PE Robert, nell’aprile del 2021, tu e Barbara Meisner avete allestito uno studio nella Hermes Hall del Centro Congressi Christianopolis di Birnbach e per sette mesi vi siete ritirati a dipingere nei fine settimana. È stato un processo congiunto in cui avete creato opere pittoriche in relazione tra loro e con lo spazio. Il vernissage si è svolto il 13 novembre 2021. Entrambi avete lavorato fianco a fianco, ciascuno con le proprie modalità distintive e uniche, ma nella mostra avete creato una forma comune in cui le vostre opere si relazionano tra loro per colore, gesto pittorico e atmosfera e insieme creano un campo vibrazionale.
Vorrei interrogarti sulla questione della libertà. Cosa pensi della libertà in relazione all’arte e alla tua pittura?
RR Vorrei fare una premessa con una citazione dall’I Ching: “Quando il desiderio tace, quando la volontà è a riposo, allora il mondo appare come immaginazione e come tale è bello e sfugge alla lotta dell’esistenza. È il mondo dell’arte”.
L’artista è libero come un vendicatore, si libera sempre dalle condizioni restrittive, dalle aspettative standardizzate e dai modelli qualitativi radicati quando vuole trovare la propria strada, e si propone sempre di sviluppare forme di creazione originali ed espressive.
È un processo interiore come la meditazione.
E nel farlo, deve stare costantemente all’erta per non cadere nelle trappole dell’ego. È una costante lotta interiore per l’espressione di sé e per una forma pittorica di successo. In questo processo mi confronto con le compulsioni interiori, con le esperienze traumatiche del passato, con le mie parti ombra e i miei desideri, nonché con le mie fantasie di impotenza e onnipotenza.
Non cerco nemmeno di sfumare tutte queste dinamiche psichiche e le parti della personalità che lottano tra loro, piuttosto la mia libertà interiore consiste nell’osservarle, e quindi dedicarmi completamente al processo pittorico, dove tali parti interiori si scaricano e si manifestano nel processo della pittura, senza che io mi identifichi con nessuno di questi elementi.
In un certo senso, metto a disposizione lo spazio vuoto interiore come fosse un palcoscenico, mantenendo così presenza ed energia. Fondamentalmente si tratta di un processo interiore, come la meditazione, in cui rafforzo l’osservazione, con la differenza che l’intero processo pittorico contemplativo, comprese le sue dinamiche ambivalenti, alla fine si condensa in una forma pittorica complessa.
Ecco perché parlo di “ritiro pittorico” e di un processo pittorico contemplativo. I miei dipinti possono quindi essere usati come un mantra, come un oggetto di contemplazione che getta un ponte verso i paesaggi interiori dell’anima ed è in grado di liberare le energie congelate. In questo modo, si può rientrare nel proprio flusso vitale nella “pura contemplazione” e in un’oscillazione tra eventi pittorici e associazioni interiori.
PE Quindi vedi l’arte e i processi spirituali, oltre che terapeutici, anche connessi tra loro.
RR Sì, ci sono momenti di conoscenza di sé liberatrice, momenti di catarsi liberatoria e curativa e l’esperienza simultanea di dimensioni deliziose e divertenti degli eventi interiori, che ci permettono di prendere le distanze dai drammi interiori ed esteriori della nostra esistenza con un sorriso.
Questo è il tipo di esperienza estetico-contemplativa dell’arte a cui miro; è proprio in questo che mi si rivelano una dimensione spirituale e atti di autoliberazione.
PE Potresti approfondire questa liberazione?
RR L’apprezzamento dell’arte e la creazione artistica aprono spazi liberi in cui possiamo espandere e superare le nostre idee limitate sul mondo e su noi stessi. Quando ci abbandoniamo completamente ai processi artistico-creativi, o a una ricezione estetica senza riserve, possiamo essere assorbiti dal processo di visione e, dimenticandoci di noi stessi, crescere oltre noi stessi e superare le nostre intenzioni e ambizioni consapevoli e limitanti. In questo evento interiore ed estetico, il non detto, il rimosso, il traumatico si esprimono attraverso la forma artistica, con la quale vengono banditi e si produce un effetto liberatorio e curativo, proprio come fanno i nostri sogni.
Perché tutto ciò che è inespresso e tabù ha potere su di noi e blocca l’energia. La pratica artistica, la ricezione e la trasformazione estetica, possono riportare in circolo le nostre correnti vitali interiori, riallinearle e incanalarle attraverso la forma estetica. L’arte può mettere in armonia l’oscurità e la luce e trasformarle e riconciliarle attraverso la forma artistica. Può liberarci dalle paure e liberarci dall’incantesimo della sopraffazione. Questa è probabilmente anche l’origine cultuale delle pratiche artistico-estetiche, che hanno decine di migliaia di anni.
Il mistero del creativo diventa evidente.
Vivo questo tipo di trascendenza estetica come un atto di liberazione. Per me il processo creativo diventa un “rito celeste” e supera la gravitazione della crudezza esistenziale. Non ha nulla a che vedere con la conversione. L’arte con intelligenza intuitiva apre un campo di esperienza e ci catapulta in sfere e campi di vibrazione spirituali al di là di ogni ragione intellettuale-analitica, in modo che il mistero della creatività diventi evidente e la nostra essenza e forza interiore vengano liberate.
PE Quindi, quando le tue immagini mi affascinano, mi liberano allo stesso tempo.
RR Questa è una bellissima osservazione. L’arte è in grado di liberarci affascinandoci. E l’arte porta all’arte. E come si arriva all’arte? Molto spesso è proprio la nostra mancanza di libertà interiore o esteriore che porta all’arte, perché possiamo superare le limitazioni intellettuali, sociali, economiche e politiche con l’aiuto dell’arte.
L’arte non porta alla libertà di pensiero; l’arte è una forma di pensiero liberato che non è limitato da concetti. L’arte trova sempre forme per esprimere ciò che è orribile e il dolore in un modo che riconcilia l’anima con se stessa e non offusca la chiarezza della mente. L’arte illumina gli abissi della nostra esistenza in modo curativo.
PE Penso che questi siano modi validi e forti per avvicinarsi ai tuoi lavori.