Cosa vuole diventare?
I pensieri che vorrei condividere con voi nascono dalla mia appartenenza e coinvolgimento nella Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro da oltre 35 anni. Ho 58 anni e sono stato attivamente connesso con la corrente rosacrociana per gran parte della mia vita. All’inizio sono stato monitore della gioventù per quasi 20 anni, ovvero organizzando eventi per giovani che erano vicini alla Rosacroce attraverso i loro genitori; in larga misura è stato un lavoro internazionale. In seguito mi è stato offerto un posto in un comitato (il Presidium), che ricopro ormai da quasi dieci anni. E da sei anni, mia moglie Sabine ed io siamo i direttori del Centro di Conferenze di Bad Münder, nel nord della Germania.
Qui organizziamo circa 30 eventi all’anno con un totale di circa 8.000 pernottamenti. Abbiamo anche una casa per seminari che può essere affittata tramite airbnb ed è aperta anche ad altri insegnanti e formatori spirituali. Al momento lavoriamo con otto membri dello staff a tempo pieno, persone che dedicano davvero la loro vita, la loro presenza, alla causa. Di tanto in tanto ci sono discussioni o malintesi e sperimentiamo come tutto questo si dissolve quando lasciamo andare il nostro punto di vista e ci arrendiamo al processo. Il progetto Rosacroce d’Oro è un’organizzazione senza scopo di lucro e quindi totalmente dipendente dalla collaborazione dei nostri membri. Ed è per questo che è importante imparare la capacità di comunicare a livello dell’anima, connetterci davvero gli uni con gli altri, apprezzarci a vicenda e sviluppare ulteriormente progetti importanti come questo.
Per me, questa è una profonda intuizione che deriva da questo lavoro nel mondo materiale: non c’è separazione tra lavoro e vita. La vita è sempre anche lavoro e il lavoro è sempre vita. È un’esperienza meravigliosa per me e per i miei colleghi: una fusione di lavoro e vita in un’attività piena di significato. Sperimentiamo come la forma e il contenuto si uniscono.
La vita diventa improvvisamente progresso spirituale
Nel lavoro ci sono momenti speciali di profonda contemplazione, anche di illuminazione spirituale. La vita diventa improvvisamente progresso spirituale. Dopotutto, in tutto ciò che è organizzativo c’è anche il proprio modo di acquisire la coscienza dell’anima e quello che nella comunità rosacrociana è chiamato il Cammino. Questi processi sono una parte essenziale della mia vita. Il contatto con il gruppo e le ore di Tempio insieme sono il fulcro del “lavoro” che è la vita!
È un costante riconoscimento, realizzazione e riflessione, un contatto con le profonde connessioni spirituali che raggiungono la sfera spirituale. Ecco perché lavorare qui è per me una parte essenziale del mio processo di sviluppo spirituale. Riconoscimento e realizzazione, nella vita, nei progetti, in famiglia, anzi ovunque.
Ma torniamo all’argomento della mia conferenza Coraggio per il presente. Perché ho scelto questo argomento?
Permettetemi un breve excursus nella mia biografia.
Da giovane, ho scoperto che lo spirituale nel suo insieme era santo, grande, meraviglioso, potente e misterioso. Nessuno ha descritto questo stato per me meglio di Michael Ende con la sua figura del gigante apparente TUR TUR nel libro per ragazzi Le avventure di Jim Bottone. All’inizio era tutto così grande e formidabile e un po’ minaccioso.
