In genere diamo per scontato che le persone abbiano delle opinioni. Sigmund Freud formulò la questione in modo leggermente diverso: disse che le opinioni hanno persone. Questo è certamente una prospettiva su cui possiamo essere d’accordo. La vediamo con i politici, ma anche in famiglia o nella nostra cerchia di amici quando incontriamo opinioni fortemente radicate che diventano rapidamente molto ostinate, non importa quale sia la contro argomentazione
A volte sembra che qualcuno sia “posseduto” da un’opinione e naturalmente, come sempre, possiamo vederlo in qualcun altro molto più facilmente che in noi stessi. Noi preferiamo pensare di avere ragione, “perché io”, ragioniamo, “ho valutato bene ogni cosa e sono arrivato a una conclusione corretta, non è vero?”
È una tendenza naturale per l’individuo condividere un’opinione con persone che la pensano allo stesso modo, cercando così conferma e supporto, e quindi “rafforzando” l’opinione. Se ci sentiamo rafforzati nell’opinione che abbiamo, diventa più difficile per gli altri comunicare con noi e discutere apertamente.
La creazione e la formazione di forti barriere tra punti di vista opposti, e quindi la percezione reciproca delle persone come fronti polarizzanti, è psicologicamente basata sullo stesso principio del tribalismo – dove si forma una linea di difesa ai confini del territorio tribale. Oltre ad affrontare visioni opposte inflessibili, c’è il problema che spesso esiste una pressione psicologica ad agire, a “vincere il proprio avversario”.
Gli effetti negativi della polarizzazione sono facilmente individuabili, sia che si tratti di politica oppure di gruppi religiosi.
Può anche essere che, al fine di risolvere un argomento bloccato, due gruppi opposti eleggano rappresentanti o leader per “combattersi” e trovare una soluzione. Ma questo significa che la posizione del rappresentante, o le capacità personali, saranno testate ed esaminate, e quindi il loro obiettivo cambierà da “trovare la verità” a proteggere la loro reputazione. Rimane la domanda se questa “soluzione” possa mai arrivare a qualcosa che assomigli a una verità basata sull’apertura, a una percezione realistica o a un risultato universalmente accettato da tutte le parti.
Potremmo fornire molti esempi di “soluzioni” raggiunte da una decisione autocratica di un partito, di un gruppo o di un individuo, senza considerare pienamente il raggiungimento di un consenso generale. Nei circoli politici, ad esempio, dove i pochi eletti possono imporre decisioni, regole e persino leggi alla maggioranza. Ma ovviamente resta da vedere se tali “soluzioni” raggiungano gli obiettivi prefissati o forniscano effettivamente una soluzione. Possiamo vedere situazioni simili nei movimenti religiosi dogmatizzati, dove opinioni e concezioni fortemente sostenute predominano nel pensiero, ma sembrano lontane dall’ottenere il pieno sostegno dei loro membri. Quindi, quali possibili alternative potrebbero esserci?
Potremmo anche chiederci se sia effettivamente necessario porre così tanta enfasi sulle opinioni, sul raggiungimento del consenso o sull’accettazione delle affermazioni come un prezioso contributo al raggiungimento degli accordi. Non potrebbe essere meglio valorizzare il tempo per indagare su tutti gli aspetti associati a un argomento, piuttosto che accettare opinioni non supportate come aventi lo stesso valore?
Risultati migliori sono sempre possibili, e questo è generalmente accettato, ma tali risultati sono meno facilmente raggiungibili quando dobbiamo fare i conti con la nostra predisposizione a presumere automaticamente di avere sempre ragione e a difendere ciecamente questa posizione. Cambiare questo, significa prima riconoscere i nostri pregiudizi e poi trovare la volontà di lasciarli andare.
Nella formazione manageriale, ad esempio, sono state sviluppate tecniche e metodi per “gestire” il dissenso e per arrivare a un consenso. Negli insegnamenti di saggezza e nelle pratiche spirituali si cerca di raggiungere lo stesso obiettivo attraverso percorsi diversi, ad esempio l’introspezione, il silenzio interiore, la meditazione e l’osservazione oggettiva dell’argomento su cui ci si concentra. Tali approcci alternativi includono anche il consiglio di ascoltare la voce del cuore.
È importante sottolineare che non si tratta solo di evitare i conflitti o di effettuare un’analisi il più possibile realistica, anche se ciò è ovvio quando si esaminano gli effetti negativi di una forte polarizzazione. I consigli per il pentimento, il silenzio, l’introspezione e l’abbandono delle tendenze egocentriche si basano sull’esperienza diretta di coloro che hanno applicato attivamente questo approccio.
Non si tratta più di formarsi un’opinione, ma di avvicinarsi alla verità. Sappiamo che la percezione di noi stessi è fortemente legata e filtrata da chi pensiamo di essere, dalle nostre simpatie e antipatie, dalle nostre comode abitudini e dal nostro carattere. Lasciando andare il più possibile le definizioni esistenti di noi stessi e del mondo che ci circonda, diventiamo più sensibili, ci apriamo e interrompiamo il ciclo. Promuoviamo la possibilità di acquisire una diversa percezione interiore; non più colorata dai nostri filtri personali.
In questo modo, possiamo affrontare la questione dell’esistenza di una realtà indipendente da ciò che abbiamo definito fino ad ora con la nostra interpretazione. Questa pratica, tuttavia, può dare vita a un risultato nuovo e veramente diverso solo se dentro di noi c’è il desiderio di supportare una percezione così diversa. Altrimenti, il risultato potrebbe essere un’interpretazione forse più colorata, basata sulla percezione di più dettagli o dell’insieme… ma comunque non sostanzialmente diversa.
Molti insegnamenti sapienziali e religioni parlano della natura eterna originaria in noi, come anche la scuola della Rosacroce d’Oro. Parlano di un residuo divino originale che vive nei nostri cuori, un nucleo dell’anima o principio animico eterno nella sua essenza. Questo nucleo dell’anima è in grado di affermare la sua presenza sempre di più a mano a mano che abbandoniamo i nostri impulsi egocentrici e cerchiamo la pace interiore e l’armonia. Una nuova coscienza, nata dall’elemento animico originale, ci libererà allora dai nostri vecchi vincoli e ci porterà a un nuovo livello di consapevolezza.
Porterà una nuova ispirazione nel nostro essere; aprirà il nostro pensiero a nuove possibilità; ci permetterà di giungere a conclusioni diverse che non coinvolgono la vittoria su argomenti o il conflitto di opinioni polarizzate diversamente. E, soprattutto, ci darà la forza interiore per accettare che non siamo sempre corretti e la visione per vedere i valori interiori del contributo di un’altra persona.