Ciò che non può essere espresso a parole, questo è Dio!
“Mancano le parole”, quante volte lo diciamo quando siamo sopraffatti dalle emozioni? Le parole mancano anche quando sperimentiamo interiormente che rinunciare alla nostra ricerca egoistica a favore dell’altruismo amorevole è un balsamo per il nucleo più profondo del nostro essere, e che questo nucleo è alimentato da un campo di vita totalmente nuovo e sconosciuto. Poi tutto cambia. Quindi vediamo la storia biblica della Torre di Babele come un’allegoria dell’uomo che perde di vista la vera fonte della vita ed è quindi in grande confusione. Rimane solo un cuore dei tre cuori di Quinto Ennio. Un cuore in cui la “conoscenza dei cuori”, la Gnosi, è diventata la guida senza parole del nostro percorso di vita. Lao Tzu conferma qui l’impotenza del linguaggio:
Se Tao potesse essere espresso, non sarebbe l’eterno Tao.
Se il nome potesse essere pronunciato, non sarebbe l’eterno nome.
Lao Tzu non usa più le parole e quindi trasforma il Tao in un mistero. Ci lascia soli nella nostra assenza di parole. Dare un nome al Tao è impossibile e scorretto, perché vorrebbe dire inserire il Tao tra le cose di questo mondo, ma il Tao non vi appartiene, anche se qui ha i suoi effetti.
In una conversazione con Tat, Ermete è altrettanto chiaro (leggi: misterioso) come Lao Tzu. Ermete:
È difficile concepire Dio, ma anche se una persona è in grado di farlo, non può descriverlo. Perché è impossibile per il fisico dimostrare l’incorporeo, l’imperfetto è incapace di comprendere il perfetto ed è difficile per l’effimero fondersi con l’eterno. (…) Ma ciò che è incorporeo, invisibile e senza forma e non composto di materia non può essere percepito dai nostri sensi.
Tat, allievo di Ermete, risponde:
Capisco Padre, capisco:
ciò che non si può esprimere a parole, questo è Dio! [1]
L’inadeguatezza del linguaggio non potrebbe essere dimostrata meglio! Qui ci avviciniamo all’inesprimibile senza parole.
“Dio parla oltre le parole”,
dicevano gli antichi mistici.
Con il Vangelo di Giovanni in mano possiamo comprendere meglio:
In principio era il verbo,
e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.[2]
E poco oltre:
E il Verbo si fece carne: [3]
cioè, la forza primordiale divina, il Logos, la mente di Dio, discese sulla terra attraverso le sette sfere e prese la forma della materia e dell’uomo.
Simone Weil (1909-1943), mistica e filosofa francese, [4] ] lo esprime molto chiaramente:
Il mondo è la lingua di Dio per noi. L’universo è Dio che parla. Il Verbo.
E continua:
Sta bevendo un bicchiere d’acqua. L’acqua è il “ti amo” di Dio. Rimane due giorni nel deserto senza trovare niente da bere. La sua gola secca è il “ti amo” di Dio. Dio è come una donna che si aggrappa in modo sconveniente al suo amato e gli sussurra dolcemente all’orecchio per ore, senza smettere: “Ti amo – ti amo – ti amo – ti amo…” Chiunque sta iniziando a imparare questa lingua crede che solo alcune di queste parole significhino “ti amo”.
Chiunque riconosca il potere di questo linguaggio sa che c’è un solo significato:
Dio è Amore!
Riferimenti:
[1] Hermetische Geschriften (Scritti Ermetici) (eds. R van den Broek and G. Quispel) (Amsterdam 2016) uit Stobaeus I, pagina 293
[2] Bibbia, Giovanni 1:1
[3] Bibbia, Giovanni 1:14
[4] Lieven De Maeyer, Simone Weil, Leven op de rand van de Wereld ( Simone Weil, Vivere ai confini del mondo), Carmelitana, Gent 2019