TUR TUR, il gigante apparente, diventa più piccolo
Girando per il mondo, ho compreso che non è importante assimilare e seguire i grandi e nobili pensieri e obiettivi postulati in ogni comunità spirituale, che sono, per così dire, gli accordi di appartenenza. Ho iniziato invece a concentrarmi maggiormente sulla tensione che esiste tra la dottrina e la mia vita. TUR TUR è diventato più piccolo perché mi è stato chiesto di fare qualcosa che avevo sviluppato nella mia infanzia: l’autostima e la forza interiore. E ciò grazie al modo amorevole con cui i miei genitori mi hanno educato. Vengo da una famiglia di minatori. Ma questa è un’altra storia. In ogni caso, una sorta di strumento, un approccio si è sviluppato in me: “Controlla tutto e conserva il bene”, il bene che semplicemente conosci dal di dentro, che riconosci. Ogni intuizione deve dimostrarsi nella vita. Il bene è anche temporaneo: si sviluppa e ogni orizzonte viene scambiato con quello nuovo che si mostra. E questo continua fino a quando appare un orizzonte che non può più essere scambiato. Riconobbi così sempre più chiaramente la relatività dei miei stati d’essere.
Prendiamo il tema del non litigare (una richiesta sul nostro cammino): per quanto tempo possiamo essere non contenziosi verso gli altri, verso le situazioni? In relazione agli eventi politici, alle ingiustizie, agli infortuni, alla guida dell’auto, nelle relazioni, nel lavoro di gruppo, con noi stessi. Oggi, se guardo bene, dico: non dieci secondi, al massimo quindici.
E allora… il mio cammino spirituale è perso? Sì! Dopo quindici secondi. Ma ricomincia al sedicesimo.
Le scintille spirituali che vivono in noi, che ci accompagnano e a cui dobbiamo prestare attenzione, sono la matrice per la rinascita. E sono con noi, non ci lasciano nemmeno quando siamo ottenebrati. Non appena possiamo riaprirci, sono tornate. Questo è il campo di tensione in cui viviamo, in cui io vivo, e TUR TUR diventa a grandezza naturale, si adatta alla mia realtà.
Nel momento in cui integro a questo punto di vera incapacità la disponibilità ad essere lì, dove sono io, lui diventa a grandezza naturale e diventa il mio partner. Diventa un consigliere, una persona che mi parla, che non vuole farmi del male, ma è semplicemente lì e trova abbastanza corretto se ogni tanto sbaglio.
Le mie pretese, i miei nobili pensieri di un cammino, di una maestria spirituale, di un’”illuminazione”, il mio TUR TUR, coincidono quotidianamente in realtà con ciò che è.
Il presente – una roccia inesorabile
La realtà, il presente, è una roccia inesorabile su cui si infrangono sempre le proprie idee. Eppure questa roccia non è chiusa, ma offre l’ingresso grazie a un certo sentimento interiore. Lo chiamo silenzio o umiltà, prontezza o presenza. È come se la roccia del presente si aprisse e formasse uno spazio di conoscenza. Sono umano e mi è concesso di essere umano, in contatto con mondi spirituali e una monade che vuole acquisire influenza in me affinché lo sviluppo possa avvenire nel senso di un risveglio.
E in questi momenti capisco come questa organizzazione, e forse qualsiasi organizzazione, sia un apparato pratico in cui le persone creano in modo umano opportunità per gli altri di elevarsi e svilupparsi spiritualmente nel presente. Creata da persone altamente ispirate, è attiva in tutto il mondo da quasi cento anni.
Lavoriamo l’uno per l’altro, con le nostre debolezze, paure e incapacità, ma siamo tutti sempre alla ricerca della luce, alla ricerca dell’anima, della nuova anima.
Questa è stata un’esperienza importante, soprattutto negli ultimi anni, alla quale si è aggiunta una domanda: dove nasce la spiritualità? Dove emerge lo Spirito, o più precisamente: dove sperimentiamo la presenza penetrante e trasformatrice di forze spirituali che non sono di questo mondo, ma nemmeno solo di quel mondo?
Luce e ombra
La Gnosi, questa antica religione originale, fonte importante della filosofia di questa comunità, lo dice inequivocabilmente: c’è un ordine in cui si intrecciano ombra e luce, male e bene, e c’è un ordine che ha creato tutto questo. Quindi c’è un ordine di Luce e un ordine di luce e oscurità, per così dire. Viviamo in quest’ultimo e l’aiuto per il nostro lavoro viene dal “regno che non è di questo mondo”, il regno della Luce.
