Un semplice esame ci mostra che le creature terrene provenienti dai quattro regni (minerale, vegetale, animale e umano) ottengono la loro energia vitale necessaria dalla natura: principalmente dalla terra, dall’acqua, dall’aria e dalla luce (il fuoco). Possiamo vedere la grande generosità della natura nel fornire alle sue creature tutte queste possibilità di vita. Tuttavia, e sorprendentemente, tutto ciò che proviene da queste attività energetiche alla fine muore. Quindi, un’attività che si limita a questo sistema ciclico terrestre si autodistruggerà.
Anche l’essere umano è soggetto a questo ciclo. Quindi la domanda è: come può un essere umano superare questo circolo vizioso?
La storia del circolo vizioso
Tutte le creature terrene consumano e producono energia. Nutrendosi così di ciò che la natura offre loro, le creature dei diversi regni non consumano queste energie semplicemente per trarne beneficio. Una volta assimilate, queste forze vitali entrano in un processo interno di trasformazione e si evolvono in una forza vitale che dà alle creature la capacità di compiere le attività che li aiuteranno a gestire la vita sulla terra. Tuttavia, tutte queste attività sono un’opportunità per utilizzare l’energia che hanno ricevuto dalla natura per produrre nuove energie che inevitabilmente torneranno a questa stessa natura.
In questo ciclo, le energie che la natura offre appaiono come materie prime che vengono introdotte in un processo di trasformazione in cui le creature terrene sono semplicemente micro-fabbriche attraverso le quali la natura opera per gestire il suo laborioso processo di trasformazione/produzione di energie.
Quindi, usiamo tutta la nostra vita per ottenere energie dalla natura per trasformarle nei processi delle nostre diverse attività e di conseguenza produrre energie, che inevitabilmente torneranno a questa stessa natura.
Dietro questo ciclo apparentemente insignificante ma molto laborioso, si nasconde il vasto processo di sfruttamento degli eteri. Gli esseri umani sono le vittime di questo processo. Attraverso diversi meccanismi la cui energia è gestita dalla natura, l’essere dialettico umano è incoraggiato e spinto a svolgere una moltitudine di attività i cui risultati limitati contribuiscono a imprigionarlo inconsciamente in questo mondo.
Ogni sforzo dialettico, ogni preghiera egocentrica che l’essere umano offre, crea la rete in cui è impigliato nelle rotazioni della natura. I vantaggi ottenuti dalle sue attività egocentriche e dialettiche sono solo un altro onere che lo travolge e disperde ogni speranza di reale potenziamento.
I benefici dei nostri sforzi e delle nostre preghiere ci daranno una soddisfazione di breve durata, che crea più problemi di quanti pensassimo di risolvere. La natura premia i nostri sforzi e le nostre preghiere egoistiche, ma questi premi appartengono alla natura e sono deperibili e prima o poi saranno assorbiti dalla natura.
Polvere alla polvere
Alla fine, quando le nostre forze ci lasceranno, quando saremo esausti da questo macabro ciclo naturale di consumo, riciclaggio e produzione di energia, moriremo. Questo, in effetti, significa che la natura, nella sua ingratitudine, alla fine ci “mangerà”. Inghiottirà completamente la polvere con cui ci aveva inizialmente creato e la assimilerà nel suo corpo come una piccola particella di se stessa. Ci sarà solo un piccolo ricordo di noi che il tempo eliminerà completamente.
Allora, vale la pena vivere?
Se la consideriamo così, la vita sembra essere un cinico processo egoistico della natura che, a prima vista, non ci tratta come suoi figli, ma ci usa come bestiame. Vista da questo angolo naturale, la vita sembra essere nient’altro che un gigantesco e macabro processo di rapina di eteri in cui la natura crea i suoi figli, li usa come schiavi e poi, quando non li vuole più, li “ingoia”.
La natura ci crea e mantiene la nostra vita (investimento di energia), si addolcisce con l’energia che produciamo nelle nostre attività egocentriche e poi ci assorbe quando non siamo più abbastanza efficienti da assicurare la riproduzione delle sue energie.
Osservando attraverso questa lente, potremmo porci la domanda: vale davvero la pena vivere?
Il vero senso e significato della vita
Se è vero che “Dio è amore”, sarebbe assurdo pensare che Dio, in un angolo del suo universo, che è la nostra natura, abbia progettato un processo così crudele nella sua creazione, con la grande sofferenza delle sue creature, dei suoi figli.
I suoi figli? Il vero problema è l’idea errata che noi, creature che lavoriamo e bruciamo nelle fiamme sulfuree di questa natura, dovremmo essere figli di Dio.
Se lo siamo, allora cosa giustifica il fatto che siamo capaci di tanta malizia l’uno contro l’altro? Se siamo figli di Dio, Colui che è Amore, allora cosa potrebbe giustificare il fatto che siamo consapevoli della sofferenza che Lui permette che ci colpisca così violentemente?
La risposta a tutte queste domande sta nel fatto che abbiamo dimenticato di occuparci del vero figlio di Dio che è in noi. Lo abbiamo sostituito con un ego che distoglie gli strumenti di lavoro a sua disposizione. Le possibilità di vita che sono a nostra disposizione in questo mondo (sebbene temporanee e provvisorie) non hanno altra intenzione e scopo se non quello di organizzare le condizioni della nostra esistenza in modo tale da poter meglio servire il figlio di Dio, per il quale siamo stati chiamati in questa esistenza.
Sfortunatamente, ci occupiamo solo di noi stessi e chiediamo a Dio (dimenticando suo figlio) di risolvere i nostri piccoli problemi e di darci il benvenuto in Paradiso quando finiremo di vacillare nella palude della nostra immaturità. Sembra quindi che l’umanità abbia un solo scopo, vale a dire comprendere il vero senso e significato della vita: capire che l’essere umano naturale è solo il portatore del figlio di Dio e deve acconsentire a diventare un servitore consapevole.
L’offerta di sé
Per risolvere il ciclo della sofferenza umana e del mondo e avere accesso alla pace eterna, l’essere umano deve staccarsi dal suo orientamento puramente dialettico. Deve focalizzare la sua mentalità sull’obiettivo sublime, ovvero liberare il figlio di Dio interiore dalla sofferenza di questo mondo. Deve amare questo figlio divino, vivere di questo amore e irradiarlo nel mondo. Deve sacrificare la sua vita al servizio di questo figlio per meritare la vita eterna.
Questo può essere riassunto come segue: “Perché Dio ci ha creati? Per conoscerlo, amarlo e servirlo”.
Questo è l’unico modo in cui possiamo allontanarci dal macabro sfruttamento dei nostri eteri e impegnarci nella meravigliosa offerta di noi stessi al servizio di Dio, per costruire la vita eterna in noi e intorno a noi, in tutta la creazione.