L’influenza di Gioacchino da Fiore sulla cultura dell’Europa centrale – Con particolare attenzione all’Olanda

Chi era Gioacchino da Fiore? Nacque intorno al 1135 in Calabria, nell'Italia meridionale. Questa è la zona in cui Pitagora aveva la sua scuola di iniziazione, l'antica Magna Grecia.

L’influenza di Gioacchino da Fiore sulla cultura dell’Europa centrale – Con particolare attenzione all’Olanda

Da giovane decise di conoscere l’Islam e la Chiesa greco-ortodossa. Intraprese così un pellegrinaggio in Oriente e in Palestina. Lì ebbe le prime esperienze mistiche: visioni nel deserto e sul Monte Tabor che gli rivelarono il significato delle Sacre Scritture, la Bibbia.
Tornato dalla Terra Santa, Gioacchino volle farsi monaco; entrò nell’ordine dei Cistercensi nel monastero di Corazzo. Nell’anno 1177 fu eletto abate dai suoi confratelli. Condusse una vita di severa ascesi e contemplazione. Pochi anni dopo lasciò i monaci e fondò un proprio monastero a Casamari. Da qui nacque un nuovo ordine, chiamato dei Fiorentini.

Gioacchino ebbe la sua esperienza mistica decisiva, l’illuminazione, la notte prima della Pentecoste del 1190. Egli descrive così la sua visione:

Quando mi svegliai dal sonno verso l’ora della preghiera, presi in mano l’Apocalisse di Giovanni per meditare. Poi, nell’ora in cui Cristo era risorto, la luce della comprensione illuminò improvvisamente gli occhi della mia mente, e mi furono rivelati il compimento di questo libro e la simmetria e la connessione tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Questa visione portò a un impegno decennale per interpretare il significato delle Sacre Scritture, ma soprattutto per comprendere l’effetto della rivelazione divina nella storia. Per analogia con la trinità di Dio, la trinità di padre, figlio e spirito santo, Da Fiore progettò una forma di storia spirituale attraverso quattro scritti. In essi la trinità divina si dispiega in tre fasi, tre epoche. La storia dell’umanità da Abramo ai suoi tempi fu rivelata nell’Antico Testamento. In esso si è vista l’era del padre, che si è conclusa poco prima della nascita di Gesù Cristo. Poi venne l’era del figlio, come rivelato nel Nuovo Testamento. Infine, sarebbe seguita la terza era dello Spirito Santo; questa fase sarebbe stata rivelata attraverso quello che egli chiamava “il Vangelo eterno”.

Una divisione del tempo, basata su uno sviluppo spirituale, non era una novità. Prima di Gioacchino da Fiore, Agostino lo aveva fatto dividendo la creazione rispettivamente in sei e sette giorni della creazione, corrispondenti a sei epoche; il settimo era il sabato, il periodo di riposo. Così è scritto nel libro di Esdra (A.T.), cioè che il creatore ha dato ritmo e tempo al mondo:

Con la sua linea guida fissò una misura per il corso dei tempi. Con la certezza della ragione ha stabilito il numero delle ore.

Anche il nostro abate dell’Italia meridionale ha calcolato il numero di anni per ogni era. Come per le ere del padre e del figlio, che richiedono 42 generazioni, ciascuna di trent’anni, così anche per la terza era, quella dello Spirito Santo. Tirando le somme, Da Fiore arrivò all’anno 1260 come inizio dell’era del “Vangelo eterno”.

Ma Gioacchino andò oltre la semplice classificazione delle epoche nel tempo. La sequenza doveva soprattutto indicare un culmine, perché l’era del figlio era il frutto della precedente era del padre, e l’era dello Spirito è il frutto dell’era del figlio.

I misteri della Sacra Scrittura ci indicano tre condizioni del mondo,

scriveva il frate,

la prima in cui eravamo sotto la legge, la seconda in cui siamo in grazia e la terza che presto ci aspetta, in una grazia ancora più ricca. Perché Dio, come dice Giovanni, ci ha dato grazia per grazia, cioè fede per amore e le due cose insieme.

