La pronoia è un atteggiamento nei confronti della vita molto popolare oggi tra le persone che percorrono un cammino spirituale. È definita come l’opposto della paranoia e come la convinzione che l’intero universo stia cospirando per il nostro bene.
Questa convinzione è corretta o contiene qualcosa di falso?
Esaminare l’etimologia della parola “pronoia” e l’antica tradizione misterica da cui deriva, ci permetterà di rispondere a questa domanda. Nel corso della storia, il significato di questa parola è cambiato. Conoscere i fenomeni particolari che vi si celano ci permetterà di comprendere meglio l’essenza del cammino spirituale.
Questa parola deriva dalla lingua greca ed è composta da due parti: il prefisso “pro” che significa prima e la parola “nous” che significa pensiero o mente. Da questa connessione emerge la nozione di un fenomeno o stato di coscienza che esiste al di sopra della mente e del pensiero. Pronoia, in greco, può anche significare provvidenza, profezia, predizione o sicurezza. La conclusione è che qualcuno può possedere queste qualità come attributi o livelli di coscienza.
La parola “pronoia” si incontra quando si studia la mitologia greca. È uno dei due nomi della ninfa marina Esione Pronoia, figlia di Oceanide e moglie di Prometeo. Pronoia era anche un altro nome attribuito alla dea Atena.
Questo termine si trova poi in diversi apocrifi gnostici appartenenti alla Biblioteca di Nag Hammadi, tra cui “L’Apocrifo di Giovanni”, “Il Vangelo degli Egiziani” e il testo neoplatonico “Zostrianos”.
Questa parola, presa in prestito dal greco, è diventata anche una rappresentazione del sistema feudale che ha prevalso dall’XI secolo nell’Impero bizantino, comprese Bulgaria, Macedonia e Serbia. Questo sistema fu introdotto a Bisanzio durante il regno dell’imperatore Costantino IX Monomaco (1042-1055) e consisteva nel concedere a cittadini di spicco terre o proprietà in cambio del servizio militare, compreso il diritto di riscuotere le tasse dalla popolazione che abitava quelle terre.
Oggi il termine viene utilizzato in psicologia per descrivere l’equivalente “positivo” della paranoia. È stato riportato alla ribalta nel 1982 dal sociologo Fred Goldner. Come concetto, differisce leggermente dall’uso attualmente diffuso presentato all’inizio di questo articolo, perché, in primo luogo, si riferisce principalmente alle relazioni interpersonali e, in secondo luogo, comprende l’intero spettro del suo significato, ossia come approccio che può essere costruttivo o, se portato all’estremo, distruttivo e dannoso, a seconda della sua intensità.
In questo articolo faremo riferimento ai vari significati di questa parola nel contesto del cammino interiore e cercheremo di rispondere alla domanda posta all’inizio.
Pronoia degli gnostici
Cominciamo con i testi della Biblioteca di Nag Hammadi. In questi scritti gnostici troviamo una continuazione del pensiero delle antiche scuole misteriche sul processo di liberazione dalla materia, la morte simbolica del vecchio uomo e la rinascita del nuovo. Questo processo è l’essenza senza tempo del cammino spirituale.
Pronoia è intesa in questi contesti come il volto femminile di Dio, la forza divina benevola che mantiene il mondo in ordine; la Provvidenza, la prima rivelazione della Fonte invisibile, il riflesso della sua Luce e della sua Saggezza; il grembo dei pensieri del Padre, il primo potere da cui emergono ulteriori emanazioni; la coscienza che supera la mente. Insieme allo Spirito vergine, crea un essere chiamato Metropator – la Madre-Padre.
