La Gnosi non conosce Babele – Parte 4

Riflessioni su un linguaggio primordiale: un approccio esoterico

La Gnosi non conosce Babele – Parte 4

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Molte speculazioni sull’identità di un linguaggio primordiale dell’umanità sono state fatte nel corso dei secoli.

Quando si formò la nuova lingua olandese, il filologo e medico Johannes Goropius Becanus (1519-1572) stabilì un collegamento con la lingua primordiale perduta. Cercò di dimostrare, con un ragionamento molto fantasioso, che il nuovo olandese era la lingua più antica del mondo, la lingua di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Becanus pensava in particolare alla lingua parlata in quel momento ad Anversa e dintorni, e non esitò a collocare anche il paradiso terrestre in quei luoghi! Non sorprende che questa teoria non sia sopravvissuta a lungo.

Anche il bulgaro Peter Deunov (1864-1944), maestro di saggezza, parlò di una lingua primordiale, il Vatan, un precursore del sanscrito. Il nome misterioso che Denunov assunse, Beinsa Douno (che significa: portatore del bene attraverso la parola), deriva dal Vatan, il cui significato originale è “Patria”. Verso la fine della sua vita, Deunov parlava sovente del ritorno dell’Età dell’Oro – età in cui si parlava il Vatan – su questa terra.

Il vecchio ordine mondiale verrà sostituito da uno nuovo.

L’amore regnerà sulla terra.

Ma Beinsa Douno non rivelò molto sul Vatan come lingua primordiale.

Ulteriori indizi sulla lingua più antica del mondo li troviamo nella Dottrina Segreta, la scienza del “lato nascosto delle cose” di Helena Petrovna Blavatsky (HPB, 1831-1891). In questo libro è detto che questa creazione percorre un cammino evolutivo, e che un tempo era in perfetta coscienza spirituale-divina, una con ciò che lei chiama Dio o Brahman. E sarà di nuovo così, quando avrà attraversato tutte e sette le fasi dell’attuale processo evolutivo. Durante una di queste sette fasi – probabilmente durante la quarta – nacque nel mondo il linguaggio segreto e sacro, il linguaggio misterioso degli adepti: il Senzar. [1]

Riguardo al Senzar, HPB afferma che c’è stato un periodo in cui il mondo intero era:

di un labbro e di una conoscenza

e cioè

nella giovinezza dell’umanità esisteva un linguaggio, una conoscenza, una religione universale.

Parlava regolarmente dell'”unica lingua sacerdotale universale” o “la lingua degli ierofanti”. Questo linguaggio misterioso è probabilmente ancora conosciuto in alcune confraternite. Tuttavia, la nostra unica conoscenza al riguardo proviene dalla signora Blavatsky.

Il Senzar ha un proprio alfabeto, ma può essere scritto in codici simili a ideogrammi, ad esempio caratteri che simboleggiano un’idea, come i caratteri cinesi o i geroglifici egiziani. Vengono utilizzati anche numeri e colori. Le lettere vere non sembrano esserci. Nella sua spiegazione dell’origine del cosmo, HPB afferma che il linguaggio misterioso è anche di natura geometrica e si riferisce a un’antica mappa piena di linee, cerchi concentrici e punti.

HPB Collega anche il Senzar con i pittogrammi dei popoli nativi americani.

Solo pochi anni fa, le tribù dei nativi d’America implorarono il Presidente degli Stati Uniti di concedere loro il possesso di quattro piccoli laghi. La petizione fu scritta sulla minuscola superficie di un pezzo di stoffa che era ricoperta da appena una dozzina di immagini di animali e di uccelli… I nativi americani hanno molti di questi scritti, ma nessun scienziato li conosce.

Si dice che un documento in Senzar formi le Sette Stanze di Dzyan, un manoscritto di foglie di palma con un simbolismo lussureggiante. Queste ideografie dovrebbero formare una sorta di “codice geroglifico” in Senzar. Potremmo paragonarlo alla famosa stele di Rosetta grazie alla quale è stata decifrata la scrittura geroglifica egiziana.

