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Esione Pronoia – moglie di Prometeo
Il nome di questa dea si può tradurre come “Conoscenza profetica”, mentre il nome di Prometeo può essere tradotto come “Colui che riflette prima”. Negli insegnamenti gnostici, questo semidio è una rappresentazione della coscienza decaduta (“luciferina”) dell’uomo. Non si tratta della consapevolezza di un piccolo gruppo di persone che crede in un diavolo con le corna, ma del livello di sviluppo in cui si trovava l’umanità nell’era post-atlantidea.
Prometeo era un titano che rubò il fuoco al Dio Sole e lo utilizzò per animare un uomo fatto di sostanza terrestre e dotato di attributi animali. Lo fece contro la volontà degli dèi, che volevano distruggere la razza imperfetta e litigiosa degli ingrati terrestri. Donando il fuoco al popolo, comandò loro di usarlo per adorare gli dèi e di servirsi l’un l’altro in modo disinteressato. Tuttavia, nel loro egoismo e nella loro ignoranza, gli umani cominciarono a usare il fuoco come un’arma, bruciandosi a vicenda le case e temperando l’acciaio con cui costruivano spade e armature. Con il loro comportamento, si attirarono addosso l’ira degli dèi sotto forma di Pandora, inviata dai cieli e portatrice di un vaso di disgrazie. Pandora divenne la moglie di Epimeteo, fratello di Prometeo. Epimeteo, il cui nome significa “Colui che riflette dopo”, aprì il vaso di Pandora, facendo riversare sulla Terra tutte le disgrazie possibili.
Come punizione per i suoi misfatti, Prometeo fu incatenato a una roccia e ogni mattina un vorace avvoltoio veniva a strappare e divorare il suo fegato, che durante la notte ricresceva. Questo doveva durare fino a quando l’umanità non avesse imparato a fare un uso corretto del fuoco sacro che le era stato donato. Questa profezia si realizzò grazie all’eroe solare Ercole, che rappresenta la coscienza interiore del Sole spirituale. Ercole salì sulla montagna, uccise l’avvoltoio con una freccia e liberò Prometeo dalle sue catene.
Questo mito greco ha una grande profondità. Prometeo con Esione Pronoia, ed Epimeteo con Pandora, sono quattro personaggi che rappresentano un’allegoria della nostra capacità creativa umana: i nostri pensieri, le nostre parole e la nostra immaginazione. Per secoli abbiamo cercato senza successo di creare un paradiso sulla Terra utilizzando questa capacità. Lo facciamo separati dallo Spirito. Creiamo varie ideologie nella nostra mente, che poi cerchiamo di mettere in pratica.
Esione Pronoia, in quanto moglie di Prometeo, può essere considerata una rappresentazione della nostra coscienza senza spirito, che è solo un’imitazione della vera saggezza divina. La “saggezza” umana riguarda la sicurezza materiale e la realizzazione dei propri desideri egocentrici. Esione Pronoia è la coscienza che precede l’attività mentale limitata simboleggiata da Prometeo. È il “grembo” in cui nascono le sue immagini mentali e il principio che le rivela. All’inizio una persona agisce, mette in pratica le sue idee e sembra che tutto vada secondo i piani. I suoi pensieri positivi e le sue aspettative si realizzano, sperimenta la gioia e ottiene i profitti che sognava. Tuttavia, poiché la sua coscienza è priva di Spirito e “manca” di vera saggezza, ciò che ha creato, che doveva essere buono, alla fine si trasforma nel suo contrario. Pandora entra con un vaso pieno di sofferenza e dolore e l’uomo si trova di fronte alle conseguenze della sua creazione. Poi appare il marito di Pandora, Epimeteo, l’aspetto della coscienza responsabile della capacità di trarre conclusioni. Può essere definito “saggio col senno di poi”.
Quando l’aspetto di Epimeteo ha accumulato abbastanza esperienze dolorose, una persona si rende conto dei limiti della sua coscienza e delle sue capacità. Spesso si verifica una svolta e l’uomo, nella sua impotenza, si apre a qualcosa di più elevato di lui. Diventa meno difensivo e permette inconsciamente a “Ercole”, il principio divino nascosto nel suo cuore, di agire. È una forza intesa dagli iniziati come il sole interiore, perché, come il Sole che vaga nello Zodiaco, illumina i dodici aspetti zodiacali della personalità umana e la libera dall’influenza dell’ignoranza.