Nell'”Apocrifo di Giovanni”, Pronoia è identificata anche con Protonoia – il primo pensiero del Padre ed Epinoia, il riflesso, il pensiero che viene dopo, e la luce divina che era nascosta nell’uomo terreno. È anche rappresentata come la figura del salvatore, come il potere di Cristo. È il potere che viene a liberare l’uomo caduto dalla schiavitù della materia. Nel mondo dei nostri antenati c’era la convinzione che il mondo materiale fosse stato creato senza la partecipazione dello Spirito, quindi pieno di sofferenza e imperfezione.
Nell’Apocrifo di Giovanni leggiamo:
Io sono la Provvidenza di ogni cosa. Sono diventato come i miei figli umani. Sono esistito fin dal primo momento. … Dimoro nella luce. Sono la memoria della Provvidenza. Sono entrato in mezzo alle tenebre. Sono arrivato nella parte più profonda degli inferi. Ho lasciato che il mio volto si illuminasse. Pensando alla fine del loro tempo. Sono entrato nella loro prigione. Il corpo è quella prigione.
Ho gridato: “Chiunque ascolti, si alzi dal suo sonno profondo”! E il dormiente si è svegliato e ha pianto. Asciugando lacrime amare diceva: “Chi mi chiama? Da dove viene la mia speranza mentre giaccio nel profondo di questa prigione?”
“Sono la Provvidenza della pura luce”. Risposi: “Sono il pensiero dello Spirito Vergine che ti eleva a un posto d’onore. Alzati! Ricorda ciò che hai sentito. Rintraccia le tue radici in me, il Misericordioso. Guardati dai demoni della povertà. Guardatevi dai demoni del caos. Difendetevi da tutti coloro che vogliono legarvi. Svegliatevi! Rimanete svegli! Risorgete dalle profondità del mondo sotterraneo!”
L’ho sollevato. L’ho sigillato con la luce/acqua dei sette sigilli; la morte non ha più potere su di lui. Ascendo di nuovo al regno perfetto.
Il frammento citato sopra dice che la Divina Potenza dell’inizio non abbandona la luce presente nell’uomo dopo che è stata imprigionata nella materia. Scende nel centro delle tenebre, nella prigione del corpo fisico. Ricorda all’uomo la divinità nascosta in lui, lo istruisce, lo sigilla con la luce/acqua dei sette sigilli, lo innalza a un posto d’onore, lo libera dalla morte e lo conduce al “regno perfetto”, al regno di Dio.
Nelle antiche scuole misteriche e nei testi dei primi cristiani, che avevano un carattere gnostico e di cui troviamo tracce nella Bibbia, veniva trasmessa la conoscenza dell’elemento divino nascosto nel cuore umano. Il più delle volte veniva chiamata scintilla. Nell’Apocrifo di Giovanni si parla di Epinoia, o radice. Questo elemento divino si trova in un luogo speciale del cuore, ricolmo della sostanza originale, della primordiale, intelligente e divina forza della Luce, che possiamo chiamare pronoia come nell’Apocrifo di Giovanni. È come un seme luminoso dal quale la divina “Pigera Adamas” – l’originale essere umano perfetto – può rinascere nel settemplice processo di liberazione (il sigillo con la luce/acqua).
Pronoia come sistema feudale
Nell'”Apocrifo di Giovanni”, oltre alla Pronoia intesa come Potere Divino, troviamo anche una menzione di un’altra pronoia, che era un potere (il secondo arconte) creato da Yaldabaoth: la personificazione dello spirito del mondo decaduto e peccaminoso della materia. Possiamo concludere che questa seconda pronoia era un’imitazione terrena della Provvidenza e della Saggezza luminose.
Nella pronoia, intesa come sistema feudale medievale in vigore a Bisanzio e in alcuni altri Paesi, troviamo una simile imitazione. Sotto questa parola c’è la sicurezza materiale che l’uomo ottiene dal sovrano a costo di un enorme sacrificio. Utilizzeremo questo esempio come pretesto per riflettere sulle condizioni sociali che da secoli plasmano la coscienza umana, o meglio sulla coscienza che plasma tali condizioni sociali.
