Nol de Hartog è talvolta chiamato “il cristiano resiliente”. Le sue idee sono andate oltre il pensiero ortodosso convenzionale, cosa che ha suscitato opposizione da più parti. I teologi cristiani lo hanno accusato di essersi allontanato troppo dagli insegnamenti ufficiali. Doveva confutare le accuse. Inoltre, non ha esitato a parlare con i dirigenti e i rappresentanti dei movimenti operai. E non solo con loro.
Durante una riunione di protesta nel vecchio edificio della RAI Automotive Industry NL, contro i nazisti emergenti e i membri del NSB ha espresso i suoi pensieri sulla vita. Suo figlio, il noto scrittore Jan de Hartog, nel suo libro Memorie di mia madre, scrive a riguardo:
Anche adesso, dopo tanti anni, la gente ancora me ne parla: “Una volta, tanto tempo fa, prima della guerra, ho sentito parlare tuo padre. (…) Non ricordo una parola di quello che disse allora. (…) Ma quella notte ho capito che il suo coraggio era autentico. (…) Ho capito che sapeva quello che diceva: essere cristiano significava davvero essere un eroe. Almeno nel suo caso. (…) Resta il fatto che l’operato di mio padre era conforme alle sue convinzioni e che lui stesso faceva ciò che diceva agli altri di fare nei suoi sermoni.
E se non bastasse… Quando si cercò di dimostrare scientificamente che Dio non esiste e fu fondata l’associazione “De Dageraad” (L’Alba), de Hartog fondò come contrappeso “De Middag Hoogte” (Il vertice di Mezzogiorno) in cui si schierò per il cristianesimo e la Chiesa.
Un uomo risoluto, commovente e anche stimolante, che ha cercato di scandagliare la vita e ha preso molto sul serio le sue responsabilità. De Hartog si laureò cum laude dottore in teologia nel 1903 con la tesi: “Il problema della libertà della volontà in Schopenhauer“. Era speciale per il suo tempo il fatto che individuava le relazioni tra filosofia, religione e scienza. Fece anche studi comparati di religione e cultura nella Scuola Internazionale di Filosofia. La sua versatilità emerge dalla scelta della letteratura, della poesia e della musica che cita e integra nel suo lavoro. Nel 1915 pubblicò un’antologia dell’opera del filosofo tedesco Jacob Boehme (1575-1625), nella serie Ore con… Libri di saggezza e bellezza. Nella prefazione cita le famose parole di Boehme:
Colui che il tempo è diventato come l’eternità e l’eternità come il tempo, è libero da ogni conflitto
Come Boehme, de Hartog ha incontrato conflitto e opposizione nella sua vita, e forse si è riconosciuto in quelle parole. Nel suo libro Il significato della nostra vita approfondisce ulteriormente questo argomento. Scrive:
Dobbiamo morire, ma il vero morire è l’autoresa allo Spirito da cui nasce il mistero a cui Boehme si riferisce come segue: “Chi muore prima di morire, non perisce quando muore”.
De Hartog contrappone lo Spirito, o Dio, alla natura. Con ciò non intende che la natura non sia realizzata dallo Spirito divino, ma che l’essere umano deve abbandonare la realtà inferiore se vuole entrare nella realtà superiore. Perciò:
L’essere umano è il punto di svolta in tutti i fenomeni. L’ordine naturale del mantenimento di sé e dell’egocentrismo deve trasformarsi nell’ordine spirituale della resa del sé nell’amore. Rompere con l’istinto naturale significa diventare partecipi dell’attitudine spirituale e per questo santificare l’istinto naturale. (…)
Così, l’essere umano viaggia attraverso il deserto della natura verso la terra promessa dello Spirito, e si eleva dalle basse valli del tumulto spazio-temporale fino alle alte pianure dell’eterna dispensazione spirituale.
De Hartog ha scritto molti libri, molti dei quali sono stati dimenticati. Ma i suoi pensieri sono stati colti da due fratelli, Wim e Jan Leene. Fino al 1917, De Hartog era un predicatore nella Chiesa Grande (Groote) o St. Bavo ad Haarlem. I fratelli partecipavano ad ogni suo servizio. Ma era chiaro che De Hartog non desiderava avere seguaci; secondo la sua opinione, ogni essere umano dovrebbe essere un cristiano indipendente e forte, con una fede ferma e una convinzione ragionevole.
La sua visione ha fornito una risposta ai fratelli Leene alle domande sull’esistenza, al rapporto tra Spirito e natura, Dio e uomo. Attraverso di lui hanno trovato la prima fonte da cui tutto emana: il punto in cui lo Spirito divino tocca un essere umano. La fonte che è nell’essere più interiore.
I due fratelli proseguirono adottando il principio del Dio nell’essere umano, che De Hartog pose davanti a loro in modo così chiaro e realistico, e anche l’idea della dualità che è ovunque, nel mondo, nell’universo e nell’umanità. Tutto ciò ha portato alle loro concezioni dei due ordini di natura.