Nel mito di Prometeo ed Ercole troviamo un’allegoria della caduta dell’uomo e della sua capacità di tornare alla sua antica divinità. Iniziati come H.P. Blavatsky, Rudolf Steiner e Max Heindel ci hanno trasmesso la conoscenza dell’involuzione della coscienza umana, della sua immersione nei livelli più densi della materia e del graduale percorso evolutivo verso uno stato superiore. L’intero processo, della durata di innumerevoli anni, in cui l’uomo torna ad essere un essere perfetto collegando cielo e terra, si svolge in sette fasi di iniziazione: i periodi di Saturno, Sole e Luna, che abbiamo già superato, e il periodo della Terra che stiamo vivendo attualmente; poi ci sono i periodi di Giove, Venere e Vulcano, che sono ancora davanti a noi. Il nostro obiettivo è raggiungere la coscienza del Sole spirituale, rappresentato da Vulcano.
Pronoia come atteggiamento positivo e capacità di profetizzare
Come abbiamo accennato all’inizio, la parola “pronoia” è oggi utilizzata anche per descrivere un atteggiamento positivo nei confronti della vita, derivante dalla convinzione che l’intero universo lavori per far star bene le persone. Si può dire che questo atteggiamento e i suoi presupposti sono l’opposto delle teorie del complotto.
Questo approccio si basa sulla gratitudine e sul concentrarsi su tutte le cose positive che ci accadono nella vita. Chi professa la pronoia crede che: “… tutto il creato mira a inondarci di benedizioni. La vita è innamorata di noi – sfacciatamente e consapevolmente innamorata di noi. L’universo ci dà sempre ciò di cui abbiamo bisogno, esattamente quando ne abbiamo bisogno. I venti e le maree sono sempre a nostro favore. Il fuoco e la pioggia lavorano insieme per eliminare il nostro dolore e la nostra tristezza. Il sole, la luna e le stelle ricordano i nostri veri nomi e i nostri antenati pregano per noi mentre sogniamo. Abbiamo angeli custodi, innumerevoli insegnanti, provocatori con disegni per liberarci, aiutanti e salvatori che non possiamo nemmeno immaginare, e fratelli e sorelle che vogliono che sbocciamo e cresciamo”.
L’attrice Susan Sarandon ha dichiarato a proposito della pronoia: “Devi solo presumere che l’universo stia lavorando per te, non contro di te. Penso che più te lo aspetti, più le cose funzionano”.
Un atteggiamento così positivo verso tutto ciò che ci accade aiuta a dissolvere il “dolore” che spesso fa parte del nostro corpo astrale. Il dolore del corpo astrale ci fa desiderare inconsciamente la sofferenza, la tristezza e persino la rabbia. Ci nutriamo di reazioni che portano con sé queste qualità e quindi siamo costantemente infelici. Inoltre, la pronoia è un percorso che permette di entrare in risonanza con la vita, di stare nell’accettazione e di imparare le lezioni che si presentano.
Tuttavia, questo approccio sembra aver tralasciato un’importante verità che è alla base della saggezza esoterica senza tempo. Si tratta della consapevolezza che l’uomo è un essere duplice. Da un lato, apparteniamo alla natura, abbiamo un corpo fisico transitorio e gli istinti ad esso collegati, e dall’altro, abbiamo una scintilla, un potenziale divino, un seme di natura ultraterrena da cui possiamo rinascere come esseri eterni e perfetti. C. G. Jung scrisse: “Quando i mistici scendono nel profondo del loro essere, trovano nel loro cuore l’immagine del sole, trovano la forza vitale che chiamano sole”.
Lo scopo dell’esistenza umana è liberarsi dal potere degli istinti, degli attaccamenti, delle passioni, dell’ignoranza e dell’imperfezione grazie al potere di questo Sole interiore. Il nostro universo è stato abbracciato e impregnato dei poteri della Pronoia e si può dire che qui tutto cospira per il bene dell’uomo. Bisogna però notare che questo riguarda l’uomo interiore, divino, e non l’uomo naturale. Continueremo a soffrire finché non capiremo che, in quanto esseri naturali, dobbiamo “morire” al nostro stato naturale e “rinascere” in un nuovo stato divino. Finché questo non avverrà, la nostra coscienza imperfetta proietterà sempre creazioni incomplete.
