Come esiste uno spazio fisico, materiale, misurabile, pieno di oggetti ed esseri viventi, colori e suoni, così esiste uno spazio psichico, immateriale, pieno d’immagini, idee, ricordi, fantasie, progetti. Quest’ultimo non si misura in termini di distanza o peso, ma in termini di intensità, forza ed energia.
C’è anche uno spazio spirituale, sottostante agli altri due. Questo si distingue per il fatto che non è percepibile dai sensi o dalle facoltà emotive o mentali. Sfugge a qualsiasi misura di forma o intensità.
Questi tre “spazi” coesistono; si sovrappongono e si compenetrano. Il fatto che tu sia ricettivo a uno di essi più che agli altri dipende dalla qualità della tua coscienza, dalla sua affinità con quel particolare spazio. Questo spazio diventa la dimora privilegiata della tua coscienza, il luogo dove “abita” la maggior parte del tempo.
Lo spazio spirituale di cui stiamo parlando qui è diverso dagli spazi materiali e psichici familiari, allo stesso modo in cui la trama di un arazzo differisce dai modelli e dai colori che appaiono sull’arazzo, sebbene sia intimamente correlato ad essi. Lo spazio spirituale è fondamentale, essenziale, preesistente a qualsiasi manifestazione materiale o immateriale. È in questo spazio che si muovono oggetti ed esseri, pensieri ed emozioni, consapevolmente o meno. In esso appaiono e poi scompaiono. È il creatore e il distruttore di tutto.
Come percepire ciò che è fondamentale, essenziale? Come possiamo entrare in contatto con ciò che sentiamo essere l’essenza della vita e della coscienza? Esiste una “cosa” del genere, tra l’altro, o è solo un’altra speculazione, un puro ideale concettuale, un sogno inconsistente?
Immagina di entrare in un appartamento al secondo piano. Il pavimento è disseminato di così tanti oggetti che non puoi più vederlo o metterci piede. Cammini come puoi sul mucchio di oggetti; passi da una stanza all’altra, ma è la stessa cosa dappertutto, lo stesso spettacolo, lo stesso cammino faticoso e instabile. Dubiti della presenza di un pavimento, di un terreno, anche se è invisibile per te? Pensi che la moltitudine di oggetti accumulati sia in un magico stato di assenza di gravità che le impedisce di crollare di sotto? No, certo che no: sai che c’è un pavimento (una lastra di cemento o altro); è solo molto disordinato.
Lo stesso vale per la coscienza: il fondamento della tua coscienza, la sua essenza precedente a pensieri, concetti, immagini, parole, non è ovvia e chiara per te perché lo spazio della tua coscienza è ingombro, saturo di ricordi e affetti, eventi felici e traumi, opinioni e interpretazioni, certezze e dubbi. Questi “oggetti” e immagini concettuali sono stati accumulati inconsapevolmente durante la tua vita, durante le tue esperienze piacevoli o dolorose. A questo si aggiungono le impressioni, i concetti e le immagini dei tuoi antenati, della tua cultura, della tua razza, della tua possibile religione, tutte quelle cose che condividi con milioni di altre persone; cose che hanno secoli, anche millenni.
Poi arriva un momento cruciale, un momento critico, quando tutta questa spazzatura psico-mentale ti pesa, sì, diventa insopportabile; un momento di saturazione in cui ti sembra di non riuscire più a respirare o a conviverci. Allora sorge dentro di te la questione del “fondo” originale, dell’essenza stessa della coscienza. Nasce accompagnata da un immenso, intenso desiderio di liberazione, di spazio.
Cosa farai allora? È semplice, è ovvio: prenderai uno per uno gli oggetti accatastati nella prima stanza e te ne libererai, finché il pavimento dell’intero appartamento non sarà di nuovo visibile, sgombro. Mentre lo fai, i primi oggetti che appariranno alla vista sono quelli portati più di recente dagli eventi e dalle situazioni della vita, quelli che si trovano in cima al mucchio. Poi, a poco a poco, mentre sgomberi la stanza, gli oggetti più vecchi, a lungo sepolti sotto la spazzatura, verranno alla luce. A volte dovrai districarli, visto come sono saldamente intrecciati. Per tutto questo avrai bisogno di pazienza e perseveranza, e soprattutto avrai bisogno di mantenere viva e intatta la fiamma di questo potente desiderio che ti ha spinto a intraprendere questo formidabile lavoro interiore. Questo sarà il tuo “carburante” durante tutto il processo.
Questo processo di cancellazione dei ricordi è anche un gigantesco inventario; ti porta a scoprire molto consapevolmente tutti i residui, i rifiuti che le esperienze vissute hanno depositato in te. Non li subisci più passivamente: li afferri, li riconosci, e così te ne liberi in tutta lucidità. Questo processo di “pulizia”, di sgombero, ha un nome: conoscenza di sé. Possiamo solo rimuovere dal nostro essere, dalla nostra vita, ciò che abbiamo riconosciuto nella piena luce della coscienza. Ciò che resta nascosto rimane al suo posto e agisce (o meglio, ci fa agire!) a nostra insaputa.
A mano a mano che il tuo lavoro interiore di riconoscimento e neutralizzazione progredisce, lo spazio dentro di te diventa più grande, più libero, più luminoso. Le cose, gli eventi, le situazioni, diventano anche più chiare, più semplici, più serene. Il tuo desiderio ardente, che covava sotto la cenere dell’abitudine, sorge come una fiamma gioiosa e la tua forza aumenta.
Gli ultimi oggetti rimasti al suolo (o meglio, i primi strati sedimentari) sono i più antichi. Sono pesanti, arrugginiti o tarlati; la loro rimozione è lenta, delicata. Fortunatamente, la tua energia è rilasciata a mano a mano che il terreno appare gradualmente. Qualcosa emana da esso: una forza pura, una bellezza indicibile, la realizzazione del tuo desiderio più profondo di vita interiore e luce.
Gradualmente “perdi”, seppur volontariamente e consapevolmente, tutti quegli oggetti psico-mentali che costituivano la tua identità, il tuo ego. Questa nuova situazione è scomoda e destabilizzante. Ma lo spazio recuperato, e la libertà che ne deriva, copre questo disagio superficiale con un manto di pace e compassione. Il vuoto diventa gradualmente la tua identità, nuova e originale, la tua vera immutabile identità perché non ha bersaglio, né colore, né sostanza.
Devi ancora pulire il pavimento, coperto da uno spesso strato di polvere e sudicio. Con la gioia di sentirlo finalmente sotto i piedi, solido e stabile, ti metti al lavoro. E appare lo stupore: da questo pavimento sgomberato e pulito irradia una luce intensa, un’energia incommensurabile, bella, invincibile, illimitata. Ingloba tutto, comprese le pareti, il pavimento, l’appartamento, l’intera casa e te stesso. Lo scopo ultimo della vita, quello stesso che ha risvegliato in te il desiderio di liberarti di tutta la spazzatura iniziale, è raggiunto: non sei più, e sei tutto!