New Age, un’illusione globalizzata

La voce delle giovani generazioni – Parte 2

New Age, un’illusione globalizzata

(Vai a parte 1)

Forse la confusione sta nel credere che pensando o dicendo qualcosa ad alta voce, quel qualcosa l’abbiamo già fatto. Ma c’è molta strada tra il dire qualcosa e il farlo davvero. Chiamatelo sforzo!

Apparentemente siamo motivati dalla fretta di raggiungere la felicità e la realizzazione eterna, ma allo stesso tempo siamo confusi dalle sensazioni. La società odierna ha sostituito il senso della vita con le sensazioni; siamo immersi in una costante stimolazione dei sensi, siamo schiavi dell’immediatezza e fuggiamo dal silenzio.

Questa fuga risponde alla paura di affrontare il nostro vuoto interiore, la sensazione di aver perso la strada e di non avere un vero scopo nella vita. Cerchiamo la felicità come fosse una perla, come se trovarla dipendesse dalla fortuna di raggiungere una condizione perfetta. Tutti vogliamo la ricetta segreta. Vogliamo tutti quel mantra, quelle tre affermazioni e quei due giri di parole per poterci realizzare e fermare quell’inerzia che ci ha alimentato con la sua forza per tanti anni, forse per tutta la vita.

Se ci fermassimo ad analizzare ogni nostro pensiero, ci accorgeremmo che la stragrande maggioranza sono lagnanze e che queste sono proporzionali alla paura con cui viviamo la nostra vita: più paura c’è, più ci chiudiamo, meno vediamo e più ci lamentiamo.

È difficile per noi affrontare questa sensazione d’incertezza e ci proteggiamo da essa camuffandola da vittimismo o cercando un accumulo di sensazioni che plachino il vuoto. Cerchiamo il rumore, che le cose accadano, perché il silenzio ci avvicina a noi stessi e questo può sembrare un abisso.

La realtà è che l’unica via d’uscita è l’onestà che dobbiamo avere con noi stessi. Dobbiamo iniziare aprendo gli occhi, anche se a volte è scomodo, e lasciare andare le nostre aspettative su “come dovrebbero essere le cose”. Ci piacciono le “sorprese”, fino a quando non sono più all’altezza delle nostre aspettative, e allora le chiamiamo “problemi”.

La differenza principale e quindi la confusione. Tra le pratiche new-age e la spiritualità, la prima ci fa sentire bene, mentre la seconda ci rende consapevoli, e a volte essere consapevoli non è così gradevole.

Essere consapevoli di qualcosa significa smettere di nascondersi dietro il velo delle illusioni distorte a favore dell’ego e iniziare ad assumersi la responsabilità di ciò che si è e di ciò che si fa, con tutto ciò che questo comporta. Significa addentrarsi nel mondo delle cause e smettere di giustificare o abbellire i loro effetti.

Ecco perché lo sviluppo spirituale richiede impegno, umiltà, coraggio e audacia. Non siamo in grado di vedere l’immensità di cui siamo parte, e a volte siamo messi di fronte a prove che ci costringono a rompere con le convinzioni e a riconoscere i nostri limiti, e anche se non sembra, questo è il primo passo, perché implica la disponibilità a lasciare andare tutto e ad aprirsi a qualcosa di nuovo.

 

(Continua in parte 3)

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Informazioni sull'articolo

Data: Luglio 22, 2023
Autore / Autrice : Verónica Orozco (Spain)
Photo: by NEOM on Unsplash CCO

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