Possiamo aprirci alla vita, all’unica vita, e possiamo integrare le dimensioni dell’anima nella nostra conoscenza. “Quando i numeri e le figure non sono più le chiavi di tutte le creature, quando quelli che cantano o baciano ne sanno più dello scienziato”, è una filastrocca di Novalis di 200 anni fa. L’Uno continua ad avere il suo effetto. Gli scienziati spiegano l’aspetto esteriore delle cose; per afferrare il loro interno, e in particolare la coscienza, è necessaria una percezione dell’anima. Possiamo dedicarci al suo sviluppo.
Secoli fa, la gente subiva l’aspetto inquietante della natura. Per mezzo del pensiero volevano metterla sotto controllo. Oggi l’inquietudine nasce in noi per gli effetti delle nostre tecnologie. Una volta, la “madre terra” era onnipotente, e ora lo sono le nostre stesse creazioni. Pensate a come la radioattività rilasciata artificialmente può influenzare la terra, i regni della natura e la nostra coscienza. Chi è in grado di comprendere fino a che punto gli sforzi per unire l’uomo e le macchine può compromettere la nostra identità?
Quello che era troppo grande da capire ha cambiato la sua fisionomia. In tal modo è ora possibile una nuova visione. Ciò che troviamo oggi inquietante è qualcosa che noi stessi abbiamo creato. Sono i risultati e le conseguenze del nostro modo di pensare. Le nostre motivazioni, i nostri sforzi più profondi, tutto questo si confronta con noi nella rete mondiale delle tecnologie. Molto ci permettono di fare, ma siamo loro prigionieri, a volte addirittura minacciati. Il nostro desiderio di auto-realizzazione sta forse andando nella direzione sbagliata?
Le nostre creazioni ci afferrano. Non fu così che un tempo lo spirito originario s’immerse nella creazione dell’uomo e ne fu afferrato, cosicché l’ego terreno potesse svilupparsi? Ora sta iniziando ad avere tratti umani. È di nuovo l’ora della liberazione, ma in una nuova direzione.
Anche l’Uno ci aiuta qui. Nel nostro attuale bisogno, un impulso emana da Lui. La coscienza può, con un certo coraggio, volgersi verso di Lui. Può abbracciare ciò che è insondabile, inchinarsi a ciò che va oltre la nostra comprensione. Il Logos funge da mediatore, se si risveglia in noi.
Parliamo dell’era della comunicazione e dell’informazione. Un nuovo tipo di comunicazione e informazione è possibile, e anche un nuovo tipo di pensiero. Oltre alla direzione orizzontale e verticale, un nuovo pensiero può svilupparsi e aprire il nucleo più profondo dell’essere umano.
Il tipo di comunicazione che si sviluppa può diventare una comunione, una fratellanza, un avvicinamento di due poli, l’effimero e l’imperituro della nostra vita. E l’informazione che scorre attraverso di essa condurrà a una nuova forma nel nostro essere interiore, una nuova forma di coscienza. È un processo di trasformazione, un risveglio.
Apparentemente abbiamo dovuto affrontare la tecnologia in modo minaccioso, per poter finalmente essere in grado di vincere. L’Uno è anche dentro di noi. Sì, “noi” siamo nel nostro nucleo più profondo.
Gli organi sensoriali rivolti verso l’interno si possono sviluppare. Una mente triplice ci consente una comprensione immediata.
Goethe scrisse di Giovanni keplero: «Keplero disse: “Il mio più grande desiderio è diventare consapevole di Dio, che posso trovare ovunque nel mondo esterno, e anche all’interno, dentro di me”. Il nobile sentì, senza esserne consapevole, che in quel momento il divino in lui era perfettamente connesso con il divino dell’universo».
Goethe, Massime e riflessioni.
In un altro testo Goethe ha scritto: «Che cosa sarebbe un dio che preme solo dall’esterno?»
Questo è un modo, una via d’uscita dalla nostra situazione attuale. Il divino nel nucleo interiore dell’uomo vuole entrare in contatto con il divino dell’universo. In tal modo, la conoscenza del mondo e la conoscenza di sé diventano una cosa sola. Lottiamo per questo! O, in altre parole: lasciamo che accada!
Il Logos dentro di noi renderà possibile l’impossibile.
LOGON vuole continuare a raccontarlo.