La decapitazione di Giovanni nella visione di Oscar Wilde

“La porta della coscienza dell'anima rimane chiusa, finché viviamo di ciò che già conosciamo. Perché la "conoscenza conosciuta" è come un velo, come una porta che ci nasconde l'ignoto". Nella storia biblica della decapitazione di Giovanni ci sono sette veli.

La decapitazione di Giovanni nella visione di Oscar Wilde

Molti scritti Rosacrociani contemporanei si riferiscono spesso alla coscienza gioannita o alla fase “Giovanni”. Possiamo vedere questa fase come la manifestazione di una coscienza sul piano terreno che fornisce informazioni sullo scopo dell’essere umano. Tuttavia, non con l’intenzione di rimanere a quel livello di coscienza senza ulteriori cambiamenti, ma per vivere di essa, poiché ci porterà al cambiamento dove alla fine “Giovanni” incontrerà “Gesù”.

Questa è la nascita della coscienza superiore. Giovanni ha quindi completato il suo compito. La Bibbia ci fornisce un ampio resoconto del battesimo di Gesù da parte di Giovanni. Tuttavia, la morte di Giovanni è menzionata solo di passaggio, poiché è stato decapitato su richiesta della figliastra del re come regalo per una danza con sette veli.

Nonostante l’apparente menzione casuale e una descrizione biblica piuttosto volgare, c’è un significato spirituale più profondo dietro l’intero evento. Oscar Wilde (1854-1900) su questa storia nel 1891 scrisse la commedia Salomè [1], il cui filo vorremmo seguire attentamente.

Erode Filippo è sposato con Erodiade. Hanno una figlia, Salomè. Erode Antipa, suo fratello o fratellastro secondo alcune fonti, convince Erodiade a lasciare Filippo e ad andare con lui. Sono felici insieme. Salomè cresce e diventa una bellissima giovane donna.

Nel frattempo, Giovanni predica nel deserto. Erode Antipa vuole essere informato su ciò che accade nelle sue terre e invita Giovanni nel suo palazzo. Antipa rispetta la saggezza del predicatore del deserto. Tuttavia, Giovanni lo accusa apertamente di adulterio, suscitando l’ira di Erodiade la quale teme di essere respinta, e quindi progetta di bandire Giovanni. Coglie l’occasione quando Antipa chiede a Salomè di ballare con sette veli alla sua festa di compleanno. Antipa giura di concedere a Salomè tutto quello che vuole se accetta di danzare. Salomè, istigata da sua madre, balla e chiede la testa di Giovanni.

La richiesta di Salomè sconcerta Antipa, ma fa quello che lei chiede a causa del  giuramento e del timore di mostrarsi debole. Consegna a Salomè la testa di Giovanni su un piatto d’argento, un simbolo di purezza, di coscienza pulita, di buone intenzioni e di gentilezza. Vuole così dimostrare che ha ucciso un innocente.

Per capire il significato più profondo dietro questa storia, possiamo iniziare avvicinandoci ai significati nascosti dei nomi dei personaggi.

Il nome Giovanni sta per “Dio fu misericordioso”; Filippo sta per “amante dei cavalli”; Salomè per “pace”; Antipa per “come un padre”; mentre Erodiade ed Erode si dichiarano “coraggiosi e valorosi”.

Quando ci avviciniamo alla storia da questa prospettiva, essa prende una svolta sorprendente. Improvvisamente ci troviamo di fronte ad alcune contraddizioni, poiché i nomi dei protagonisti non sembrano più corrispondere ai loro ruoli nella storia.

Ad esempio, come può Salomè, che in ebraico significa “regno della pace”, conciliarsi con la sua richiesta di avere il capo di Giovanni, che non è esattamente un atto pacifico? In che modo Erodiade, il cui nome significa “coraggioso”, può essere considerata coraggiosa, dopo l’atto infido e codardo di manipolare la propria figlia per avere la testa del predicatore?

Antipa, il cui cognome è Erode, mostra una dicotomia di carattere e quindi una doppia contraddizione. Da un lato il suo cognome, Erode, significa coraggioso, eppure si nasconde dietro la decapitazione per non perdere la faccia, mentre il suo nome, Antipa, che dovrebbe incarnare una figura paterna, incoraggia Salomè a ballare la danza dei sette veli, che è più un atto di perversione che d’amore paterno.

Come possiamo conciliare la contraddizione della testa di Giovanni che viene presentata su un piatto d’argento, quando sappiamo che l’argento è sinonimo di purezza, coscienza chiara, buone intenzioni e gentilezza? Qual è il significato di tutto ciò?

L’alto significato di una storia crudele

Ci sarà un significato nascosto dietro questa storia crudele? Oscar Wilde afferma nella sua opera teatrale che Salomè ha 15 anni. 1 e 5. Balla la danza dei 7 veli. Qui vediamo la combinazione dei numeri 1, 5 e 7, che indicano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È chiaro che ora stiamo toccando qualcosa di speciale, continuiamo quindi con la nostra analisi più approfondita.