Questo non significa che, in quanto esseri naturali, non siamo amati dal “Metropator”, dal Padre-Madre, dalla Fonte, e che, come punizione per la nostra imperfezione, essa scatena su di noi ogni genere di piaghe. Se sperimentiamo tali piaghe, allora dobbiamo capire che sono una creazione della nostra coscienza priva di Spirito.
Pertanto, se vogliamo creare consapevolmente una realtà armoniosa con i nostri pensieri, sentimenti e immaginazioni, dobbiamo sintonizzare la nostra volontà con la Volontà della Fonte dentro di noi. Dobbiamo ascoltare la nostra pronoia interiore, il silenzio del nostro cuore, la consapevolezza che trascende la mente e il pensiero. In questo modo le nostre creazioni saranno aperte allo Spirito e irradieranno secondo il piano divino originale. Riconosceremo allora quali dei nostri sogni derivano da desideri egoistici, volti solo a rafforzare la nostra falsa identità terrena, e li distingueremo da quelli che servono a manifestarsi come pura Sorgente.
Si può dire che questo mondo è perfetto nella sua imperfezione. Funziona come un riflesso del nostro io interiore e gli orrori presenti in esso dovrebbero risvegliarci e motivarci a trasformare radicalmente noi stessi.
La verità che il mondo è il nostro specchio non è una novità, eppure nella vita di tutti i giorni tendiamo a dimenticarlo e ad incolpare varie forze oscure per il male che esiste qui. Quando vediamo il male intorno a noi, significa che deve esserci qualcosa di malato, qualcosa di disarmonico dentro di noi che lo fa apparire nel nostro spazio personale. Oggi sono emersi molti approcci per affrontare questi squilibri, come: Recall Healing, Medicina Germanica, Costellazioni Familiari e altri, tutti volti ad aiutare le persone a riconoscere i loro condizionamenti emotivi acquisiti dall’ascendenza, dall’eredità dei genitori o dalle esperienze dell’infanzia.
Questi strumenti sono estremamente utili e possono contribuire al riconoscimento e alla liberazione degli elementi distruttivi che portiamo nel nostro subconscio. Tuttavia, bisogna ricordare che si riferiscono solo a due aspetti del nostro essere: il corpo e l’anima, e non tengono conto del terzo, lo Spirito. Se cerchiamo di curarci solo con gli strumenti che provengono dallo stesso livello vibrazionale che ha causato i nostri disturbi, sarebbe come cercare di districare un nodo gordiano.
La vera guarigione, la liberazione dalla sofferenza, può avvenire solo quando, grazie al risveglio della scintilla spirituale, ci dirigiamo verso la Luce Divina, verso una dimensione superiore. Allora, in un processo descritto nell'”Apocrifo di Giovanni” come “settemplice sigillo”, saremo in grado di attrarre e assimilare questa Luce e di vivere in armonia con essa. Attiriamo questa Luce quando ci orientiamo correttamente nella nostra vita quotidiana. Come esseri naturali, non possiamo assimilare direttamente la Luce dello Spirito, a causa della sua elevata vibrazione. Il nostro fegato, che ha il compito di eliminare le forze estranee e nocive, la espellerà.
Tuttavia, quando la scintilla di spirito, il nostro sole interiore, si risveglia, lo sterno irradia e attira a sé le forze di Pronoia. Queste forze iniziano a circolare nel sangue, influenzano il nostro pensiero e, a un certo punto, anche l’attività del fegato, che gradualmente inizia ad accettarle e ad assorbirle. Questa fase è descritta allegoricamente nel Vangelo di Giovanni come il miracolo di Cana in Galilea. Attirata da sfere più elevate, la Luce ci aiuta a dissolvere emozioni, schemi di pensiero e abitudini inappropriate. Viene in mente l’immagine di Ercole che libera Prometeo dal vorace avvoltoio che si nutre del suo fegato.
Negli scritti di Ippocrate, chiamato il padre della medicina, troviamo l’affermazione: “È eccellente per un medico coltivare la pronoia. Poiché egli conosce e predice il passato, il presente e il futuro, gli uomini avranno fiducia nell’affidarsi alle sue cure”. Ippocrate si riferisce qui alla sintonizzazione con lo Spirito e all’intuizione che deriva dall’ascolto della voce interiore.
