Se ci si lascia trasportare da questo concetto, la sua portata è quasi illimitata. Connessione con il vostro partner, i vostri figli, la vostra famiglia, i vostri amici, i vostri simili, i vostri animali domestici, la vostra casa, il vostro giardino, la vostra città, il vostro paese, la vostra gente, la vostra lingua, i vostri libri, le vostre cose. La connessione con la terra natia, con la storia, con il vostro segno zodiacale e con le stelle, con l’astrologia. E anche la connessione con il vostro corpo, i vostri organi, le vostre cellule. Non c’è nulla con cui non possiate sentirvi connessi? I vostri nemici? I delinquenti di cui leggete sui giornali? Le compagnie militari? I dogmatici che non possono essere dissuasi dal loro giudizio?
Che cos’è in realtà la connessione? Se tutto è vibrazione, si potrebbe dire che la connessione è una corrispondenza di vibrazioni. Si vibra sulla stessa lunghezza d’onda, sulla stessa tonalità, ci sono apparenti somiglianze. Sentite di appartenervi. È nel piccolo e anche nel meno piccolo, ma anche nel grande, nelle astrazioni come la natura, la terra e il cosmo che ci si può sentire connessi. Sempre più persone sentono questa connessione, arrivando a capire che tutto è uno, che ogni cosa dipende da un’altra, non può esistere senza un’altra.
L’equilibrio idrico mondiale era un’unità armoniosa, ma ora è alla deriva a causa dell’intervento umano degli ultimi secoli. È evidente che manca il senso di connessione con la terra e la natura, come avevano ancora gli antichi popoli indiani. Mancanza di consapevolezza, si potrebbe anche dire: questo sta diventando sempre più chiaro e sempre più persone la definiscono così.
Per rendersi conto dell’interconnessione degli alberi, ad esempio, c’è un libro molto istruttivo: La vita nascosta degli alberi di Peter Wohlleben. Cosa sentono, come comunicano: scoperte da un mondo sconosciuto. Un mondo che si apre davvero per voi. È sorprendente che fino ad oggi non lo sapessimo e che non ne tenessimo conto.
Come possiamo noi esseri umani elevare il nostro livello vibrazionale in modo tale che la consapevolezza di ogni tipo di connessione diventi una cosa ovvia? Ciò implica intuizione, chiarimento, aumento della sensibilità e una conoscenza (interiore) che finora non ha suscitato interesse. È come l’astrologia: scoprire la connessione tra noi esseri umani e il mondo esterno. E come Wohlleben ha scoperto la cooperazione tra gli alberi della foresta, noi umani stiamo gradualmente scoprendo la connessione tra la natura, l’uomo e gli animali, tra gli organi del nostro corpo, tra l’acqua e il vento e tra l’uomo e il mondo. Se sapete che una colonia di vespe mangia ogni giorno un chilo di zanzare, non avrete premura di distruggere il loro nido. È solo un esempio.
La consapevolezza della connessione porta allo stupore e all’ammirazione, allo stupore per come tutto si incastra. Si giunge alla conclusione che deve esserci una forza creativa dietro a ogni cosa, e si comprende perché gli uomini abbiano chiamato quel principio “Dio” in tutte le epoche della loro esistenza. Può darsi che la perdita del senso di appartenenza abbia a che fare con l’abolizione dell’idea di Dio, sì, ne è il risultato. Cinquecento anni fa, Dio era come l’ossigeno, indispensabile in qualsiasi forma. Ora Dio è diventato un’opzione. L’uomo determina tutto da solo, ma non vede più il quadro generale. Dividere, separare e analizzare è l’opposto di promuovere la solidarietà. Tutto è diviso in scatole. Prendiamo solo la medicina: c’è uno specialista per questo disturbo e uno per quello. Spesso non sanno cosa l’uno e l’altro stanno facendo allo stesso corpo.
C’è una parola che rappresenta il senso ultimo della connessione: ubiquità della coscienza.
Non ci siamo ancora arrivati. L’inizio è una presa di coscienza: capire tutto è perdonare tutto. Sembra un compito apparentemente senza speranza. Capire tutto? È possibile? Non possiamo assolutamente farlo, vero?
Eppure l’ubiquità della coscienza è il destino ultimo dello sviluppo umano, come base per il ritorno all’unità. Se cresce il desiderio di raggiungere questo obiettivo, in ogni caso di lottare per ottenerlo, allora c’è una scelta: andare lì, vedere questo come l’obiettivo finale, e a tal fine innalzare sistematicamente la vibrazione, la nostra vibrazione, in modo da ricevere più intuizione, ottenere più attenzione per la meraviglia, l’ammirazione. Sviluppare la consapevolezza dell’unità che formiamo come umanità, con la natura e con la terra e renderci conto che siamo parte di essa. In tutta umiltà, nella resa all’alto. Perdonare sempre di più perché arriviamo a capire sempre di più.
Inizia con il silenzio, con l’ascolto, la percezione e l’osservazione. Cercare la connessione e connettersi con l’alto in ogni cosa della vita. O forse l’ordine è il contrario. Quando cerchiamo la connessione con l’alto, diventiamo più consapevoli dell’interconnessione, del fatto che tutto è uno, che l’enfasi sulla separazione ci allontana solo da quell’unità. Cercare la connessione è un compito gioioso, la via della liberazione dalla nostra coscienza limitata è la via dell’unità.