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Il punto non era tanto quello di conoscere se stessi, quanto quello di conoscere se stessi come esseri umani. L’affermazione recitava quindi per intero: “Uomo conosci te stesso nella giusta proporzione”. Cosa si può intendere con questa aggiunta?
Il filosofo e scrittore greco Plutarco si rifà alla Trinità, che per secoli ha dominato il pensiero religioso dell’Egitto. Scrive:
Il più perfetto e anche il più divino è costituito da tre principi: lo spirito, la materia e il prodotto della loro reciproca unione. Gli Egizi paragonavano la struttura dell’universo a un triangolo rettangolo, il cui lato verticale rappresentava il numero 3, il lato reclinato il numero 4 e il lato obliquo il numero 5. Il lato verticale come simbolo del principio maschile, Osiride; la base come simbolo di quello femminile, Iside; e il lato obliquo come simbolo di ciò che nasce dall’unione degli altri due, il bambino Horus.
Horus può quindi essere visto come l’uomo divino, la terra sacra o la bellezza in natura. Il triangolo rettangolo egizio di Osiride, Iside e Horus è tuttora noto come teorema di Pitagora: a2+b2=c2. L’applicazione pratica, per determinare l’angolo retto quando si progettano gli edifici, è rimasta in uso; l’origine spirituale, invece, la trinità di un principio spirituale accanto a un principio materiale che può giungere all’unione, che sarebbe anche la più perfetta, è stata dimenticata.
Secondo Platone, esiste un ideale assoluto di bellezza che non dipende dalle mode. Questo ideale di bellezza divenne noto come sectio divina, la proporzione sacra o divina. Oggi la chiamiamo “sezione aurea” o “rapporto aureo”. Geometricamente si può immaginare come un segmento diviso in due parti. Un pezzo grande e un pezzo piccolo. Esiste una divisione molto speciale, in cui il rapporto tra il pezzo più piccolo e quello più grande è uguale al rapporto tra il pezzo più grande e l’intero segmento, a:b = b:(a + b). Quindi c’è “un punto” su quel segmento di retta che divide due pezzi disuguali in modo tale che il rapporto tra il pezzo più piccolo e il pezzo più grande sia lo stesso che il pezzo più grande ha rispetto all’intero. In quel punto si trova la “sezione aurea”. È espressa dalla lettera greca phi, da non confondere con Pi greco.
La sezione aurea nella bellezza della natura ci tocca. La forma di una stella marina su una spiaggia, di un fiore o di una farfalla può emozionarci. La sezione aurea è stata utilizzata nella costruzione delle più grandi cattedrali gotiche e in molti dipinti e opere d’arte. È ancora un concetto familiare e importante nell’arte. Lo abbiamo tra le mani ogni giorno. I formati dei nostri fogli corrispondono alla sezione aurea. Ma cosa ha da dire a me, nella mia vita?
L’amore è sceso e ha scritto la verità e i segreti anche all’esterno delle cose, come un aiuto, affinché attraverso queste lettere l’uomo potesse elevarsi di nuovo verso lo spirito delle cose,
scrive Karl von Eckhartshausen. Qual è il segreto della mia vita?
Il rapporto aureo è anche descritto come una sequenza di numeri che diventa sempre più grande sommando gli ultimi due numeri. Si tratta della serie di numeri nota come sequenza di Fibonacci. Questi numeri riflettono l’idea: così in alto, così in basso. Si parte dal numero 1. Uno è l’innominabile ed è indivisibile. L’uno riversa la sua ispirazione o luminosità: 1, 1. Si crea così la serie: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55… e l’uno dell’inizio è presente in tutti i numeri. Questi numeri consecutivi si riconoscono nelle pigne, nei motivi dei semi, nella disposizione dei petali di rosa e dei rami degli alberi o nelle dimensioni del nostro corpo.
Non è incredibilmente miracoloso che i numeri giustapposti, quando vengono divisi l’uno sull’altro, che sia 5:8 o 13:21 o 610:987, arrivino tutti a phi o al numero 0,6180339887… un numero irrazionale con una serie infinita di numeri dopo la virgola? Questo numero è anche più accuratamente rappresentato dalla metà di (la radice quadrata di 5 meno 1) o dalla formula ½ (V5-1). Qui vedo emergere il numero 5. Mi lascia perplesso. È lo stesso 5 del triangolo rettangolo egizio? Quanto è speciale il numero 5! La radice quadrata del 5 nel rapporto aureo ha a che fare con il numero 5 di Horus, si completano a vicenda. Il rapporto aureo cerca di avvicinarsi alla vera relazione tra spirito e materia. Phi, il numero infinito, è il segno della bellezza che trascende il mondo terreno. La bellezza porta con sé un mistero, qualcosa di divino, una scintilla di spirito nella sostanza.
Realizzare una buona composizione con due sole cose, mente e materia, senza una terza, è impossibile. Infatti, al centro deve esserci un legante che unisca le due cose. Tra tutti i leganti, questo è il migliore, in quanto unisce se stesso e i termini collegati nel modo più completo possibile,
Ho letto nel Timeo di Platone. Il legante è l’anima, la sostanza è l’amore. L’anima rivela il segreto della vita. La sfera di vita dell’anima interpreta il bello e il vero.
Vedo come la spirale della conchiglia del nautilus o di un’ammonite fossile cresce dall’interno nella proporzione armonica della sezione aurea. Le spirali dei semi di girasole attirano il mio sguardo verso il centro del girasole. Il numero di spirali che ruotano verso l’interno è costituito dai numeri della sequenza di Fibonacci.
L’anima è legata al numero cinque. Il quinto elemento, la quinta essentia, di cui si dice che Dio se ne sia servito per costruire l’universo con dodici pentagoni regolari, il corpo platonico, il cosiddetto dodecaedro. È la stella a cinque punte che brilla sopra la grotta della nascita di Gesù, immobile come la luce delle luci per tutti coloro che la desiderano. È l’epitome della bellezza che si trova sotto forma di un pentagramma. Noi diciamo: pentagramma sacro. Sacro o intero perché tutti i segmenti di linea si intersecano secondo la proporzione divina. Il pentagramma, simbolo dell’anima che può far sorgere un uomo nuovo.
Qual è il centro di gravità della mia vita? In che misura sono orientato alla materia? In che misura sono spirituale? Come si relaziona la mia realtà quotidiana con la mia realtà spirituale ed entrambe con lo spirito onnicomprensivo della vita? Cosa vive nella mia anima? Conosco, scandaglio il vero rapporto tra spirito e materia? È possibile nella mia vita avvicinarsi in qualche modo a quel misterioso e armonioso equilibrio tra il grande, il piccolo e il tutto, tra corpo, anima e spirito?
In “Ode al pentagramma” di Ermete leggo:
O radiosa stella a cinque punte, simbolo protettivo dell’eterno in me, che bandisci le forze inferiori dalla mia anima e mi liberi: risplendi in me!
Uomo, conosci te stesso nella giusta proporzione. Fate il punto, cioè l’anima, “il punto” della vostra vita. Sforzatevi e continuate a sforzarvi per la bellezza, per tutto ciò che è vero, bello, nobile, armonioso, pulito, altruista e pacifico.