Questo dispiegamento avviene in tre cerchi:

la scienza, il potere della saggezza, la conoscenza perfetta;

la sottomissione dello schiavo, il servizio del figlio, la libertà dello spirito;

il primo nel timore, il secondo nella fede, il terzo nell’amore;

la luce delle stelle, l’alba, la luce del giorno;

la condizione dei servi, la condizione dei liberati, la condizione degli amici.

In breve, la terza era è il compimento. L’intuizione spirituale, diretta, prenderà il posto della fede; in perfetta libertà nascerà una ecclesia spiritualis, una chiesa spirituale di amici. Nella terza era si svilupperà anche un Nuovo Testamento, che secondo il testo dell’Apocalisse di Giovanni sarà un Evangelium Aeternum:

E vidi un altro angelo in mezzo al cielo, che aveva da annunciare un Vangelo eterno.

Questo Vangelo eterno, che trascende tutte le scritture tramandate in precedenza, era la preoccupazione di Da Fiore. La storia stava per finire, credeva, e il tempo sarà inghiottito dalla “durata eterna”.
Lo Spirito, proclamava nelle sue parole profetiche, abiterà nella camera nuziale del cuore degli uomini: Dio nell’uomo, Dio nel mondo, immanente e trascendente. La faccia della terra sarà rinnovata, trasformata in una nuova stella, il pianeta della libertà e dell’amore.

Ora, naturalmente, la domanda è: quanto è diventata reale la sua profezia utopica? Esperienze e visioni mistiche erano comuni ai suoi tempi. Non di rado erano suscitate da forme estreme di ascetismo o dal prodotto dell’esaltazione. Si è avverata qualche sua previsione di un’utopica terza era di compimento? Tale visione può essere stata un evento al di là del tempo e dello spazio, ma il nostro profeta ha impiegato dieci anni per interpretarla e spiegarla, per elaborarla in quattro libri e in molte rappresentazioni geometriche.

Gioacchino non era l’unico ad avere una dottrina delle tre epoche. Una divisione simile in tre epoche esisteva già tra i cabalisti ebrei, come descrive Gershom Scholem. Il parallelo non riguarda solo il numero di epoche e di anni, ma anche l’idea di culmine: con un certo ritmo, piolo dopo piolo, l’umanità sale una scala celeste. Così i cabalisti della Catalogna registrarono nel Libro di Temunah che l’era che stava per finire era all’insegna della severità e delle leggi, mentre nel nuovo eone in arrivo i divieti e i comandamenti dovevano essere superati. È un dato di fatto che questa dottrina delle tre ere mondiali fu elaborata proprio intorno al 1250, circa l’anno in cui secondo Da Fiore sarebbe iniziata l’era dello Spirito Santo.

C’è molto altro da dire su ciò che accadde a metà del XIII secolo. Nel 1260, ad esempio, fu pubblicato il famoso libro cabalistico Zohar. Anche lo Zohar proclama la rivelazione di Dio attraverso le sue creature come spiriti liberi e creativi. Il XIII secolo, talvolta definito l’apice del Medioevo, fu il secolo di Francesco d’Assisi, di Tommaso d’Aquino, di Meister Eckhart e di Dante, nato nel 1265. Dante menzionò lo “spirito profetico” di Da Fiore nella Divina Commedia, Paradiso XII 140-141.

È anche l’epoca della mistica fiamminga Hadewych, una figura di transizione, che rifiuta le visioni spontanee, estatiche; vuole possedere

un sentimento di gioia che trascende tutto.

D’ora in poi l’esperienza dell’unio mystica doveva essere compresa dalla mente. O come scrisse lei stessa:

La ragione è soddisfatta più velocemente dell’amore, ma l’amore è più soddisfatto nella beatitudine. Eppure sono di grande utilità l’uno per l’altro. Perché la ragione insegna l’amore e l’amore illumina la ragione. Quando poi la ragione assume il bagliore dell’amore e l’amore si lascia controllare e legare alla ragione, allora sono capaci di qualcosa di molto grande. Ma nessuno è in grado di impararlo se non attraverso la propria esperienza.