Quando osserviamo il simbolismo dei sette veli, questo può indicare le sette cavità cerebrali o le sette camere del cuore, tuttavia in questo caso non sono rappresentate qui, poiché ci occupiamo della “testa” di Giovanni.

Mentre Salomè balla la danza dei sette veli, essi cadono uno a uno, indicando che l’uomo gioannita vedrà gradualmente attraverso la vera natura del pensare passo dopo passo. Così, mentre i veli che avvolgono il santuario della testa cadono uno a uno, la “ricompensa” è la decapitazione e la mente si calma. La pace entra nella facoltà pensante e Salomè, la pacifica, ha terminato.

Come abbiamo visto prima, Oscar Wilde afferma che Salomè ha 15 anni. Il numero 1 può anche rappresentare l’unità o un punto focale e il 5 può rappresentare la nuova anima. Vediamo quindi che Salomè, come la nuova anima, compie il lavoro. La personalità deve avere il coraggio di farlo accadere, il coraggio di far cadere i sette veli, il coraggio e il valore di Erodiade.

Salomè è la figlia di Erodiade. La pace è la figlia, il risultato del coraggio. Ci vuole molto coraggio per osservare attentamente il proprio pensiero e la vita d’azione risultante, e trarne delle conseguenze. Tutto ciò può accadere solo se è accompagnato dalla purezza, dalle buone intenzioni e dalla gentilezza di cuore. La gentile cordialità deve essere applicata anche a se stessi.

Mentre i veli cadono, i due lati del nostro essere si innalzano, perché sia il bene che il male sono aspetti che mantengono la nostra vecchia vita terrena. Vedere e vivere attraverso il processo di rimozione dei veli richiede gentilezza verso se stessi, e non permettersi di cadere nell’autocommiserazione o nei sensi di colpa.

Se ci avviciniamo a questa storia da un altro punto di vista, possiamo vedere che ogni personaggio può essere considerato come un aspetto separato dell’essere umano sul cammino, la rappresentazione di un diverso livello di coscienza.

Iniziamo con Filippo, l'”uomo cavallo”, un simbolo della mente terrena. È perfettamente felice in questo mondo. Da un punto di vista gnostico, ciò è del tutto analogo al sentimento, “le persone con i cavalli hanno il paradiso in terra, ma quando muoiono, c’è poco da ereditare”. Filippo è la persona completamente focalizzata sulle questioni terrene, una persona che non si occupa affatto delle domande più profonde della vita. Lascia che la vita lo conduca avanti senza dubitare, e lascia “l’acqua di Dio scorrere sul campo di Dio” come si suol dire. Scompare rapidamente dalla storia perché emergono altri aspetti della coscienza.

Erodiade, sua moglie, il suo polo opposto, desidera uno scopo più elevato nella vita. La Scintilla di Spirito irradia il desiderio di un’unità con lo Spirito, un desiderio che è un’espressione rudimentale di una coscienza superiore e che non consente all’uomo nato nella natura, Filippo, di trovare la pace nella sua vita. Di conseguenza, Filippo deve scomparire dalla scena e Antipa deve venire alla ribalta. Filippo è, per così dire, trasformato in Antipa.

Antipa ora assume un ruolo completamente diverso. Riconosce Salomè come la nuova anima e le chiede di rivelarsi, di togliere i veli che racchiudono la nuova facoltà di pensiero, la nuova coscienza.

Tuttavia, Salomè non può ancora rivelarsi, chiede piuttosto il capo di Giovanni. Salomè, la nuova anima, non può rivelarsi fino a quando i veli che circondano il santuario della testa non vengono rimossi. Finché il vecchio pensiero non è visto come un fattore limitante sul percorso spirituale, non importa quanto sia necessario, la vera intuizione non può essere acquisita.

Quando tale intuizione cresce attraverso la danza di Salomè, Giovanni si rende conto che il suo ruolo è stato adempiuto. Capisce che deve scomparire per dare a Salomè, la nuova anima, tutte le opportunità per continuare a crescere. Riconosce e prende atto interiormente della presenza della nuova anima e si sacrifica di sua spontanea volontà.

Quella che sembra una storia crudele e assetata di sangue, assume improvvisamente un significato spirituale molto elevato. La coscienza terrena, Giovanni, che ha raggiunto i limiti del suo potenziale, lascia volontariamente spazio alla nuova coscienza, alla nuova coscienza dell’anima.

In sintesi, possiamo dire che la porta della nuova coscienza dell’anima rimarrà chiusa fino a quando vivremo con la vecchia coscienza terrena, fintanto che saremo guidati solo da ciò che è “noto”. Perché è il “noto” il velo, la porta, che ci nasconde l’ignoto. Quando attraverso l’intuizione rimuoviamo i sette veli e “decapitiamo” il nostro vecchio pensiero, una porta si aprirà, una porta per la nuova coscienza dell’anima piena di gloriose nuove prospettive.

[1] Oscar Wilde, Salomè, Una tragedia in un atto, 1894

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Informazioni sull'articolo

Data: Luglio 10, 2020
Autore / Autrice : Theo Leyssen (Netherlands)
Photo: Marion Pellikaan

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