Attraverso ogni essere, Dio parla. Forse dovremmo essere abbastanza educati e ascoltarlo. – Hafez
In ogni tempo e luogo gli esseri umani hanno cercato Dio. Indipendentemente dalla latitudine o dal secolo, c’è sempre stato il desiderio di squarciare i veli dell’Inconoscibile, di comprendere i misteri della creazione e, soprattutto, di diventare Uno con la Sorgente.
Questo desiderio non è limitato a una sola tradizione, cultura o epoca. È un movimento universale dell’anima, una spinta verso la completezza, il significato e la riunione divina. È il richiamo che risuona silenziosamente dietro ogni preghiera sincera, ogni poesia mistica, ogni sguardo interiore.
Hafez, il mistico persiano, raccontò una parabola su questo desiderio. In essa, una banda di ladri ruba un diamante raro. All’inizio sono felici, ma quando cala la notte la paura prende il sopravvento. Ogni ladro sospetta che gli altri lo tradiscano e nessuno osa dormire. Il sospetto cresce fino a quando, alla fine, rompono il diamante e il tesoro inestimabile va perduto. Hafez conclude:
La maggior parte delle persone è negata in matematica,
e fa questo a Dio:
Divide ciò che è un’Unità Indivisibile […]
Un altro insegnamento fondamentale di Hafez recita:
Attraverso ogni essere,
Dio parla.
Forse dovremmo essere abbastanza educati
e ascoltarlo
Incoraggiati da parole così belle, ogni ricercatore può intraprendere un viaggio, una ricerca del Divino, spinto da un profondo desiderio di ascoltare la Sua Voce. Eppure, questo viaggio richiede qualcosa da noi: coraggio, pazienza e, soprattutto, la volontà di cambiare.
Una classica allegoria di questa ricerca si trova in una delle opere più rinomate della letteratura sufi, “La conferenza degli uccelli” di Fariduddin Attar, poeta e farmacista persiano del XII secolo. L’opera di Attar ha ispirato Rumi, Hafez e molti altri poeti sufi.
La storia inizia con un raduno di uccelli, convocati dall’upupa, che simboleggia il murshid o guida spirituale. Gli uccelli sono smarriti, incerti e pieni di desiderio. Hanno sentito parlare dell’Immortale, Simurgh, il Re dei Re che governa tutta la vita. Insieme, decidono di cercarlo e di porgli le domande essenziali dell’esistenza.
Il loro viaggio è arduo. Devono attraversare sette valli, ognuna piena di sfide. Non tutti gli uccelli sono disposti a intraprendere il viaggio. Alcuni rifiutano di lasciare la famiglia. Altri temono l’incertezza o sono sedotti dalla bellezza lungo il percorso. Ogni uccello offre una ragione, che riflette le nostre esitazioni. Alla fine, solo trenta uccelli raggiungono l’ultima valle, dove trovano un magnifico palazzo, ma nessun re.
Cercano in ogni sala e corridoio finché non trovano uno specchio. Lì, guardando il proprio riflesso, comprendono la verità: loro sono Simurgh. Il divino era dentro di loro fin dall’inizio. In persiano, sī murē significa “trenta uccelli”.
Questa rivelazione non è solo simbolica, ma riflette la verità più profonda del percorso interiore: il ricercatore e il Ricercato non sono separati. Esaminiamo ora queste sette valli, le tappe che un Viandante deve attraversare nel percorso di ritorno al Sé.
1 La Valle della Ricerca
Qui, il Viandante abbandona tutti i dogmi, le credenze e i dubbi. Anche il primo passo può essere difficile. Il maestro sufi Sachal Sarmast disse:
Il tuo primo dovere [sul sentiero] è abbandonare la fede, l’incredulità (…) e tutte le religioni.
Siamo pronti a lasciar andare ciò in cui crediamo? Ad allentare la presa sulle nostre convinzioni e lasciarci alle spalle anche i nostri dubbi? Il percorso della vera conoscenza inizia con il disimparare, mentre ci si allontana gradualmente dal mondo. È l’inizio del processo di svuotamento di sé stessi, per poter ricevere.
