Mi sentivo in mezzo alla terra umida:
Il fango stesso.
Poi mi sono scoperto come un seme:
Ho iniziato a crescere.
Sono salito a qualcosa che non capivo
e più mi elevavo,
più sentivo il bisogno di usare quella terra umida.
Era come se quel fango mi nutrisse e mi facesse crescere.
Ho cominciato a prendere forma.
Ero uno stelo, ero una foglia.
E più mi alzavo, più sentivo il bisogno
di usare quella terra umida.
Avevo la sensazione
che c’erano altri come me,
nella stessa situazione.
Li ho visti.
E le nostre radici, in mezzo a quella terra umida,
si sostenevano a vicenda:
così connesse che ci siamo sentiti uno.
Eravamo stelo, eravamo foglia, eravamo fiore.
E la terra umida cominciò a perdere il suo aspetto fangoso.
Siamo cresciuti insieme: io e gli altri.
I nostri petali coprivano la terra umida con i loro colori
e con un profumo che trascende ogni comprensione,
riverberando per miglia, miglia di distanza da noi.
Eravamo alberi.
O, forse, continuazioni l’uno dell’altro.
Eravamo stelo, eravamo foglie, eravamo fiori, eravamo frutti,
saldi in piedi in quella terra umida, che ci ha nutrito
con qualcosa che ci ha elevato.
I nostri dolci frutti hanno nutrito le più svariate specie di esseri
che hanno propagato i nostri semi per miglia intorno:
eravamo ovunque.
Eravamo steli, eravamo foglie, eravamo fiori, eravamo frutti.
Eravamo Tutto.
E in quel Tutto, eravamo anche il Nulla:
né seme, né stelo, né foglie, né fiori, né frutti.
Senza definizione.
Ovunque.
Semplicemente eravamo.