Nel XIII e XIV secolo si assiste all’emergere di spiriti liberi e indipendenti; ho già citato Eckhart, di cui si parlerà più avanti, così come Johannes Ruusbroec.
Non è possibile rintracciare un’influenza diretta delle opere di Da Fiore. Si verificò comunque un’evoluzione, lo sviluppo di un potere gemello con da un lato la responsabilità morale e personale e dall’altro la nascita del razionalismo, che iniziò a distaccarsi dalla vecchia pietà. Sono caratteristiche che appartengono alla terza epoca.

Troviamo un’influenza più chiara e diretta in gruppi come i Dulciniani e gli Amalriciani. I Dulciniani erano una setta religiosa. Il loro nome derivava dal leader del movimento, Fra Dolcino da Novara. Egli pubblicò una serie di lettere alla fine del XIII secolo in cui spiegava che le sue idee sulle epoche storiche si basavano sulle teorie di Gioacchino da Fiore. Nel 1304, tre Dulciniani furono bruciati come eretici dall’Inquisizione. Il gruppo aveva trovato un posto dove stare vicino al lago di Garda, ma dovette ritirarsi su una montagna vicina. Lì furono sconfitti dalle truppe episcopali. La loro eresia – erano chiamati gazarri o catari – era certamente molto radicale per l’epoca. Profetizzavano la caduta della gerarchia ecclesiastica, la caduta del sistema feudale e la fondazione di una nuova società egualitaria basata sul sostegno e sul rispetto reciproco, sulla proprietà comune e sulla parità di genere. Il loro grido di battaglia collettivo Poenitentium agite, pentitevi, fate penitenza, è attribuito loro nel noto romanzo Il Nome della Rosa di Umberto Eco. Oggi chiameremmo i Dulciniani anarchici mistici o rivoluzionari aderenti al millenarismo, l’attesa di un millennio di pace e felicità.

Questa descrizione può essere applicata anche alla corrente degli Amalriciani, un movimento panteista e di libero amore che prende il nome da Amalrico di Bena. Come i Dulciniani, essi andarono oltre le idee di Gioacchino da Fiore. La loro diffusione fu ancora maggiore: tra gli aderenti troviamo molti sacerdoti e teologi di Parigi e Strasburgo.
Essi partivano dalla divisione in tre parti di da Fiore: l’epoca dei patriarchi (padre), del cristianesimo (figlio) e dell’imminente nuova era dello Spirito Santo. Gli Amalriciani misero in pratica i loro ideali già all’inizio del XIII secolo. Ma anche loro furono accusati di eresia. I convertiti innocenti, tra cui molte donne, furono perdonati per la loro illusione. Quattro dei leader furono imprigionati a vita, altri dieci furono bruciati sul rogo.

Questo ci porta alla domanda: come se la cavò Gioacchino da Fiore? Durante la sua vita fu protetto dal papa, ma dopo la sua morte fu pronunciato il damnamus, la dannazione, su di lui. Il suo avversario, Pietro Lombardo, anteponeva la fede nella Chiesa all’amore per Cristo. La condanna venne da papa Innocenzo III, lo stesso che fece massacrare i Catari nella famigerata guerra albigese e che rese obbligatorio il celibato. In seguito, papa Innocenzo III sarà descritto come il primo grande papa privo di qualsiasi elemento di santità.

C’è un altro aspetto della questione che non è stato ancora spiegato in questa sede. Da Fiore non ha previsto solo la rivelazione della libertà e dell’amore, dell’amicizia e della perfetta conoscenza, per quanto riguarda la terza era. Nell’era dello Spirito sarebbe sorto anche l’Anticristo. Contemporaneamente al fiorire delle qualità positive sarebbero arrivate anche le prove; esse sarebbero aumentate di forza, perché qui si applicava la forza in accordo con il portare la croce.