Nel mondo in cui viviamo, c’è stata una divisione in classi dominanti e classi oppresse fin dall’inizio dei tempi, descritta con una potente espressione nel film “Cloud Atlas”: “I deboli sono carne, i forti mangiano”. La matrice dell’ordine socio-economico della realtà terrena sembra basarsi sul concetto di scarsità (“sulla terra non ci sono abbastanza risorse per tutti”), da cui emergono comportamenti come la lotta per la sopravvivenza, la competizione e lo sfruttamento dei più deboli da parte dei più forti. È una “catena alimentare” sociale in cui la ricchezza è distribuita in modo ineguale, in cui alcuni sono ricchi oltre misura, mentre altri, nonostante il loro duro lavoro, hanno a malapena da mangiare.
Se ci riferiamo a pronoia pensando all’antico sistema sociale, vediamo una classe dirigente che, in quanto presunta proprietaria dello Stato, divideva tra i suoi sudditi favoriti le sue terre, in cambio di servigi di guerra, cioè del rischio della propria vita. Questi ultimi, quando se lo erano meritato, ricevevano la proprietà della terra e spesso il diritto di gestire le persone che vi abitavano, traendo profitto dalla loro energia e dal loro lavoro.
Abbiamo quindi una piramide sociale composta da padroni e schiavi, in cui i padroni di alcuni erano gli schiavi di altri. E quelli che erano i padroni di tutti i padroni, non erano forse anche schiavi? Un padrone non è forse colui che, per sopravvivere o stare bene, deve nutrirsi dell’energia degli altri, conquistare nuovi Paesi e nazioni e derubarli con la forza? Quale mancanza deve esserci nella coscienza di un essere che non ha mai abbastanza e vive della miseria degli altri? E quanto deve dipendere dai suoi donatori?
Si può quindi concludere che chi si trovava in cima alla piramide era schiavo tanto quanto chi si trovava in basso. Abbiamo quindi due poli, quello materiale e quello della coscienza; entrambi esprimono l’unico senso fondamentale di povertà, di “mancanza”. Qui vediamo che in questa coscienza c’è un’assenza di Spirito – il principio che unisce Saggezza, Amore e Vita.
Se guardiamo alla storia del mondo, notiamo che, nonostante gli sconvolgimenti sociali e gli apparenti cambiamenti nei sistemi politici, questo ordine piramidale è sempre esistito. Vediamo come i tentativi di creare un mondo perfetto, felice e libero dallo sfruttamento, falliscano ripetutamente.
Paranoia e pronoia
Perché, nonostante gli sforzi delle migliori menti e di quasi tutta l’umanità per tanti secoli, non siamo riusciti a creare un mondo buono e giusto? È perché la nostra coscienza manca di Spirito?
Oggi, nell’Era dell’Acquario, vengono alla luce molte nuove informazioni sugli esseri che governano il nostro mondo e sulle loro azioni. Queste conoscenze hanno acquisito il nome generale di “teorie della cospirazione”, a causa della convinzione che i veri e invisibili governanti di questo mondo abbiano cospirato e complottato per secoli per mantenere l’umanità nell’ignoranza e nella schiavitù. A prescindere dalla verità, il fatto è che tutto ciò che ci circonda è stato creato da noi stessi.
Concentrarsi sulle minacce create dagli altri, i cosiddetti “loro” – percepiti come gli architetti neri del mondo moderno – può portarci alla paranoia e a un’opprimente paura delle loro prossime mosse. D’altra parte, ignorare il fatto che viviamo in un mondo imperfetto in cui, oltre alle forze benevole e sostenitrici della vita, agiscono anche forze che promuovono la degenerazione e la distruzione attraverso le persone, favorisce una certa forma di negazione, che può essere descritta come una forma estrema di pronoia.
