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L’intera creazione vibra nel suono dell’anima del mondo. Lo sento dove la sofferenza si trasforma e si unisce alla gioia dell’armonia cosmica. È il suono che può essere sperimentato attraverso la consapevolezza devozionale e il rispetto per il sacro – una vibrazione pura e curativa che permea ogni fibra del corpo.
Riesco a sentire il suono puro dell’anima del mondo quando la mia anima sta per diventare una “Sophia”, una “Iside”, una “Parvati”, un’anima che respira e attinge dal puro Spirito.
In una comunità, abbiamo la possibilità di immergerci insieme nel campo dell’anima del mondo e aiutare a purificarlo e ravvivarlo in modo creativo, proprio come l’anima del mondo a sua volta rafforza e dinamizza i poteri della nostra anima.
Sul dolore dell’anima del mondo
Ma, se ascoltiamo attentamente, possiamo anche sentire il dolore dell’anima del mondo.
Non solo le forze dell’anima purificate, ma anche le più terribili ferite causate dagli esseri umani entrano nel campo vibratorio dell’anima del mondo. Là sono abbracciate dal potere d’amore infinito delle anime liberate di tutti i tempi. Solo l’amore totalizzante può sanare le ferite costanti e ricorrenti.
Sento il gigantesco compito cosmico dell’anima del mondo?
Qual è il mio compito nel piano del mondo?
Cosa posso fare?
Più divento ricettivo al lavoro dell’anima del mondo, più divento aperto anche alle sue ferite, alla sua vulnerabilità. Sorgono in me delle domande: l’anima del mondo può essere ferita? La sua essenza non contiene qualcosa di invulnerabile, di indistruttibile?
Sento chiaramente che sto camminando su una linea sottile della mia ricettività. Nella mia apertura, posso anche essere rapidamente portato via, trascinato in un vortice di attivismo, di azione esteriore, posso perdere rapidamente il mio equilibrio interiore. Solo quando sto fermamente nel mio centro, in intima connessione con il principio del Tao, posso agire con decisione e potenza all’esterno.
Rispettare il sacro
Il capitolo 29 del Tao Te Ching afferma:
Quando l’essere umano vuole perfezionare il regno attraverso le azioni,
io presagisco che non vi riuscirà.
Il regno è un’arca sacrificale,
sulla quale non è permesso salire.
Se ci si sale, la si affonda.
Se si cerca di afferrarla, la si perde.
Nelle sue spiegazioni del Tao Te Ching, nel libro La Gnosi Cinese, Jan van Rijckenborgh descrive che il regno, la creazione è allo stesso tempo
la Terra in quanto pianeta, il luogo in cui la forma della personalità umana si deve manifestare. Inoltre il regno è anche il Cielo-Terra, la reale dimora di Dio, che Egli ha assegnato all’umanità come dimora per la manifestazione del vero essere umano secondo lo Spirito, l’anima e il corpo. Dovete vedere la Terra e il Cielo-Terra come “due in uno”. Così, uniti e connessi in modo inscindibile, costituiscono il regno.
Il sacro vaso sacrificale di cui si parla nel Tao Te Ching è un simbolo simile al sacro “vaso di miscelazione” descritto da Ermete Trismegisto nel Corpus Hermeticum. È la “duplice unità” della terra-terrena e del cielo-terra. Questo vaso di miscelazione è un luogo di incontro: da un lato c’è il potere sacrificante del divino, che invia i suoi messaggeri come Lao Tzu, Ermete Trismegisto, Buddha o Gesù Cristo. Dall’altro ci sono tutti gli esseri umani che desiderano diventare veri esseri umani, testimoni corporali dello Spirito. Fin dall’inizio, le monadi, le scintille di Dio nelle profondità degli esseri umani, si riferiscono a questo glorioso potere divino del santo vaso del sacrificio.
Ora si tratta del fatto che la personalità […] diventi un vero strumento al servizio della monade, al servizio di questo sacro potere divino. (Jan van Rijckenborgh)
In questo atteggiamento posso assumermi la responsabilità per la natura fisica e sacra della terra. La vita fisica e quella spirituale sono intimamente intrecciate e non devono essere separate. Lo Spirito vuole connettersi con la materia (la mater, la madre). La vita quotidiana e la vita spirituale fluiscono l’una nell’altra. Ogni mia reazione, ogni mia espressione di vita è significativa e testimonia il mio essere cosciente.
La natura aspetta la nostra devozione
Questo essere cosciente nutre ed energizza l’intera creazione con tutti i regni della natura. Ogni più piccola e apparentemente insignificante devozione alla creazione, alle pietre e ai minerali, alle piante, agli animali, ai miei simili, entra nell’anima del mondo come vibrazione.
Divento consapevole: l’unità divina della vita è dentro di noi e intorno a noi. Quando camminiamo in silenzio nella natura possiamo sentire il battito del cuore della vita e il miracolo che ne deriva. I nostri passi diventano passi di ricordo.
Possiamo, per così dire, camminare in una “via sacra”, se ad ogni passo che facciamo sentiamo il legame e la nostra gratitudine con la terra sacra. Possiamo incontrare il sacro, con stupore e meraviglia, ascoltando il coro mattutino degli uccelli e provando una profonda gioia di vivere. Di notte, le stelle possono ricordarci ciò che è eterno e infinito in noi e nel mondo. E la meraviglia dell’alba può risvegliare in noi la vitalità di nuovi inizi.
Riusciamo a stabilire una connessione viva con il nostro cuore spirituale e con il cuore del mondo? Ci sentiamo davvero parte di questo pianeta bellissimo e allo stesso tempo sofferente? Possiamo sentire il suo bisogno?
Allora questa connessione diventa potente e vitale, un flusso vivo che scorre dal nostro cuore e abbraccia tutta la vita. Allora siamo in grado, sulla base dell’unità cuore-testa, non solo di ripensare, ma anche di sentire di nuovo la nostra connessione con la creazione, la duplice-unità di terra-terrestre e cielo-terra. L’amore totalizzante che trascende ogni comprensione vuole fluire attraverso di noi nella materia e renderci co-creatori responsabili, “volti di Dio”, “essere umani cosmici”.