Sulla pietra dal vento incisa, il tempo persiste pazientemente.
Amico, conosci te stesso,
con la mano della saggezza sono state forgiate queste parole sicure.
In silenzio esse chiamano pazientemente.
L’illusione del cuore dissimula
la vera conoscenza che si trova nell’anima che soffre.
L’uomo avrebbe afferrato solo la stella del mattino, l’estasi religiosa,
con la volontà di ferro avrebbe governato la morte, principe dell’eternità.
Eppure nel frattempo la voce silenziosa, la miseria dell’uomo chiama,
e la libertà dice al cuore: ritorna da dove cadesti.
Oh cecità proiettata sul suo cammino, a tentoni con occhi senza vista
egli divora così la notte più buia,
mentre la luce lo disprezza, e il cuore consuma.
Le ceneri della vita giacciono davanti alla pira della paura.
Così fugge la mente nel terrore, per nascondersi da ciò che è vicino.
Mentre la luce proiettava un’ombra opaca di sé sull’anima,
in sacrificio affinché muoia, per scaldare un sangue freddo.
Anche le immagini dell’indigenza che l’uomo falsifica con bugie,
l’asino calpesta le rose, e la saggezza così diminuisce.
Alla guerra, alla guerra, i peccati dei miei fratelli nel sangue devo cancellare.
Perché non sono il giudice degli uomini, la luce di Dio sulla terra intera?
Oh sciocco, non hai letto le parole sulla pietra:
Uomo, conosci te stesso, non erano per lui, ma solo per te.