Pitagora e la Monade
Cosa dice la scuola di pensiero pitagorica di questa piramide del grossolano e del sottile? In primo luogo, riafferma l’esistenza della monade stessa. Identifica la monade come il nucleo originale e immortale dentro di noi. La sua influenza, il suo impatto sui nostri veicoli più sottili non è statica, ma fluente tra i diversi livelli della piramide. A seconda degli attributi della monade, sorgono così diverse manifestazioni dell’io. Quando è focalizzata sul corpo, forma l'”io” fisico; quando si identifica con le emozioni forma l'”io” emotivo e, quando è associata ai pensieri, crea l'”io” mentale, la qualità del pensiero cosciente.
Ma la monade, in sostanza, non è nessuna di queste cose. È un “atomo” spirituale primordiale e sta al di sopra e al di là di tutti i diversi aspetti fisici. Pitagora identifica non solo i mondi associati ai veicoli più sottili, ma sette volte sette, o quarantanove manifestazioni spirituali. E la monade, il nucleo stesso del nostro essere, è il mattone primordiale del campo supremo, il legame con il divino.
La sua essenza fondamentale è sviluppare la coscienza divina originale, che si ottiene attraverso esperienze di vita coscienti e unificate condivise con altre monadi. Questo comporta anche un percorso di involuzione che include esperienze di vita che possono essere ottenute solo nella materia. In un punto specifico, la monade deve sperimentare il nadir della materialità, il punto vibrazionale più basso delle quarantanove manifestazioni spirituali dove la vita cosciente è ancora possibile.
Sul piano fisico più basso, le monadi hanno una coscienza minerale. Quando iniziano a muoversi verso l’alto, raggiungono una coscienza vegetale che è collegata a qualche sentimento. Le piante si allineano con l’energia, hanno un rapporto con il sole, un “desiderio” di ciò che dà la vita. Appartengono alla parte superiore del 49° piano.
Poi arriva quel livello di coscienza sperimentato dal regno animale, che include elementi come simpatia e antipatia. Gli animali, come sappiamo, hanno una consapevolezza dominata dall’istinto: sicurezza, sopravvivenza, comfort, ecc. Un gatto, ad esempio, si sposterà verso ciò che sente meglio e lontano dal disagio. Infine, abbiamo quel livello di coscienza associato all’essere umano: l’auto consapevolezza. Tuttavia la coscienza umana è attiva e limitata a una consapevolezza solo sui quattro livelli più bassi dell’esistenza. Per alcuni che hanno sperato di poter entrare nel “Nirvana” alla fine della loro vita, questo potrebbe essere un fatto difficile da digerire.
Ma cosa trasmette effettivamente l’idea di raggiungere il Nirvana? In parole povere, è lasciarsi alle spalle i campi inferiori di coscienza discussi ed entrare in un livello superiore, una coscienza al livello 46. La monade rimane sempre, solo la coscienza cambia. La vera idea di entrare nel Nirvana implica di aver completato il grande ciclo, il ciclo evolutivo, e aver raggiunto la coscienza cosmica. Alla fine, la monade ha avuto tutte le esperienze che si possono avere in questo cosmo ed è quindi in grado di costruire a sua volta un cosmo stesso in modo che altre monadi possano passare attraverso la loro evoluzione. Questo è l’insegnamento fondamentale sia di Pitagora che di Leibniz.
Pensare e sentire, conoscere ed essere
Vediamo ora brevemente come interagiscono le emozioni e i piani mentali. Se usiamo l’analogia del camminare su due gambe, sappiamo che si otterrebbero pochi progressi se provassimo a camminare su una gamba sola. Lo stesso vale per le attività della mente e del cuore; il vero progresso può venire solo quando entrambi sono impiegati allo stesso modo. Se ci concentriamo solo sull’emotivo, per esempio, esiste il pericolo di cadere nel misticismo, permettendo a noi stessi di “fluttuare via”, non avendo la mente per radicarci, e credendo che il nostro “stato senza peso” ritrovato sia quello di un raggiungimento spirituale.
Ci sono naturalmente, stati vibrazionali più elevati di emozione, ed è facile credere che questi siano stati più elevati di spiritualità. Ad esempio, i meditatori inclini alla mistica che cadono nella beatitudine di queste emozioni, possono scegliere di trascurare il ruolo della mente perché temono di perdere queste esperienze.
Ci sono anche diversi livelli di mentalità. In primo luogo, c’è il pensiero logico, la capacità di razionalizzare i nostri pensieri, in secondo luogo quello che potrebbe essere chiamato il pensiero “principio”, che è la capacità di concettualizzare dai principi. C’è anche il pensiero prospettico, e dopo questo viene il pensiero sistemico, in cui la mente può riunire tradizioni e sistemi diversi e tradurre intuitivamente i loro valori interiori. Quando abbiamo raggiunto questi quattro livelli, arriva quello che potrebbe essere definito il pensiero causale, o la capacità di comprendere la causalità di ciò che appare nel nostro mondo.
Dal punto di vista di ciò che abbiamo discusso sopra, è importante possedere la capacità mentale di applicare il pensiero “principio” come punto fondamentale. La mente acquisisce una visione dei principi e procede al pensiero prospettico. Ed è qui che ha inizio il cammino spirituale; si ottiene la capacità di calmare il tumulto emotivo che fa parte del trucco dell’uomo. Tale “superamento”, è sempre connesso con un percorso interiore, dove la mente e il cuore agiscono all’unisono; dove conoscenza ed essere si incontrano.
La monade esiste! Cerchiamo di dargli lo spazio dentro di noi per permettergli ancora una volta di guidare il nostro sistema. Ciò richiederà onestà; un’assoluta onestà e sincerità che fanno parte delle dodici virtù che dobbiamo possedere per passare allo spirituale. A queste dodici virtù si allude anche come alle dodici imprese di Eracle.
Cominciamo riconoscendo che siamo tutti nella stessa situazione, che condividiamo lo stesso desiderio che ci ha portato a stare insieme su questo unico sentiero. Abbiamo bisogno di coraggio, perché spesso ci sentiamo soli. Siate guerrieri, e superiamo insieme ciò che non è più adatto allo scopo su questo sentiero. Lasciate che il “vero” risplenda!
Questo discorso è stato tenuto in un simposio della Fondazione Rosacroce (Stiftung Rosenkreuz) dal titolo “What wants to become?” (Was will werden?). Si è svolto il 28 e 29 settembre 2019 presso il Van Rijckenborgh Conference Center di Bad Münder (Germania). La Conferenza è stata abbreviata e modificata per la pubblicazione.