Resistere ci obbliga a lavorare su noi stessi

Resistenza, che fenomeno meraviglioso.

Resistere ci obbliga a lavorare su noi stessi

La resistenza provoca attrito e frizioni, che sono le nostre esperienze: non è forse questo il motivo per cui siamo sulla terra? Senza di essa, nessuna forza sarebbe stata sviluppata per agire e avanzare. A volte si dice: «Se il mio fardello è cadere, la vita – o il cammino – si aprirà per me». Al contrario, questa resistenza è proprio la vita e il cammino. Possiamo dunque considerarla come un fenomeno molto speciale. Per l’allievo, la resistenza, o addirittura l’opposizione, rappresenta uno strumento particolarmente utile.
Internet ci informa che ci sono in questo momento settantacinque conflitti armati e guerre che affliggono il mondo. Di fronte a questo, la grande opposizione che sento, come Rosacroce e cittadino del mondo, è anche una motivazione che mi spinge lungo la strada. L’opposizione alla violenza, alla maleducazione e ad ogni eccesso, nei libri o in televisione, è anche un incentivo a fare una scelta, a dire categoricamente no a tutto questo nella mia vita.
L’opposizione al comportamento delle persone intorno a me è uno specchio in cui vedo riflesse le mie caratteristiche indecenti e ineleganti; se non fosse così, non scorgerei nulla di male nella situazione. Lo stesso senso di resistenza o di opposizione mi sta facendo vedere che c’è qualcosa su cui lavorare in me stesso. C’è in essa una lezione ben confezionata che mi sarà data finché non l’avrò appresa. La radice dell’opposizione è che io non voglio accettare ciò che è, non voglio essere dove sono e quello che sono.
La non accettazione di questa realtà consuma molte energie, crea un sacco di turbolenze nel cuore e nella testa. È una lotta che non vincerò mai. Combattere la mia resistenza non fa che rinforzarla, e ogni energia spesa contro di essa la fa crescere.
Jan van Rijckenborgh, nella Gnosi Cinese, spiega il concetto del wu wei, il non-fare, come un tentativo di neutralizzare il più possibile le enormi differenze tra le due espressioni della coscienza – combattere e resistere – per far prevalere le forze di ordine superiore che possono provocare il distacco.
Il sismografo delle mie resistenze mi fa vedere chiaramente dove devo lavorare su di me. Sono quindi esattamente dove ho bisogno di essere.
Dov’è la via? Dove mi trovo?
Dove conduce il cammino? Non c’è nessun altro?
Un modo di eseguire questo lavoro, quando si tratta di valutare la resistenza, è quello di esaminare il valore che assegniamo a un evento, a una situazione o a una persona. Non appena ignoriamo la loro storia, il significato dato a loro, rimane solo la nuda realtà, le cose come sono, niente di più. La vita è così semplice; siamo noi che la complichiamo.
Noi non vediamo le cose come sono, ma le coloriamo con i nostri colori. La resistenza è una forza dell’ego che vuole cambiare le cose affinché siano di nostro gradimento.
A questo proposito, il Buddha disse:
Non io, nessuna resistenza; nessuna resistenza, nessun dolore.
Ciò non significa che non ci saranno difficoltà nella nostra vita. Buddha rivela che se noi ci apriamo un percorso nel labirinto della vita, possiamo percorrerlo se ci affidiamo alla tranquillità del cuore. La resistenza costa energia: affidarci al cuore la crea.
Nota: questo articolo è apparso per la prima volta in Pentagramma 2016, numero 1.

 

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Informazioni sull'articolo

Data: Maggio 20, 2019
Autore / Autrice : Joost Drenthe (Netherlands)
Photo: Vlad Indrei via Pixabay CCO

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