all’interno del cercatore, ma non sono in grado di scuotere il silenzio contemplativo che vi si è stabilito. Questa è l’armonia interiore, mantenuta dalla lotta silenziosa e continua nel cuore del cercatore. Ottiene la vittoria nella più grande di tutte le prove: la vittoria su se stesso.