C’è un tema che accompagna l’umanità nel suo viaggio attraverso il piano materiale della vita. Da una prospettiva esterna vediamo che questo tema cambia nei secoli, ma la sua essenza interiore rimane sempre la stessa.
Il Golem è una figura di una leggenda ebraica. Modellato con l’argilla da un rabbino, è stato poi da questi portato alla vita. Noi occidentali potremmo aver acquisito maggiore familiarità con questo tema attraverso un romanzo di Mary Shelley dal titolo: Frankenstein ovvero il moderno Prometeo (1818). Oppure – e questo è più probabile – attraverso i numerosi film basati su questa storia.
Il tema risale a un passato molto antico. Gli esoteristi affermano che una volta c’era un continente chiamato Lemuria. Si racconta che questo vasto continente è affondato nelle profondità dell’oceano circa 850.000 anni fa. L’Australia, il Madagascar e l’Isola di Pasqua sono considerati i resti risparmiati dalle onde.
In un articolo sull’Australia [1], Jan van Rijckenborgh scrive:
«Il corpo, estremamente primitivo e grossolano, era privo di potere mentale, tuttavia queste personalità animalesche erano abitate da monadi o esseri celesti che – per il 90% – si trovavano ancora nel campo di vita originale. Una parte dell’umanità originaria, in quel periodo, doveva ancora completare la discesa nel mondo materiale, l’involuzione. L’essere umano celeste non era ancora del tutto caduto, Prometeo non era ancora completamente incatenato. Tali creature animali erano infaticabili utensili, giocattoli, strumenti con cui egli maneggiava la materia grossolana del mondo della dualità: la dialettica.
Questi animali schiavi realizzavano, nella misura in cui la materia lo permetteva, i compiti stupefacenti e bizzarri impartiti dalle loro monadi. Essi costruirono enormi città dalle strane forme e scavarono grandi statue nella pietra lavica che rappresentavano le monadi».
Possiamo rilevare che a quei tempi una parte dell’umanità era impegnata in un declino della materia: il Lemuriano, come un essere duplice, era il risultato di questa involuzione. Ci si può chiedere: perché hanno fatto questo, perché hanno scelto questo percorso? È davvero la domanda chiave. Bene, sembra che noi come esseri umani abbiamo una spinta interiore per imitare il nostro Creatore. Secondo le nostre radici divine siamo creatori, siamo dei. Ma ora la seconda domanda è: come realizziamo questo potenziale divino? Sembra che a Lemuria sia stato fatto un tentativo di realizzare l’idea del paradiso sulla terra.
Si scoprì tuttavia che la realtà era molto diversa. Cosa è successo? Le forze celesti crearono un veicolo, una personalità materiale, e pensarono che questa creazione si sarebbe sviluppata in un nuovo essere umano divino, un essere umano in cui la monade, il Dio individuale, potesse vivere ed esprimersi. È uno sviluppo comprensibile ma pericoloso, perché la monade non dovrebbe fornire la prova della sua divinità nel mondo materiale. Ha scelto un percorso che non era pensato per lui. La sua struttura fisica, che è tutt’uno con la materia e quindi controllata dalle leggi della materia, ha il dominio su di lui. L’essere celeste è rimasto intrappolato in una casa di carne e non poteva più rivelarsi liberamente. Si è cristallizzato nella sua stessa creazione ed è diventato un’“immagine con gli occhi morti”.
Le statue sull’Isola di Pasqua testimoniano così una certa ironia. La monade era rappresentata nella materia dalla sua personalità Lemuriana, dal robot controllato da lui. Tuttavia, non poteva comprendere di aver registrato il proprio futuro in un testamento di pietra. Non capiva che un giorno sarebbe stato come la sua statua: congelato e non più capace di alcuna attività.
E ora quelle sculture si ergono su una piccola isola che non è stata ancora inghiottita dalle onde dell’oceano. Senza speranza guardano in lontananza, e sembrano aspettare qualcuno che possa a salvarle dal loro destino.
Le misteriose statue dell’Isola di Pasqua parlano alla nostra immaginazione e al nostro subconscio. Sono state anche oggetto di teorie storiche e scientifiche. Tuttavia, secondo una leggenda, queste colossali statue arrivarono un giorno sull’isola da sole. Visto da un punto di vista spirituale, questa leggenda contiene qualche verità. Non era l’uomo di luce celeste che discese e iniziò a sperimentare nel piano materiale della vita? La conseguenza di ciò fu la perdita del suo libero arbitrio e della sua forma divino-spirituale.
È notevole il fatto che un riferimento a Prometeo sia incluso nella citazione di Jan van Rijckenborgh e nel titolo del romanzo di Mary Shelley. Prometeo è una figura della mitologia greca; il suo nome significa: “Colui che pensa in anticipo”. Prometeo rubò il fuoco agli dei e lo diede al popolo, perché pensava che gli esseri umani fossero stati troppo poco dotati durante la loro creazione. Come punizione per la sua ribellione, Zeus lo incatenò a una roccia. Ogni giorno un’aquila rosicchiava il suo fegato, che si rigenerava poi durante la notte. Alla fine Prometeo fu liberato da Eracle, che uccise l’aquila.
A volte le verità spirituali universali sono nascoste nei miti. Abbiamo visto come, nell’era Lemuriana, l’essere umano divino, l’anima spirituale ardente, fosse unito in una creazione materiale per mezzo di un esperimento. Il manas scese dai mondi celesti e si cristallizzò in un essere materiale. Il risultato? Incatenato alle rocce, soffre, ed è divorato dalle forze della natura. Non è difficile capire che noi stessi (il Prometeo incatenato) siamo il risultato di questo sviluppo. Prometeo è incatenato in noi nelle profondità del nostro essere, è la nostra vera identità.
Alcuni paralleli possono essere tracciati tra Prometeo e Lucifero: entrambi sono ribelli e sperimentali. Entrambi sono portatori di Luce, ma il loro fuoco spirituale si inabissa nel tentativo di stabilire un regno terreno. Possiamo quindi vedere che i temi dell’identità e dell’imitazione svolgono un ruolo importante nello sviluppo umano.
Chi sono? Qual è la mia origine? Qual è il mio destino? Quale strada dovrei seguire?
Se qualcuno ti chiede: «Chi sei?» Cosa risponderai?
Nella seconda parte de “Il Golem” esploreremo se la nostra attuale esistenza può fornirci alcuni indizi su queste domande esistenziali.
[1] Pentagramma 2009-1
[1] Pentagram 2008-4