Nonostante la denuncia e la persecuzione postuma dello stesso Gioacchino da Fiore e dei movimenti ispirati alle sue profezie, il rinnovamento all’interno della Chiesa e della cristianità non poteva essere fermato. In concomitanza con il grande scisma d’Occidente dal 1378 al 1417, in cui ben tre papi si scontrarono contemporaneamente, entrò in azione il primo riformatore, Johannes Hus. Fu l’inizio del movimento di liberazione spirituale dei popoli europei che alla fine portò alla scissione definitiva in cattolicesimo e protestantesimo.

Mentre gruppi come i Dulciniani e gli Amalriciani erano ancora settari ed eccentrici, un movimento più ampio nel corso del XIV e XV secolo ebbe un’influenza più profonda sulla cultura cristiana in un’area sempre più vasta. Stiamo parlando dei “Fratelli del Libero Spirito”, chiamati anche “Amici di Dio”. Si ritiene che gli Amalriciani, che invocavano la divisione in tre epoche di Da Fiore, abbiano a loro volta influenzato i Fratelli del Libero Spirito. Essi adottarono la teologia panteista e propagarono l’idea che l’anima perfetta e Dio fossero un’unità indistinguibile. Negarono anche la necessità della redenzione attraverso l’intermediazione della Chiesa e dei suoi sacramenti, un’idea subito contestata come eresia per la sua natura sovversiva. Il verdetto fu: diffusione di falsi insegnamenti mescolati a elementi di stregoneria.

Un nuovo e distinto sviluppo fu l’ascesa delle beghine. Le beghine erano per lo più donne sole che non vivevano in un ordine monastico. A differenza delle monache, le beghine non avevano fatto voto di povertà. Non formarono nemmeno un’organizzazione, anche se nacquero case e conventi comuni, i beghinaggi.
Una di loro fu Marguerite Porete, che scrisse il libro Lo specchio delle anime semplici; anche per questa opera pia fu condannata al rogo. I Fratelli del Libero Spirito, che comprendono anche altri ordini laico-religiosi come i Begarden, si trovavano nei Paesi Bassi (in particolare le beghine), in Germania, Francia, Boemia e Italia settentrionale. Ne facevano parte anche grandi spiriti come Meister Eckhart, un domenicano tedesco, e Johannes Ruusbroec, il mistico della Foresta Sonia.

L’appellativo di “Amici di Dio”, come venivano chiamati, richiama immediatamente le caratteristiche degli amici che Da Fiore prevedeva nella terza epoca. Gli Amici di Dio del XIV e XV secolo costituivano una rete di mistici e studiosi attivi in tutta Europa. Un’altra caratteristica era l’uso della lingua volgare al posto del latino, come sosteneva il riformatore ceco Hus.
Eckhart, il padre dello spirito libero, è sempre stato impegnato nello sviluppo della coscienza cosmica secondo le linee di un misticismo pratico. Pur opponendosi con forza all’accusa di eresia, fu costretto a ritirarsi dalla vita pubblica. Ruusbroec dovette affrontare i critici che dubitavano della sua purezza ortodossa. Tuttavia, il suo status era talmente elevato – il “miracoloso” era il suo titolo onorifico – che fu lasciato in pace. Nel XX secolo è stato addirittura beatificato.

Il timore dei prelati della Chiesa di Roma riguardava l’aspetto esoterico degli Amici di Dio e dei Fratelli del Libero Spirito. Sembra che questa sia stata una diffidenza continua, che ha causato molti massacri a causa della reazione contro lo gnosticismo del primo cristianesimo. Nel sottosuolo, lo gnosticismo fiorì per tutto il tardo Medioevo all’interno della Chiesa, tra i monaci e i sacerdoti.

Questo ci porta al gruppo più importante e post rinascimentale dell’Europa centrale e occidentale: i Rosacroce. Si ritiene che i Rosacroce, che rappresentavano lo gnosticismo, popolassero molti ordini monastici e si muovessero tra i ministri sacerdotali della Chiesa romana durante il tardo Medioevo.

