Toc Toc

Un incontro con un nuovo pensiero

Toc Toc

Può essere che il punto da cui osserviamo la realtà distorca il quadro e imponga la propria interpretazione?

Si può pensare che ogni punto di osservazione abbia un ruolo da svolgere, volto a mostrare solo questa e non quella parte del segreto della vita e della morte che ci viene offerto al momento.

Da cosa dipende questo momento?

Dal grado di inquietudine interiore?

Da un desiderio profondo?

Da un bussare silenzioso che viene dal cuore?

O dall’intuizione, dal desiderio di sapere, dalla capacità di distinguere?

O da tutte queste cose allo stesso tempo?

Perché se questo momento ci offre anche solo una micro-intuizione, anche solo una briciola di comprensione, anche solo una leggera brezza di libertà, possiamo in qualche modo evocarlo, provocarlo, invitarlo?

Se, per esempio, il nostro punto di osservazione è un’alta montagna e il nostro oggetto di osservazione è un fiume che serpeggia ai suoi piedi, cosa siamo in grado di osservare e cosa possiamo dire del fiume?

Dove stai correndo, amico?”, dipinto acrilico di Wiesława Żarnowska

Alcuni dicono che se si sta in piedi guardando il fiume dall’alto, si percepisce la sua pace e la sua armonia. Ma solo stando sulle sue sponde si potrà riconoscere la sua natura, comprenderla, vedere le pietre aguzze che sporgono e che tagliano e ammassano le sue acque, e forse scoprire più di un segreto del fiume.

Distogliendo lo sguardo dal fiume, osserviamo una delle isole vicine.
Dal nostro punto di vista è grigia, tranquilla e poco appariscente. Ma se scendiamo un po’ più in basso vedremo che è abitata e brulica di una vita particolare.

Saremo sorpresi di vedere i suoi grigi abitanti identici.
Tutti uguali… teste, braccia, gambe, lo stesso movimento lento e il grigio prevalente ovunque.

E all’improvviso c’è quel momento in cui ci viene data l’opportunità di scoprire il segreto dell’isola.
È questo momento di attenzione e, allo stesso tempo, di profondo desiderio di conoscere la verità, di decifrare il codice della vita che dirige il nostro sguardo verso i dettagli, i luoghi segreti e tutto ciò che è profondamente nascosto.

E allora ci accorgiamo che c’è qualcosa di sconcertante, di inquietante, persino di spaventoso negli abitanti dell’isola. Scopriamo che nel corpo di ogni abitante, al posto del torace con gli organi interni, c’è una gabbia, ma di metallo con spesse sbarre.

Questa vista è terrificante. Preannuncia la schiavitù.
E giustamente…. perché, dopo un attimo di attenzione, vediamo una colomba bianca imprigionata in ogni gabbia.

Gli abitanti grigi non notano queste gabbie per colombe né in loro stessi né negli altri. Vivono la loro vita inconsapevole e solo occasionalmente sono colti da uno strano stato di inquietudine, la cui causa sono i sempre più frequenti colpi leggeri e silenziosi.

Sembrano tutti stampati da un’unica matrice. Sono uguali, identici.
Eppure differiscono in qualcosa, ma questa differenza può essere individuata solo da un osservatore attento, si potrebbe dire un instancabile ricercatore della verità.

E seguendo questo percorso di verità, scopriamo che gli isolani si differenziano solo per lo stato di ogni colomba in gabbia.
Alcune colombe sembrano morte, giacciono immobili con gli occhi chiusi. E nessuno sa se si tratti di sonno o di morte.
Altre muovono leggermente le piume aprendo per un attimo gli occhi, ma ogni movimento provoca loro dolore, così dopo momenti di attività si bloccano nell’immobilità.

Alcune piangono e questo grido straziante tocca i cuori più di tutto.

Da cosa dipende questa condizione di schiavitù?
Cosa succederebbe se rischiassimo di rispondere che questo stato della colomba intrappolata dipende da noi, dal nostro pensiero?

Forse allora, preoccupati per la colomba bianca, spinti da profonda compassione e con l’intenzione di aiutare, rivolgeremmo finalmente l’attenzione al nostro pensiero. Forse allora noteremmo tutto ciò che ci rende schiavi e tutto ciò che è un ostacolo dentro di noi sulla via della liberazione.

E forse allora, nella ricerca di una via d’uscita, inviteremo finalmente un NUOVO pensiero ad entrare, accogliendolo sulla soglia:
“Entra, mettiti comodo, ti stavo aspettando”.

Perché quando si impantanano i vecchi pensieri con i loro programmi prigionieri del passato, è come togliere l’ossigeno a una colomba. E allora essa rimane immobile, immersa in un sonno mortale.

Quando si compete perché si deve essere migliori a tutti i costi, è questo il prezzo che la colomba paga, diventando immobile perché ogni passo che fa nello spazio ristretto della sua gabbia diventa doloroso.

E quando i vostri pensieri sono pervasi dalla paura, la minaccia che vi consuma dentro, allora la colomba bianca diventa grigia e perde la sua forza. E solo la sua lacrima mostra quanto vi state smarrendo.