Se la nostra coscienza riesce ad ascendere in questo campo, allora da lì viene la forza per il nostro cammino, per la nostra “roccia” interiore nel presente. Perché questa forza è in tutto e può essere riconosciuta in tutto; è soprattutto una “roccia” nel presente.
Il pneuma di cui parlo non è uno stato locale, ma una vibrazione, un campo al quale si partecipa in virtù del proprio stato interiore. È qui e in mezzo a noi, ne siamo penetrati. Lo abbiamo sentito oggi (durante questo simposio), questo silenzio speciale, questa forza speciale che ci circonda e che può essere sperimentata immediatamente quando siamo silenziosi.
Le onde e il grande mare
Qualche settimana fa ho avuto il piacere di sedermi su una bellissima spiaggia della Bretagna. C’era una famiglia con quattro bambini, tutti di età diverse, che giocavano. Il maggiore era molto vicino alle grandi onde e faticava a mantenersi in posizione eretta, ma riusciva a farlo. Il più piccolo provava ai piedi delle onde.
Ognuno provava al suo posto, e dietro le onde c’era il grande mare, in cui nessuno nuotava, ma di cui tutti sentivano la presenza. Ci avviciniamo al grande campo dello spirituale a modo nostro e ciascuno con la sua capacità, ma siamo costantemente circondati da esso.
Torno quindi alla domanda: dove sperimentiamo questa forza penetrante dello Spirito che porta tutto? Dove avviene l’incontro? L’incontro, correttamente pensato, è un incontro con la presenza dello spirituale nel tempo, con la presenza del “nulla”, perché sembra sconosciuto, ma è comunque “tutto”.
Il “nulla” dello Spirito
Per noi esseri umani la Luce assoluta è oscurità. È l’ignoto, l’oscurità, il “non radicato”, il “nulla”.
Ci vuole coraggio, prontezza, vigilanza e sincerità per entrarci. Qualità che sono emanazioni di un essere diretto verso la presenza del “nulla”, il completamente diverso e sconosciuto. Ma non pensiamo a questo come a un “nulla” nel senso comune. Il “nulla” dello Spirito è sostanza altamente attiva, creatrice, “oscura”, ed è immediatamente lì, e diventa “qualcosa” in noi quando è possibile, quando possiamo lasciarla entrare.
Così la descrive Meister Eckhart: Dio vuole entrare in te. È alla porta, ma devi farlo entrare. Allora questo “nulla” può diventare “tutto”. Non separazione, ma unità. Allora, come dice Meister Eckhart: “Perditi nel nulla e sarai trovato nella luce”.
Perdiamoci nella presenza dell’Altro. Oppure: attraverso la perdita di noi stessi raggiungiamo l’alto individuo spirituale che sorge in noi e ci fa conoscere il “nulla”. Una guida, un aiutante è sorto.
Ovunque le persone possono incontrarsi in questo orientamento verso il “nulla”. Nel silenzio c’è il “tutto”. Non c’è separazione, non tra anime, non tra persone, non tra movimenti e correnti. In presenza dello spirituale, per il quale ci sono vari nomi, l’individualità esiste come espressione illimitata di un unico insieme.
Questo è ciò che voglio dire: l’incontro con il Pneuma, con la Gnosi, con la scintilla, il campo di Cristo, avviene nel presente, che può essere vinto con il coraggio. Il presente può far emergere questa forza sempre di nuovo, renderla visibile, connetterci con essa. Questo UNO è l’incommensurabile oceano dell’abbondanza, in cui si entra ritmicamente e in cui si viene trasformati. Puoi essere cambiato in modo che anche tutto il resto cambi.
Verrà un tempo…
Infine, un pensiero che mi sembra adatto per uno sguardo su “Cosa vuole diventare?” Verrà un tempo in cui l’unità non sarà una massa senza contorni, ma una vibrazione portata da individui che in essa si riconoscono, completamente indipendenti da qualsiasi organizzazione, ma non senza organizzazione, e che agiscono nel presente per l’umanità in modo creativo e rinnovatore.