I simboli che HPB descrive del manoscritto di foglie di palma sono esattamente gli stessi simboli che troviamo in Polinesia e nelle grotte dei Pirenei; tra le più antiche incisioni rupestri in Africa e nel simbolismo onirico attuale. Sono quindi estremamente universali.

Un simbolo attirò l’attenzione speciale della signora Blavatsky: il meraviglioso albero di Kumbum. È l’albero sui cui rami cresce l’universo, l’albero che produce le lettere dell’alfabeto come frutti. Può essere paragonato al noto Yggdrasil della cosmologia nordica e all’Albero della Vita cabalistico, in cui le lettere dell’alfabeto ebraico spuntano sui rami e che in forma embrionale si dice contenga l’intera Torah.

Il fatto che l’albero di Kumbum crescesse in Tibet e che portasse i simboli sacri del Senzar sulle sue foglie e sulla corteccia è del tutto in accordo con una visione del Senzar come linguaggio simbolico primordiale dell’umanità.

Il due

Il linguaggio è spesso più saggio delle masse, ma anche più saggio dei più saggi tra coloro che lo usano. A volte nasconde verità che erano note a molti, ma che ora sono state dimenticate, scrive Aldous Huxley. A questo riguardo cita il filosofo e poeta mistico indiano del XV secolo Kabir:

In tutte le cose guarda solo l’Uno; è la seconda cosa che ti porta fuori strada.  [2]

Confrontiamo queste parole con il lògion 22 del Vangelo di Tomaso:

Quando di due farete uno, quando farete la parte esterna come la parte interna e la parte superiore come l’inferiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere, sicché non vi sia più un maschio e una femmina, allorché farete occhi in luogo di un occhio, una mano in luogo di una mano, un piede in luogo di un piede e un’immagine in luogo di un’immagine, allora entrerete nel Regno. [3]

È notevole che nelle lingue indoeuropee la radice della parola che significa “due” evochi associazioni negative. Il prefisso greco dys (ad esempio in dislessia) e il latino dis (ad esempio in disarmonia) derivano entrambi da due. Tracce di questo “secondo che ti porta fuori strada” (Kabir) si possono trovare nelle parole inglesi dubious e doubt (dubbioso e dubbio). Dopotutto dubitare significa essere in conflitto interiore. Nell’americano moderno, gli impostori sono chiamati two-timer.

Il filosofo tedesco Karl von Eckartshausen (1752-1803), vede tuttavia il due come estremamente positivo e necessario. [4] L’armonia che ha la più alta perfezione, secondo lui, può essere stabilita solo attraverso il secondo in tutte le nature: la natura divina, spirituale e fisica. Nella natura divina questo secondo essere pronunciato è la parola divina, Gesù Cristo (saggezza e amore). Nella natura spirituale, il secondo è formato dalla ragione e dalla volontà o meglio dall’intelletto e dal cuore. Infine, nella natura fisica esiste la dualità attraverso la quale tutto viene elaborato dalla luce e dal calore. 

 


Riferimenti:

[1] John Algeo, Senzar: The Mystery of the Mystery Language, (Senzar, il mistero del linguaggio misterioso) London Theosophical History Centre, 1988

[2] Aldous Huxley, La Filosofia Perenne, Editore Adelphi, 1995 (Kabir è citato da Huxley)

[3] Il Vangelo di Tomaso, Edizioni Lectorium Rosicrucianum, 2009

[4] Karl von Eckartshausen, De Mysteriën der Ware Religie (I misteri della vera religione), Haarlem, 1983

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Informazioni sull'articolo

Data: Febbraio 9, 2021
Autore / Autrice : Dick van Niekerk (Netherlands)
Photo: Photo Jan Zatloukal via Pixabay

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