E quando questa paura si unisce a sua sorella, l’aggressività, diventiamo la causa di più di una lacrima insanguinata.

E se vi cullate nell’amaca delle nozioni sulla vostra incapacità, sulla mancanza di conoscenza e sull’insufficienza in generale, vi state imprigionando nel falso silenzio del vostro comodo non fare, dicendo che non siete ancora pronti.
Che ne dite di iniziare ad agire prima di essere pronti?

La paura e la pigrizia sono certamente ostacoli che possiamo mettere sul podio più alto di tutto ciò che ostacola la nostra vita, che ci impedisce qualsiasi sviluppo, compreso quello più essenziale: lo sviluppo della coscienza. La paura e la pigrizia sono come la porta chiusa di una gabbia che rende schiavo il nuovo pensiero.

Sul podio c’è anche la costante tessitura del passato nel nostro presente, il riesumare sentimenti che sono sorti in noi in situazioni ormai lontane. È la costante evocazione nella nostra mente di persone che sono state semplici spettatori della nostra storia. Si suppone che abbiano fatto la loro parte e se ne siano andati, e noi dobbiamo fare un passo avanti, perché non c’è mai una folla di un’epoca passata della nostra vita.

Si può creare un’altra isola grigia, si può essere il suo abitante comune o addirittura il suo re. Ma sempre, come abitante di quest’isola, si rimane schiavi inconsapevoli.
E si può guardare in quel luogo dove dovrebbe esserci il cuore e vedere con orrore una gabbia d’acciaio con il suo tormentato abitante.

È questo il momento di profonda comprensione in cui si smette di costruire gabbie e si inizia a creare cieli azzurri, riconoscendo e aprendo tutte le vecchie gabbie, facendo uscire nuovi pensieri e ispirazioni luminose, evocando nuova vita.

Si può iniziare semplicemente dicendo addio al passato, perché rimanere bloccati nel passato è come il bacio della morte per ogni nuovo pensiero.

Un nuovo pensiero è una nuova intuizione, una nuova comprensione e la gioia di scoprire questa forza nascente dentro di sé.

E non sono i pensieri che vi fluiscono che contano, ma quelli che invitiamo dentro di noi.

Ogni pensiero ha un creatore. Guardatelo e riconoscete la sua origine.

Poi, in questa attenzione, noterete che improvvisamente appare un NUOVO pensiero.

È mio? No.

È di qualcun altro? No.

Salve, entra, mettiti comodo. Ti stavo aspettando.
Non so da dove vieni, ma so che sei NUOVO.
Non posso parlare di te, ma posso vivere secondo te.

La colomba non dorme più, non piange più, non langue più nella sua prigionia.

Toc toc…
Riprende le forze.
Questo bussare genera inquietudine.
Questa particolare inquietudine dà origine a un desiderio.
Questo particolare desiderio non ha spiegazioni.

Toc toc…
Cosa ti manca così tanto?
Non lo so. A volte questo stato appare come un’onda sotto la quale non si può respirare. A volte apre una porta mai aperta prima.
Stanca, fa male, ma allo stesso tempo alimenta la speranza, non ti lascia riposare.
Grazie per non avermi lasciato solo.
Toc Toc…
Non pensare più così, non pensare alla vecchia maniera. Apri la porta della gabbia al nuovo pensiero.

Alla fine, uno degli isolani sentì questo tranquillo “toc toc”.

Chinò la testa verso il punto da cui proveniva il bussare.

Vide la gabbia e vide il suo abitante.

Come avrei potuto vivere tenendoti prigioniero?

Grazie per il tuo incessante bussare.

Cosa posso fare per te, Amico prigioniero?

Questa domanda sincera, proveniente dall’intenzione più nobile, fa nascere la comprensione.

Ebbene, sì, tutto ciò che devo fare qui e ora è una mossa, il gesto di aprire la porta della gabbia.

È un momento di svolta, un momento determinante della vita.

La colomba vola fuori dalla gabbia e spiega le ali.

Ad ogni battito diventa più bella e scintillante.

Libera e illimitata, da piccola colomba diventa un uccello straordinario e potente.

Che spettacolo mozzafiato.

Il nostro eroe grigio rimane attonito a guardare il volo e la trasformazione della colomba.
Questo è il sapore della felicità che non ha opposti.
È l’incontro con il NUOVO pensiero.
Ha dimenticato la gabbia, l’isola grigia, se stesso.
E solo la colomba non lo ha dimenticato. Si voltò indietro, lo cullò tra le sue ali e, fondendosi l’uno nell’altro, volarono via insieme.
E gli isolani che assistettero a questo evento gridarono:
Dove stai volando?

Possano tutti trovare la risposta a questa domanda.

Condividi questo articolo

Informazioni sull'articolo

Data: Settembre 15, 2023
Autore / Autrice : Małgorzata Karaplios (Poland)
Photo: Art Institute of Chicago at Unsplash CCO

Immagine in evidenz: