L’ego vuole essere ricco, o essere famoso, o essere amato, o essere potente, o tutto questo contemporaneamente. L’ego rinuncia a perseguire un particolare desiderio solo per inseguirne un altro più intenso e più promettente. Se il suo desiderio è orientato alla spiritualità, allora l’ego vuole liberarsi, spiritualizzarsi, trasfigurare. Mentre è destinato a scomparire, a lasciare uno spazio vuoto.
Appena si avvicina a un insegnamento spirituale, appena si unisce a un gruppo, a un ashram, a una comunità religiosa, a un ordine o a una scuola di iniziazione, allora l’ego è convinto che inizi l’avventura spirituale, la “sua” avventura spirituale. Le sue aspettative, le sue frustrazioni, le sue ferite, i suoi dubbi e le sue domande saranno finalmente risolte? Troveranno il loro compimento? Divora libri, moltiplica incontri e attività collettive, viaggia possibilmente avanti e indietro da Occidente a Oriente, si impegna in un’organizzazione, medita, si esercita, si identifica con grandi figure reputate “spirituali” che diventano i suoi modelli, insomma: ha la netta sensazione di trasformarsi, di percorrere un sentiero, di “progredire”.
Questa “avventura”, più o meno consapevole, sembra più una vertiginosa corsa su una giostra che un autentico cammino di conoscenza di sé. I cavalli di legno della giostra incolore della vita quotidiana sono stati, per l’occasione, ridipinti in blu (il colore di Krishna) o in viola con sottolineature dorate (il colore del sacerdote-re nell’antico Egitto). La fragorosa musica da fiera è stata sostituita da una registrazione di gong tibetani o dai corali di Johann Sebastian Bach. Ma le dinamiche circolari inosservate rimangono le stesse: la cosiddetta “avventura” gira in tondo.
La caratteristica di questo valzer frenetico è l’impressione di andare avanti. Considerando che si tratta molto più di accumulare che di spogliarsi; molto più una questione di riempirsi di informazioni intellettuali e sensoriali che di crescere nella coscienza. Ovviamente le luci lampeggianti non mostrano esattamente gli stessi colori ad ogni giro di giostra; brani musicali diversi si susseguono. E la sensazione del vento sul viso, proporzionale alla velocità della giostra, contribuisce all’esaltante illusione di un viaggio verso una meta sublime. Tutto è fatto per dimenticare e far dimenticare la disperata e sterile ripetizione delle ore. Ad ogni giro di giostra l’ego si aggrappa sempre di più al suo caro “cavallo di legno”.
Ci sono molti tipi di giostre, con colori e temi diversi; alcune sono enormi, altre sono minuscole, alcune sono veloci, altre sono lente; con musica di accompagnamento in tutti i tipi di toni, soave o pomposa. Questo gigantesco “parco dei divertimenti” – la società umana – contiene innumerevoli giostre. Riempiono ogni spazio disponibile, tranne gli spazi angusti tra di loro, dove le persone si accalcano in piedi, aspettando il loro turno per arrampicarsi su una di esse.
Qui, ogni gusto, ogni ricerca, ogni temperamento può essere soddisfatto. Innumerevoli sono le giostre dedicate ai temi dell’amore (sesso, famiglia, amicizia, carità, devozione religiosa, ecc.), della ricchezza (finanza, proprietà, lusso, collezioni, sviluppo personale, ecc.), del potere (militare, economico, politico, occulto, ecc.), celebrità (sport, arti, scienza, intelletto, spiritualità, ecc.)
Ovviamente puoi salire su un altro cavallo di legno della stessa giostra o anche passare a un’altra giostra. La competizione tra loro sembra agguerrita. Tuttavia, a un esame più attento, sebbene possano sembrare così diverse per il loro scenario sonoro e visivo, tutte le giostre appartengono a un unico proprietario, un’unica “azienda” organizzatrice denominata MAYA. Il suo slogan è: “Sempre di più!” Sempre più suoni, più rumore, più velocità, più luci brillanti e multicolori che lampeggiano instancabilmente; sempre più clamore, annunci assordanti, strizzatine d’occhio; come quei viali americani o giapponesi dedicati all’intrattenimento, fiancheggiati da giganteschi neon animati. L’unica vocazione, l’unica missione di questa vasta e tentacolare impresa è di stordire le masse e gli individui con un controllo tecnologico sempre maggiore, sempre più accurato e personalizzato. Perché è grazie alla tua energia che la giostra su cui ti trovi può continuare a girare. Non verrebbe mai in mente a un manager di farla funzionare a vuoto, senza clienti e quindi in perdita. Senza clienti, una giostra crolla o si adatta.
L’avventura spirituale inizia davvero quando si scende dalla giostra, per saturazione, disagio interiore, disgusto, delusione, disillusione; quando il richiamo al silenzio interiore, verso il centro immobile di tutte le giostre dell’esistenza, diventa più potente della gioiosa cacofonia, più potente del desiderio di cavalcare l’ennesimo “cavallo di legno”, di assumere un nuovo ruolo, una nuova identità materiale o spirituale; quando finalmente ci si ritira; quando la coppa delle esperienze duali è finalmente colma; o quando si viene semplicemente espulsi dalla forza centrifuga della giostra, per mancanza di presa, per mancanza di motivazione. Perché niente ci tiene bloccati su una giostra, se non la nostra motivazione a rimanere lì.
Cosa scopriamo una volta scesi dalla giostra? O meglio: cosa riscopriamo? Il cielo stellato o soleggiato, gli alberi o gli edifici, l’erba o l’asfalto, proprio come sono sempre stati. È un ritorno su un terreno stabile e solido. Anche la Terra gira su se stessa, ma con un ritmo naturale, senza alcuna intenzione. Ci rimanda alla nostra dimensione cosmica repressa, dimenticata nell’ebbrezza del vortice incessante. Cosa resta allora della cosiddetta “avventura”? Nulla, tranne la sensazione di aver sognato, di essersi persi in un labirinto, di essere un naufrago gettato dalle onde su una spiaggia improbabile.
Niente più punti di riferimento, niente più abitudini, niente più cittadelle da conquistare, niente più conoscenze da raccogliere e strutturare, niente più esperienze da sperimentare nei campi dell’esistenza frammentata, niente più “progressi” da fare, niente più immagini o ricompense da accumulare. Niente da guadagnare e niente da perdere. Magico equilibrio! Un vuoto enorme, profondamente pacifico! Silenzio del pensiero, resa della volontà! Desiderio infinito, sereno senza meta! Il “parco divertimenti” che, come suggerisce il nome, ci “ha fatto divertire”, svanisce a poco a poco cancellato dalla memoria stessa. Rimane qualcosa sulla superficie inquieta di questo oceano di passioni umane verso il fondo del quale il nostro stesso desiderio di ESSERE inesorabilmente ci attrae. Felicità senza ombra e senza conforto! L’ultima apertura, tanto desiderata, e anche tanto temuta!
Allora inizia davvero l’avventura spirituale, vale a dire una nuova vita interiore, un ritmo completamente diverso, una percezione completamente diversa. Lontano da qualsiasi giostra. L’energia da cui tutto ha origine, che crea e nutre tutto, comprese le innumerevoli giostre dell’esistenza, viene infine incontrata, raggiunta, vissuta, abbracciata. È un ritorno a casa, un ritorno al cuore, al centro da cui un giorno siamo fuggiti per immaturità, per bisogno di esperienze.
L’autentica avventura spirituale conduce inevitabilmente dove non si sarebbe mai immaginato o desiderato di essere. L’avventura spirituale è un immenso spazio aperto, un territorio sconosciuto e riconosciuto, senza orizzonte né sentieri; inizia dopo aver superato consapevolmente l’ultimo segnale stradale, proprio ai margini della mappa colorata del “conosciuto”; inizia dove i percorsi del pensiero e dell’immaginazione svaniscono, si perdono, si diluiscono nell’immensità della Vita Universale.