Il Santo Graal – Parte 2

Il Graal è il "tesoro dell'anima". E questo tesoro è acceso e risvegliato dall'amore. L'amore è esso stesso una cosa selvaggia e quindi chiama il cuore nel deserto. Se Dio non è altro che amore, allora non è un Dio regolatore della legge, ma inevitabilmente un Dio selvaggio pieno di forza vitale indomita, il cui amore germoglia e trabocca come il verde della terra.

Il Santo Graal – Parte 2

(Alla parte 1)

Una frase chiave del Parsifal in Medio Alto Tedesco è: “diu Menscheit hat wilden art” (l’umanità è di tipo selvaggio). Questa frase è tanto più significativa perché corrisponde al nome del castello del Graal, che Wolfram chiama Munsalvaesche (monte del deserto), o altrove: Wildenberc (monte selvaggio). In seguito a ciò, il racconto sul guinzaglio del cane menziona un duca chiamato “Ehcunaver von der wilden Blume” (Ehcunaver del fiore selvatico). Questo meraviglioso fiore selvatico è la chiave del Graal. Nel suo calice risplende l’intera, incommensurabile pienezza della creazione. Rivela una rottura radicale con l’immagine cristiana ufficiale di Dio. Il Graal non appare più nel santuario ecclesiastico protetto, ma nella nuda esposizione al deserto interiore. L’alba del Graal sorge nel deserto dell’anima – o non sorge affatto. Di conseguenza, Rudolf Steiner chiama il Graal “l’interno più profondo della natura umana” o anche il “tesoro dell’anima”. E questo tesoro dell’anima è acceso e risvegliato dall’amore. Attraverso l’amore, che è esso stesso una cosa selvaggia e perciò chiama il cuore nel deserto. E se Dio – come si dice in numerosi movimenti spirituali – non è altro che amore, allora non è un dio regolatore della legge, ma inevitabilmente un dio selvaggio pieno di forza vitale indomita, il cui amore germoglia e trabocca come il verde della terra.

Un’altra chiave di lettura risiede nella comparsa quasi simultanea dell’ideale dell’amor cortese con quello del culto di Maria. Nei racconti sul Santo Graal, la femmina è da un lato temuta come creatura diabolica che tenta gli uomini al peccato, ma allo stesso tempo è elevata come una vergine amabile e venerata come una santa reliquia. Per il cavaliere, la vergine amata diventa il Graal del cuore. Analogamente, in molte narrazioni si celebra il culto del Graal in onore di Maria. I trovatori chiamavano Maria il Graal del mondo. Il Graal corrisponde quindi al grembo femminile, e anche il calderone celtico originario era in relazione con i misteri femminili.

L’insolubile conflitto medievale consisteva nel fatto che nel cristianesimo Maria fosse l’Immacolata Regina del Cielo che aveva concepito suo figlio nella purezza. Nel paganesimo, invece, la dea era anche una fertile regina della terra che non rifuggiva dal farsi coinvolgere con tutti i suoi sensi. Questa “Signora Minne”, la santa Madre Terra, la “Sovranità della Terra” – o, in un livello interiore, l’anima, la musa – è caduta nell’oblio durante il lungo dominio del patriarcato e del Logos. Perciò i poeti del Graal dovettero riportare in superficie il lato notturno e cercare nell’essere umano la via del ritorno al deserto per ritrovare la dea perduta. Aniela Jaffé, allieva di C.G. Jung, lo riassume in poche parole: “Solo quando l’alienazione di Eros dal regno sacro è stata superata, l’uomo può dispiegarsi nella sua interezza e unità.” Anche diversi Vangeli gnostici puntano in questa direzione quando dichiarano che Maria Maddalena è l’intima compagna di Gesù. C’è da meravigliarsi se Lancillotto, Schionatulander e Sigune deviano dal sentiero del Graal e sacrificano tutto per un sentiero dedicato a Minne (un idealizzato amore cortese)? Il sentiero del Graal e il sentiero di Minne non sono in verità lo stesso sentiero?

Nella Cabala, e anche in alcuni trattati alchemici, si dice che il lato femminile di Dio andò in esilio sulla terra insieme alle creature. Attraverso questo, però, una parte del divino vive e si intreccia proprio nella natura. La ricerca del Graal si rivela un percorso verso l’unità e il divenire un tutto, che mira a sanare le ferite di opposti apparentemente inconciliabili. La trasformazione spirituale dell’essere umano interiore avrà un effetto corroborante e trasformante sulla natura esteriore. Soprattutto oggi, nel bel mezzo della crisi climatica e del crescente numero di catastrofi naturali, la Terra minacciata sta tornando ad essere al centro della nostra attenzione. Il movimento ecologico sta conducendo una campagna per la protezione del clima e dell’ambiente, per il benessere degli animali e per la conservazione delle risorse. Ma che dire del “potere verde” interiore? Il verde vivo in noi non ha bisogno di essere protetto tanto quanto il verde germogliante della terra? Perché non parlare anche dell’atmosfera interiore squilibrata? La parte nascosta di noi che soffre non merita un grido? Non solo il “percorso misterioso” conduce verso l’interno, come dice Novalis, ma la catastrofe naturale trascurata si verifica anche all’interno, di cui quella esterna è l’immagine speculare. Se la natura interiore fosse ancora intatta, sarebbe del tutto naturale vivere in armonia con l’esterno. Ma l’ecosistema interiore è crollato da tempo, le foreste incantate sono state abbattute, i mari delle sirene avvelenati, le sorgenti fatate prosciugate, i sentieri dei sogni sepolti, i fili del destino delle brughiere sono stati tagliati, senza che nulla fosse fatto per contrastare la distruzione.

Pertanto, è importante seguire con devozione la Via del Graal, che può rivelarci quanto sia necessario proteggere i tesori dell’anima così come i tesori della terra. Al suo centro è uno, ed è lo stesso tesoro che è illuminato dallo Spirito divino. Sta a noi, al nostro coraggio, abbracciare la tensione degli opposti e ravvivare questa luce spirituale unificante. Nel calice selvaggio del Graal, nel grembo della Dea, nel potere verde dell’anima, c’è posto per ogni cosa. Nulla è escluso, tutti sono invitati alla trasformazione e alla rinascita, tutti sono chiamati alla vitalità e alla gioia. E così il Castello del Graal è chiamato anche “Castello della Gioia” e “Castello delle Anime”. La gioia può manifestarsi quando all’anima viene permesso di giocare di nuovo nel deserto, quando le viene permesso di amare le creature tanto intimamente quanto il Creatore, con tutto il cuore e lo spirito.

 

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Informazioni sull'articolo

Data: Agosto 1, 2021
Autore / Autrice : Martin Spura (Germany)
Photo: Lee Travathan auf Pixabay CCO

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