2 La Valle dell’Amore
In questa valle, la ragione viene lasciata alle spalle. L’amore diventa l’unica bussola. Non si tratta di amore romantico o sentimentale, ma di una fiamma divorante e trasformatrice che brucia l’ego.
Amir Khusrau Dehlavi, il grande poeta-musicista indiano, scrisse:
O Khusrau!
Il fiume dell’amore scorre in direzioni strane.
Chi vi si tuffa annega, e chi annega raggiunge l’altra sponda.
Senza fiducia nell’obiettivo finale, non possiamo iniziare. Per entrare nell’amore, dobbiamo avere fiducia in Dio. Questa fase è spesso caratterizzata da estasi, sofferenza e resa.
3 La Valle della Conoscenza
Qui la conoscenza mondana diventa inutile. Si risveglia una nuova intelligenza intuitiva, che permette al Viandante di percepire l’ordine divino che sta alla base dell’esistenza.
I limiti del pensiero razionale vengono smascherati e il ricercatore inizia a vedere con gli occhi del cuore. La vera conoscenza nasce dall’amore. Dove c’è amore non c’è “io”.
Non si tratta più di accumulare informazioni, ma di sperimentare la saggezza.
4 La Valle del Distacco
Tutti i desideri e gli attaccamenti mondani svaniscono. Questo è il regno del “morire e diventare” consapevole.
Un maestro sufi lo descrisse con una metafora:
Il distacco è come una bambina che ama la sua bambola. La porta ovunque, se ne prende cura, le prepara persino un letto e un passeggino. Ma un giorno si rende conto che la bambola non può parlare. La mette da parte e sceglie di giocare con bambini veri.
Così è per noi. Superiamo ciò che un tempo ci affascinava. La parte più difficile è non credere che stiamo perdendo qualcosa.
Quando creiamo uno spazio interiore, facciamo posto a Dio. Eppure, questa valle può essere fonte di dolore. Richiede il coraggio di sopportare il vuoto interiore e resistere all’impulso di tornare a false comodità.
5 La Valle dell’Unità
Qui, il Viandante vede che tutto è interconnesso. Dio è al di sopra dell’armonia, della molteplicità e persino dell’eternità. Questo è uno stadio di pazienza, calma e abbandono.
Attar scrive:
Chiunque svanisce in Lui, si libera da se stesso.
Perché se fosse in se stesso, non sarebbe in Lui.
Distruggi, ma non parlare di rassegnazione;
Dai la tua vita, ma non contarla!
Non conosco felicità più grande
Di quando una persona si arrende e perde.
La dualità comincia a dissolversi e l’anima intravede un’armonia superiore. L’illusione della separazione svanisce.
6 La Valle dello Stupore
Qui, il Viandante è sopraffatto dalla bellezza dell’Amato. Lo stupore sostituisce la comprensione. Ciò che prima aveva senso ora non lo ha più. Ciò che prima era d’aiuto ora può essere d’intralcio.
I livelli di consapevolezza cambiano continuamente. Le certezze vengono ribaltate. L’anima impara a navigare non attraverso la logica, ma alla luce della devozione e della fiducia.
Come disse Cristo:
Chi perderà la propria vita per amor mio, la troverà.
Questo smarrimento non è confusione, ma stupore. È il momento in cui l’anima si rende conto di quanto è piccola e di quanto è vasta la verità.
7 La Valle dell’Annientamento
Il Sé si dissolve. L’io scompare. Il tempo, la sofferenza e la separazione svaniscono. Il Viandante diventa un vaso vuoto attraverso il quale Dio può dimorare. L’illusione dell’identità si dissolve.
Rumi scrive:
Nessun amante cercherebbe l’unione
se anche l’Amato non la cercasse.
In questo stato finale, non c’è più distanza tra il cercatore e il Ricercato. Dio lo ha trovato, e lui ha trovato Dio.
La luce si fonde nella luce.
Una goccia ritorna nell’oceano.
Non c’è più “io” o “tu”.
C’è UNITÀ.
Qui finisce il viaggio, ma non la vita. Perché nell’unità più profonda, l’anima ritorna al mondo trasformata, non per sfuggirlo, ma per irradiare quella presenza silenziosa che non ha altro nome che amore.