I Vates, il cui nome significa approssimativamente veggente e profeta, erano sacerdoti sacrificali e naturalisti che sapevano molto di piante, erbe e corpi celesti. Non erano molto diversi dai Druidi e dai Bardi.
Se un Vates aveva una professione di veggente o di indovino, doveva elevare la sua coscienza a una forma più elevata. Quando entrava in estasi, non era simile agli sciamani dei popoli artici del Nord Europa e dell’Asia. Questi sacerdoti, i Vates, erano più interessati alla volontà di Dio e cercavano di esaminarla in questo modo.
I Vates erano anche naturalisti, ma non per interesse scientifico.
Esaminavano i fenomeni del cielo per preparare offerte adeguate. I tempi più adatti per offrire sacrifici erano il novilunio o il plenilunio. Le offerte richiedevano molto lavoro preparatorio e di questo erano incaricati diversi sacerdoti. Il sacrificio era evidentemente una faccenda complicata.
Si ritiene che i Vates Gallici udissero la voce di Dio quando erano in trance e che le loro proclamazioni fossero rivestite di un linguaggio poetico.
Per i Celti, la funzione di questi Vates ispirati era incredibilmente importante.
Evidentemente, i Celti avevano una vasta classe sacerdotale che divideva le loro varie attività in più funzioni. I Vates avevano una comunità chiusa ed erano anche coinvolti nella genealogia e nel diritto, sebbene la giurisdizione ultima spettasse al re. In epoca precristiana nacque così lo stato dei giudici. I Vates si sono occupati dell’interpretazione e hanno commentato la legge. Nel lontano passato profetizzavano sui sacrifici e sui voli degli uccelli. In tempi successivi, hanno agito più come poeti e creatori di canti di scherno e di lode, avendo uno speciale effetto magico su coloro ai quali cantavano. Queste attività ricordano le attività dei Bardi.
La loro magia si estendeva anche ai fenomeni naturali: potevano abbassare o alzare il livello dell’acqua nei laghi e nei fiumi e questo imponeva naturalmente un certo rispetto.