Alla fine dello spot c’era il messaggio: Possiamo essere sempre connessi! E, naturalmente, il messaggio di fondo: se lo fai sarai felice.
Nel ventunesimo secolo, i diversi mezzi di comunicazione a nostra disposizione rendono molto facile connettersi gli uni con gli altri in molti modi. Ma questa forma di connessione ci rende davvero sempre felici, come promette la pubblicità?
La connessione è ovviamente possibile a molti livelli diversi. Per esempio, c’è la connessione che sentiamo con la natura, con i nostri cari, la famiglia e gli amici, con certe forme d’arte o anche solo con noi stessi.
E poi c’è la connessione che possiamo avere con una forza d’amore di un ordine completamente diverso. Ma com’è possibile che un momento, ad esempio durante una passeggiata nella natura, questa connessione possa essere sperimentata in modo molto forte, mentre in un altro momento non lo sia affatto?
In quest’ultimo caso, tutto sembra, per così dire, lontano, remoto. In realtà, nel mondo dell’unità non c’è alcuna distanza. La distanza sembra reale solo a causa della nostra coscienza egoica, che pensa semplicemente in termini di separazione, spinta dal suo ruolo di protettore del sé. Purtroppo, però, il protettore si è dimostrato incapace di tenere lontano ciò che vede come una potenziale minaccia per se stesso. E poiché vuole tenere lontani i problemi, il dolore e la tristezza, impedisce anche al bene, al bello e al vero di entrare nella sua vita. Il cuore chiuso blocca tutto! Invece di condurre alla sicurezza, che è l’obiettivo del protettore, il cuore chiuso crea paura per le minacce percepite dalla coscienza-ego come provenienti dall’esterno.
Se questa forma di autoprotezione non aiuta davvero, allora potrebbe esserci un’altra possibilità; potrebbe esserci un movimento opposto alla separazione? La resa potrebbe essere una via verso un cuore aperto? Non più resistenza a ciò che è, ma piuttosto accettazione totale, compresa l’accettazione delle nostre mancanze, rotture e vulnerabilità.
Anche nel mezzo della separazione, l’Unità attende pazientemente il nostro ritorno. Se riusciamo a uscire dalle nostre illusioni quotidiane, magari quando siamo toccati da un bel brano musicale o dal sorriso disarmante di un bambino, possiamo, in quel momento, essere condotti fuori da noi stessi ed essere connessi alla vastità del Tutto.
In questo spazio onnipresente può nascere una nuova vita, una vita in cui c’è una connessione consapevole sia con l’umanità che con il Tutto. L’esperienza della rottura della separazione non è priva di scopo, perché solo sperimentandola si può imparare il funzionamento della coscienza dell’Io, i suoi limiti e ciò che il nostro cuore desidera veramente.
Il desiderio di essere uniti al vero Amore può superare l’illusione più oscura del pensiero, perché questo desiderio attrae la Luce. Se queste forze trovano un cuore aperto e preparato, possono prendere dimora in noi e diventare forze positive nella nostra vita. Ciò che viene ceduto da noi, alla fine scompare e il vero riposo prende il suo posto, un riposo immerso e riempito dall’Amore, che è completamento in sé.
Sperimentare la rottura della insufficienza umana è qualcosa che ogni persona conosce o ha conosciuto, e attraverso la quale si può trovare la vera bellezza quando il cuore si apre in un autentico desiderio. Anche l’amore ha bisogno di noi, ci cerca e ci chiama costantemente. Non importa quante volte pensiamo di sbagliare, l’Amore perdona e ci riabbraccia sempre di nuovo. In quel potere c’è interezza, in quel potere siamo sempre connessi.