La pronoia, in questo senso, si riferisce alla convinzione esagerata che gli altri ci vogliano bene, pensino bene di noi, ci amino, ci ammirino, si stupiscano di noi. Può essere una forma di negazione che rappresenta una strategia di sopravvivenza dell’ego umano. La sua base è l’essere cresciuti e vissuti in un ambiente caratterizzato dal trattare le persone come oggetti e dal considerare i loro valori solo in base alla capacità di entrare in ruoli socialmente desiderabili, di svolgere compiti richiesti e di fornire energia al sistema. La pronoia è intesa qui come incapacità di valutare accuratamente la situazione, che può essere una variante della convinzione narcisistica della propria unicità.
Il punto di partenza della paranoia e della pronoia estrema è il porsi in una posizione di dipendenza dagli altri. Mentre la persona paranoica ritiene che la colpa della sua infelicità sia degli altri, il pronoico narcisista ritiene che gli altri siano la fonte della sua felicità. Entrambi rifiutano, in modo estremo, di partecipare alla creazione della propria realtà e di assumersi la responsabilità della qualità della propria vita. Questa tendenza inconscia favorisce il rafforzamento dell’ego, inteso come falsa identità. Nel paranoico, l’ego si nutre delle energie di essere una vittima. E nel caso del pronoico, si nutre dell’idea dell’ammirazione altrui nei suoi confronti.
La conoscenza della paranoia è comune ed è nota da molto tempo, a differenza della pronoia, che è stata identificata da Fred Goldner all’inizio degli anni ’80 come determinante psicologica. Per spiegare meglio cosa la scienza intende con questo fenomeno, utilizzeremo un esempio fornito da Laurence J. Kirmayer della McGill University. Nel suo studio intitolato “Paranoia and Pronoia: The Visionary and the Banal” cita un esempio di W. Bonime (1979), in cui una donna era assolutamente convinta di essere irresistibilmente attraente per l’altro sesso. Per dimostrarlo al suo psichiatra, descrisse una situazione in cui era stata “abbordata” da un bell’uomo. Quando la vedeva, l’uomo la seguiva a distanza, poi la raggiungeva, le faceva i complimenti per il suo aspetto e la invitava a bere qualcosa. Quando lo psichiatra le chiese come si fosse accorta che l’uomo la seguiva, rispose che continuava a voltarsi e a lanciargli un’occhiata. Completamente inconsapevole del fatto che il suo comportamento potesse essere percepito come seduttivo, continuava a credere di possedere il potere di attrazione.
Nel film del 1997 “Creature selvagge”, il personaggio di Jamie Lee Curtis descrive il personaggio di Kevin Kline come eccessivamente “pronoide”, dicendo: “Significa che, nonostante tutte le prove disponibili, pensi davvero di piacere alla gente. La tua percezione della vita è che sia una lunga cena di beneficenza in tuo onore, con tutti che fanno il tifo per te e vogliono che tu vinca tutto. Pensi di essere il principe”.
La pronoia in senso psicologico è un atteggiamento che, se si manifesta con minore intensità, è talvolta costruttivo. Diventa patologica quando consiste nel negare con paura l’esistenza del male nel mondo. Oppure quando una persona, completamente priva di capacità di discriminazione, non riesce a percepire le intenzioni ostili degli altri e prende tutto per oro colato. O quando una persona con una bassissima autostima e tratti narcisistici, utilizza la convinzione della propria unicità a scopo compensatorio.
Ciò che i paranoici e pronoidi narcisistici hanno in comune è l’incapacità di empatia con gli altri esseri umani. Ciò comporta una mancanza di autoconsapevolezza, l’incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e di proiettare l’intera prospettiva sugli altri.
Se guardiamo attentamente a noi stessi, possiamo scoprire nella nostra psiche tendenze e comportamenti che possono essere riassunti sotto la definizione di lievi sfumature di paranoia o pronoia. Torneremo su questo argomento più avanti nell’articolo.
(Continua in Parte 2 )