I Rosacroce fecero la loro prima apparizione all’inizio del XVII secolo.
Poi, in rapida successione, apparvero (a breve distanza l’uno dall’altro) i loro tre manifesti:

la Fama o l’Appello della Fraternità Rosacroce;

la Confessio o Testimonianza della Fraternità Rosacroce;

Le Nozze Alchemiche di Cristiano Rosacroce.

Questi tre manifesti apparvero per la prima volta nell’area di lingua tedesca (1614, 1615, 1616), presto seguiti da traduzioni ed edizioni in altri Paesi europei, tra cui i Paesi Bassi. Gli scritti furono pubblicati in forma anonima, anche se il terzo, le Nozze Alchemiche, fu inizialmente attribuito a Johann Valentin Andreae. Le ricerche hanno dimostrato che dietro le pubblicazioni c’era una cerchia di studiosi di Tubinga.

Le pubblicazioni, indirizzate ai monarchi e agli studiosi d’Europa, provocarono un’onda d’urto della cui portata ci si rende conto solo ora. Solo nei primi nove anni dopo la pubblicazione della Fama, videro la luce più di quattrocento pubblicazioni di reazione ai manifesti. Fu René Descartes ad andare alla ricerca dei Rosacroce in Germania; Francis Bacon incorporò elementi delle scritture nella sua Nuova Atlantide. Le risposte all’Appello dei Rosacroce sono apparse anche in olandese. Ora la domanda sorge spontanea: qual è il legame tra questo movimento e Gioacchino da Fiore?

Nella Fama o Appello della Fraternità della Rosacroce si parla della Dimora Sancti Spiritus, la Casa dello Spirito Santo. Cito:

Così, la Fraternità della Rosacroce cominciò con solo quattro persone. Grazie a loro, furono preparate la lingua e la scrittura magiche, dotate di un dettagliato glossario, di cui ci serviamo ancora oggi, per l’onore e gloria di Dio, e in cui troviamo una grande saggezza. Ma, poiché questo lavoro si era fatto per loro molto gravoso e l’incredibile affluenza di malati li ostacolava abbastanza, dopo aver terminata la nuova dimora, chiamata Sancti Spiritus, decisero di ammettere altri Fratelli nella loro comunità e fraternità.

La prima delle sei regole d’ordine della Confraternita è che nessuno di loro deve esercitare un’altra professione se non quella di curare i malati, e di farlo gratuitamente. La terza regola recita:

Ogni anno, nel giorno C., ciascun fratello si sarebbe presentato nella Dimora Sancti Spiritus o avrebbe comunicato il motivo della sua assenza.

A proposito della nuova costruzione si dice:

La nostra costruzione, infatti, anche se osservata da vicino da centinaia di migliaia di persone, rimarrà in eterno intangibile, invisibile e perfettamente nascosta al mondo empio.

In analogia con le profezie di Gioacchino da Fiore, l’edificio è una struttura spirituale, una residenza dello Spirito. Questa casa rappresenta l’eternità ed è visibile solo all’interno. Un edificio richiede un piano di costruzione e costruttori che lo realizzino. Il piano di costruzione è divino, universale, I costruttori sono coloro che costruiscono un nuovo campo di vita interiore. Questa costruzione è preceduta da un cambiamento fondamentale di ispirazione e di coscienza. La prima fase è quella normativa, quella dei comandamenti e dei divieti, guidati da leggi dall’alto. La fase del padre. La seconda fase, quella del figlio, è la fase attiva della purificazione e del risveglio. La terza fase è il passo verso la religione dello Spirito Santo, in cui l’essere umano giunge all’autorealizzazione, alla creazione nel campo degli spiriti liberi. In un detto degli scritti rosacrociani, questo triplice processo è rappresentato come segue:

Nasciamo da Dio, moriamo in Gesù, rinasciamo grazie allo Spirito Santo.