Sulla “E” di Delfi
Nell’antica Grecia, un luogo di culto estremamente importante era il santuario di Apollo, il cui fulcro era il tempio utilizzato dall’oracolo di Delfi. Le persone si rivolgevano a lei per ottenere “pronoia” – profezie e consigli – anche da terre lontane come l’Egitto e la Turchia. Sopra l’ingresso di questo tempio, che era la Porta del Sole, c’erano due iscrizioni: “Gnothi Seauton” – “conosci te stesso” e “niente di troppo”. Il tempio era dedicato ad Apollo, il dio della coscienza solare, ed era questa coscienza che si supponeva parlasse attraverso la Pizia, una sacerdotessa che prediceva il futuro.
All’oracolo di Delfi accorrevano folle di persone con diversi livelli di coscienza. Le domande della maggior parte di loro riguardavano questioni mondane e felicità terrena. Tuttavia, per gli iniziati era un luogo di misteri sacri, durante i quali poteva avvenire la morte del vecchio e la rinascita dell’uomo nuovo.
Sul muro del tempio c’era una misteriosa lettera “E”. Nel suo dialogo “Sulla ‘E’ di Delfi”, Plutarco dà molte interpretazioni diverse di questa lettera. Tuttavia, quella che appare più accurata la troviamo alla fine del dialogo. Egli scrive:
“La mia opinione è che la lettera non significa né numero, né ordine, né congiunzione, né altra parte omessa del discorso. Si tratta, per contro, di un modo, anzi del modo più compiuto, in sé e per sé, di rivolgersi al Dio e di salutarlo: pronunziare questa sillaba significa già installarsi nella intelligenza dell’essere divino. Mi spiego: il Dio, quasi per accogliere ciascuno di noi nell’atto di accostarci a questo luogo, ci rivolge quel suo ammonimento “Conosci te stesso”, che vale indubbiamente ben più del consueto “salve”. E noi, in ricambio, confessiamo al dio: “Tu sei – Ei” e così pronunziamo l’appellativo preciso, veridico, e che solo si addice a lui.
In verità, a noi uomini non compete, rigorosamente parlando, l’essere. Tutta mortale, invero, è la natura, posta in mezzo com’è, tra il nascere e il morire; essa offre solo un fantasma e un’apparenza, fievole e languida, di sé. (…) Ma se uno non è lo stesso non è semplicemente, ma diviene sempre nuovo e diverso dal diverso di prima, proprio nel fatto che cambia. Sbagliano i nostri sensi, per ignoranza dell’essere reale, a dar essere a ciò che appare soltanto”.
Contemplando nel tempio di Apollo, il tempio del Sole, l’uomo chiamato alla conoscenza di sé doveva scoprire la qualità apparente della sua natura terrena e, allo stesso tempo, riconoscere che in lui c’era un elemento di eternità. “E” o “EI” – “Tu sei” – si riferiva alla sua vera, luminosa natura, al silenzio dell’esistenza, libero dall’identificazione con qualsiasi forma e ruolo sociale.
La seconda iscrizione sul frontone del tempio allude a questo: “Niente di troppo”. Plutarco scrive:
“Solo Dio È, quindi dovremmo acclamarlo in adorazione, rivolgendoci a lui come “Tu sei”, o, come dicono alcuni anziani, “Ei Hen”, “Tu sei una cosa sola”. Perché il Divino non è molte cose, nel senso in cui ciascuno di noi è composto da migliaia di stati diversi e successivi, un conglomerato di unità, di parti individuali. (…) Dio è la proprietà di ciò che è indistruttibile e puro, essere uno e senza commistioni”.
Ognuno di noi ha bisogno di scoprire questa vera natura indistruttibile in se stesso, dissolvendo le proprie illusioni, le proprie maschere e l’insoddisfazione verso se stessi; dobbiamo eliminare l’ansia di non essere ciò che dovremmo essere, l’ambizione di essere “QUALCUNO” e di raggiungere “QUALCOSA”. Tutto questo deriva dal condizionamento esterno del mondo e non ha alcun significato. Ciò che conta è solo questo silenzioso “Io sono”, “Pronoia”, la divinità, una parte della quale portiamo dentro di noi come nostro salvatore interiore.