Così possiamo leggere ne La Gnosi Originale Egizia:
Unico tra tutte le creature della natura, l’essere umano è duplice, afferma Pimandro. Il sistema umano comprende da una parte il seme d’immortalità, la scintilla di Spirito, la rosa del cuore, dall’altra l’essere umano mortale, la forma naturale. Non esiste un’altra creatura con tale duplice caratteristica. [1]
Non importa quale lingua sacra studiassero, riconoscevano questo pensiero di base e iniziavano a loro volta a ispirare le persone. Hanno ricollegato le persone all’”Insegnamento Universale” di tutti i tempi.
Quanto sono vere le parole di Arnold Hendrik de Hartog:
C’è qualcosa di grande nella vita di un essere umano: dentro di sé, possiede un mondo che gli è superiore; e quando egli scompare, le sue ricchezze permangono: sono l’eredità di tutti coloro che, come cercatori, perseguono il medesimo sapere. [2]
Biografia:
Arnold Hendrik de Hartog era un teologo riformato olandese, predicatore e professore.
Nel 1906 sposò J.L.G. (Lucrezia) Meyjes, autrice del libro Sentieri nascosti e interessata alle idee dei quaccheri. Insegnò presso la Scuola Internazionale di Filosofia di Amersfoort, fondata, tra gli altri da suo marito, nel 1916. Dal 1926 al 1930 De Hartog fu professore di apologia del Cristianesimo presso la Facoltà teologica dell’Università di Utrecht. Alla fine del 1930 fu nominato professore di filosofia presso il dipartimento di religione ed etica dell’Università di Amsterdam.
Citazioni:
L’unità è l’essenza della vita e dello spirito. Vita e spirito significano più di un semplice legame, tuttavia si manifestano come unione. (…)
La morte non è venuta nel mondo a causa del peccato, nell’aspetto esteriore, ma nell’aspetto interiore: l’uomo rifugge dallo spirito della vita, che è di Dio. (…)
Così veniamo sospinti nelle tenebre, dove – ancora – parla l’Eterno! Al cuore!
Mosso dall’eterno Movimento, il portatore di luce avanza ora diffondendo il suo splendore nel tempo, nel mondo e nell’umanità. Questa fermezza nel cuore dell’eternità, questo “spirito saldo” di radiosità, è il bene incorruttibile per coloro che sono passati attraverso la morte, la morte che ha spento la luce terrena, affinché risplenda la luce celeste.
Nell’uomo, materia e spirito, natura superiore e natura inferiore si sposano, affinché l’uomo trovi tra le due il tesoro del cielo nel vaso di terra! (…)
Come personalità, l’uomo trascende la vita naturale, istintiva, non libera e celebra la libertà della mente, dove rompe con l’impulso naturale, l’istinto, la passione ed eleva se stesso. (…)
La sua personalità è onnicomprensiva nella natura e onnipotente nello spirito.
Ciò che inconsciamente sogna nella manifestazione spazio-temporale: i segreti del regno minerale, il sorgere giubilante del profumo e del colore floreale, della pianta, del fiore e del frutto, la mobilità aggraziata del regno animale, tutto giunge al suo compimento nella coscienza umana e lì diventa la lode dell’Eterno. Il regno umano deve stabilire il regno della pace mediante la discesa dell’amore divino.
Nel nome Gesù Cristo ci sono due significati: il volgersi di Dio all’uomo e l’ascesa dell’uomo a Dio. (…)
Il Cristo universale significa lo spirito vivificante, il principio divino della nuova nascita, la discesa celeste, la discesa e la procreazione nella stirpe dei figli degli uomini. (…)
Il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’uomo, affinché l’uomo diventasse Figlio di Dio. (…)
La rivelazione di Cristo in Gesù Cristo, il ciclo della sua nascita, morte, resurrezione, ascensione, si ripete come forza motrice, come obiettivo di compassione, che si origina dall’amore divino del padre nel figlio, del figlio nello spirito, dello spirito nell’umanità rinata. Si chiude così l’anello nuziale dell’eternità.
La Scrittura risplende dal cuore eterno della verità nel cuore dell’essere umano che cerca e trova Dio. La Scrittura contiene, come ha affermato la signora L. de Hartog-Meyjes nella prefazione al suo libro Sentieri Nascosti: la storia del cuore umano, che trova Dio. (…)
La parola di Dio risplende come lampada eterna nel santuario segreto del cuore dell’uomo riconciliato, redento e glorificato; e allo stesso tempo questa parola risplende sull’ampio mare della temporalità come uno splendore dell’eternità.
Fonti:
[1] Van Rijckenborgh, J. La Gnosi Originale Egizia, vol I, cap. VIII, Edizioni Lectorium Rosicrucianum, 2016
[2] Huijs, Peter, Chiamati dal Cuore del Mondo, pag. 5, Edizioni Lectorium Rosicrucianum, 2020