Nella Fama si racconta che i fratelli Rosacroce scoprirono la tomba del loro padre spirituale, Cristiano Rosacroce. Al centro della tomba c’erano quattro figure racchiuse da cerchi, attorno ai quali era scritto:

  1. Non esiste spazio vuoto.
  2. Il giogo della legge.
  3. La libertà del Vangelo.

Queste corrispondono al famoso proverbio del profeta Elia sulle tre ere del mondo, che era stato ripreso da Gioacchino da Fiore. A questo si aggiungeva il quarto assioma sul cerchio intorno alla tomba:

La gloria di Dio è inviolabile.

Il nome di Gioacchino da Fiore compare in uno scritto di Christoph Besold che, insieme a Tobias Hess, sarebbe uno dei principali artefici dei manifesti. In questo scritto, Da Fiore è considerato uno degli importanti precursori dello sviluppo verso uno stato perfetto della società, della tolleranza religiosa e della nuova scienza.

In questo modo, i Rosacroce ampliarono il loro campo di attività oltre i confini della vita di fede cristiana. I manifesti dovevano essere un primo passo verso una riforma generale, religiosa, sociale e scientifica. Non esisteva un gruppo organizzato, né tanto meno una setta. Ma i loro simpatizzanti si occupavano di matematica, astronomia, numerologia, filosofia naturale, medicina e soprattutto alchimia. Come aderenti allo gnosticismo erano di ispirazione ermetica; per i Rosacroce Ermete era la fonte della conoscenza e dell’ispirazione esoterica. Basandosi sui calcoli della numerologia e dell’astrosofia, Hess giunse alla conclusione che intorno all’anno 1620 sarebbe iniziata la terza era dello Spirito Santo.

Le Nozze Alchemiche di Cristiano Rosacroce possono essere viste come un rinnovamento di Vander Cierheit der gheesteleker Brulocht (Dell’ornamento delle nozze spirituali) di Ruusbroec, la sua opera principale. Il suo taglio mistico ha acquisito una componente magica con il terzo manifesto. Sebbene la devozione cristiana sia la sua base, questa viene trascesa dagli elementi alchemici.

Ma, come aveva previsto Da Fiore, le prove sarebbero arrivate anche nella terza era. In Europa centrale, nel 1618, scoppiò la Guerra dei Trent’anni, la prima grande guerra europea in cui non solo fu versato molto sangue, ma furono distrutti anche innumerevoli oggetti culturali, come le biblioteche.

L’impulso dei Rosacroce classici fu costretto a nascondersi temporaneamente. Ancora una volta la Chiesa romana mostrò la sua ostilità alla tolleranza religiosa. Arrivarono nuove persecuzioni, gli spiriti liberi come Comenius dovettero fuggire in Inghilterra e nella Repubblica dei Paesi Bassi. Amsterdam fiorì come centro di liberalismo: nel XVII secolo si potevano stampare scritti che sarebbero finiti sul rogo in altre parti d’Europa. Ma nella stessa Olanda, relativamente tollerante, il pittore Torrentius fu accusato di essere il capo dei Rosacroce, accusa che dovette pagare con il carcere e la tortura.

Tuttavia, nel XVIII secolo il movimento si ravvivò con la pubblicazione de Le figure segrete dei Rosacroce – un classico esempio di pansofia. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento emersero i primi gruppi organizzati, prima in Francia e negli Stati Uniti; nel Novecento in Olanda, la Scuola della Rosacroce moderna, che si diffuse in tutti i Paesi europei e oltre. Oggi i Rosacroce non sono più perseguitati o banditi. Sulla Keizersgracht di Amsterdam, nella Casa delle Teste, si trova una delle più grandi biblioteche gnostiche del mondo, la Bibliotheca Philosophica Hermetica.

La luce accesa da Gioacchino da Fiore non si è più spenta.

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Informazioni sull'articolo

Data: Marzo 7, 2023
Autore / Autrice : Frans Smit (Netherlands)
Photo: cjm1967 on Pixabay CCO

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